26 - 27 agosto 2006
Emissione N° 610


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"IL VANGELO IN CASA"
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Il Vangelo in casa

In questa ultima domenica di agosto, in cui la Chiesa festeggia Santa Monica, la mamma di S.Agostino, una donna straordinaria la cui preghiera fu ascoltata, dando alla Chiesa un dottore del calibro del figlio, vescovo di Ippona, la seconda lettura ci propone un passo famoso e contrastato della lettera di S.Paolo agli Efesini.
Per questo passaggio della epistola dell’apostolo, fu accusato di misoginia, di essere un maschilista, di non tenere in alcun conto le donne e di relegarle in un ruolo assolutamente subalterno.
In esso infatti S.Paolo esorta le donne a sottomettersi ai loro mariti, come ad un capo. Nella cultura della pari dignità, un testo come questo ci suona strano, fuori tempo, un po’ stonato. Sarebbe vero se operassimo con un criterio letterale, cioè prelevando questo versetto dal contesto, ma questa operazione, oltre che essere scorretta dal punto di vista scientifico, non porta alcun frutto per un ascolto serio della parola di Dio.
Se invece inseriamo questo dettaglio nel giusto contesto, scopriamo che S.Paolo sta descrivendo altro, in particolare il mistero incredibile del rapporto fra Cristo e la Chiesa. I mariti poi, in un rigurgito di maschilismo potrebbero gioire di questo passaggio, pensando che finalmente le donne sono messe al loro posto, ma dovrebbero leggere con più attenzione il seguito. L’apostolo ricorda infatti che intanto la sottomissione è reciproca, comincia così il brano scelto dalla liturgia, mentre ai mariti è dato il ruolo di Gesù, che ha dato la vita per la sua chiesa. Come il marito lascerà il padre e la madre, per unirsi alla sua sposa, così Cristo ha lasciato in un certo modo il Padre, accettando la condizione umana, pur di unirsi alla sua Chiesa, così che sono una carne sola. Questo si realizza nell’Eucaristia in cui mangiando del corpo del Signore, siamo a lui uniti in un rapporto che è simile solo nell’unione sponsale.
Quello che interessa S.Paolo, allora, non è tanto il rapporto fra uomo e donna e in particolare nel matrimonio, per il quale non stupisce sia figlio del suo tempo, ma il fatto che da un evento giuridico riesca a trarre una conclusione così profonda, che semmai illumina il matrimonio stesso e gli dona spessore, collegandolo al rapporto fra Cristo e la Chiesa. Come in uno specchio dunque comunione matrimoniale e ecclesiale si rimandano a vicenda, spiegandosi e mostrandosi reciprocamente, ma il primato spetta al rapporto fra il Signore e noi sua Chiesa.
Così come l’uomo fatto a immagine di Dio nella rivelazione dell’Altissimo scopre se stesso, gli sposi, nell' approfondire la conoscenza della relazione fra Cristo e la sua Chiesa ritrovano la profondità del loro mistero nuziale.