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Dagli inizi agli anni '80

Gli inizi del non-profit in Ticino e in Svizzera

All'inizio del secolo, il sociale era svolto da congregazioni religiose o da persone "di buon cuore". Esso viveva della solidarietà e della generosità della gente.
Nel 1891 viene presentata la prima enciclica sociale, la "Rerum novarum", dove si afferma la centralità della persona e si fa un appello affinché lo Stato - nel rispetto del principio di sussidiarietà - si faccia carico dei più deboli. In Svizzera questo invito sarà realizzato soltanto nel 1947 con l'introduzione dell'AVS. Mentre per quanto riguarda il Ticino bisognerà attendere fino al 1960 ca. con la costituzione del Dipartimento opere sociali, ed il 1972 con il varo della legge protezione maternità ed infanzia. Pionieri nel campo della solidarietà furono i cattolici, tra cui si distingue in particolare quello che è stato il primo sindacato svizzero (Organizzazione Cristiano Sociale Ticinese), già particolarmente combattivo durante la seconda guerra mondiale. In questo periodo di grande disagio sociale, alcuni responsabili del movimento cattolico ticinese sentono arrivato il momento di costituire una vera a propria opera diocesana di carità, allo scopo di porre rimedio al dilagare della miseria, per non lasciare tutto il campo d'azione del sociale alle fiorenti iniziative laiche (Croce Rossa, Soccorso invernale Svizzero, Pro Juventute, Pro Infirmis, Pro Senectute,…) e infine per coordinare le istituzioni di carità cattoliche facendo così fronte all'invadenza della Commissione cantonale di coordinamento delle opere assistenziali (costituita nel '39).


Nascita dell'Ufficio diocesano di Caritas nel 1942

Nel gennaio 1942, Caritas diocesana apre in Via Nassa 66 a Lugano con un personale ridottissimo e volontario. Malgrado questo modesto avvio comincia ben presto un'attività notevole perché di poveri e bisognosi ve ne sono purtroppo in gran numero.
È noto come la Confederazione fino a tutto il 1942 abbia mantenuto un atteggiamento molto restrittivo nei confronti dei rifugiati; a partire dall'estate del 1943, vengono adottati dei criteri più aperti all'accoglienza degli ebrei e degli altri profughi. Si sviluppa una gara di solidarietà tra varie associazioni e partiti politici. Anche l'appena nata Caritas diocesana si impegna generosamente in questa nuova attività.
L'anno successivo nasce anche il progetto "Caritas Soccorso Italia Settentrionale". Ecco i quattro motivi espliciti per tale azione: la necessità di agire in quanto cattolici; la necessità di curare il disagio materiale e morale; il dover controbattere l'intenso lavoro del Soccorso operaio svizzero, socialista; il debito secolare di riconoscenza che il Ticino cattolico ha verso le diocesi di Como e Milano.
I responsabili di Caritas sono in costante contatto con il Cardinale di Milano Schuster in vista di un aiuto. Schuster scrisse al vescovo di Lugano Mons. Jelmini: "…qui i mezzi di trasporto quasi non esistono più… l'approvvigionamento nelle grandi città è diventato quasi irrisorio, e si prova fame, freddo, miseria, e … disperazione".
Alla fine del 1947 viene redatto un rapporto finale di tutta l'azione per il vescovo Jelmini, da cui ricaviamo che si sono soccorse in totale ben 220'346 persone (per un confronto statistico, il Ticino in questo momento conta un po' meno di 180'000 persone).


Professionalità nonostante i pochi mezzi finanziari

Con il ritorno alla normalità, per vari motivi inizia un periodo difficile per Caritas, ma soprattutto per motivi finanziari in quanto non ha più le entrate del dono svizzero. Un altro motivo è la delicata situazione politica che vede lo scoppio della guerra fredda e nel nostro cantone l'intesa tra socialisti e liberali, con i cattolici-conservatori in posizione di minoranza. Il personale di Caritas Ticino si riduce a tre, quattro persone e tra le poche entrate fisse vi è la classica colletta di Pentecoste.
Seppure i mezzi finanziari sono molto ridotti, don Cortella (direttore dal 1949 fino al 1980) inizia la sua attività con un'enorme fiducia nella Provvidenza e pur con un lavoro umile e quasi sempre nascosto comincia a dare un'impronta caratteristica alla Caritas diocesana. Sono tre le ragioni di esistenza di Caritas Ticino, Centrale Ticinese di Carità: perché i poveri ci sono; per essere presenti dove nessun'altra istituzione locale o specializzata può arrivare; per essere un continuo richiamo ai cattolici al dovere della carità.
Nonostante don Cortella avesse già intuito l'importanza di avere una struttura con competenze tecniche e professionali adeguate ai nuovi e sempre più complessi bisogni sociali, solo nel 1959 Caritas Ticino assume la sua prima assistente sociale che negli anni seguenti sarà affiancata da altre. Caritas Ticino, se pur con qualche ritardo, si appresta così a diventare un servizio sociale polivalente ed all'altezza delle situazioni di disagio. Viene aperto anche un ufficio a Bellinzona ed uno a Locarno. La sede centrale si trasferisce in via Lucchini 12 a Lugano, in un luogo più ampio.


Lo sviluppo dello Stato sociale

Nel 1959 finalmente il Cantone sente il bisogno di promuovere il settore sociale e crea il Dipartimento delle Opere Sociali (DOS), affidato subito ai socialisti.
Fondamentale è la legge sulla Protezione della maternità, infanzia ed adolescenza emanata nel '63, in quanto per la prima volta si afferma il diritto del più debole di essere assistito dalla collettività. Uno studio rileverà che la situazione è molto carente in quanto case assistenziali, istituti e collegi per fanciulli bisognosi nel Ticino sono stati creati da fondazioni o congregazioni a carattere religioso, mentre comuni e cantone sono stati totalmente assenti.
Per quanto riguarda gli anziani l'intervento dell'Ente pubblico si concretizza con il decreto legislativo per il sussidiamento della costruzione, l'ammodernamento e l'ampliamento delle Case di riposo. Sei anni dopo prende avvio l'attività dei consorzi di aiuto domiciliare.


Il Sinodo '72

Lo sviluppo dello Stato sociale costringe Caritas a ripensare alla sua specificità; il Sinodo diocesano del '72 (che durerà tre anni) sarà per questo una buona occasione di riflessione.
Per Caritas Ticino è particolarmente significativo un testo sinodale che conferma la sua centralità nell'organizzare la collaborazione tra i vari enti ed attività assistenziali in diocesi, e si chiede a tutti di aiutarla anche finanziariamente affinché possa essere dotata di adeguate strutture e mezzi.
Alla luce del Sinodo 72, il vescovo Martinoli decreta la costituzione della Commissione diocesana per le attività sociali. Uno degli obiettivi della Commissione è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica (e in particolare i cattolici) sui problemi sociali.
E' così che la consueta pagina autunnale su un quotidiano, nella quale si mostravano cifre ed aiuti eseguiti e si domandava un'offerta fu sostituita da un Bollettino di informazione pubblicato con una certa regolarità ed il cui numero zero esce nel novembre 1981. Ci si rende conto che il sostegno dei ticinesi dipende dall'immagine che essi hanno di Caritas Ticino.