[ 1.
Chiesa e mass-media ] [ 2. Verso un marketing del sociale ] [ 3.
Comunicare l'invisibile ] [ 4.
Solidarietà e inganno ]
[ 5.
I soldi dei poveri per fare informazzione ] [ 6.
La testata informativa "Caritas Insieme" ] [ Un
pò di storia ]
Gli anni ottanta sono segnati da importanti cambiamenti di ordine metodologico che hanno aperto una nuova era di Caritas Ticino. Anche nel campo socio-caritativo si è dovuto prendere coscienza che è finita l'epoca della credibilità data per scontata e si è entrati in quella in cui bisogna costantemente convincere la gente, attraverso i mezzi di comunicazione, che quello che si è e si fa è una cosa meritevole di essere sostenuta. Si tratta di vendere idee e solidarietà anziché prodotti commerciali, ma se Caritas Ticino non lo facesse fallirebbe alla stessa stregua di una ditta commerciale. L'immagine non vive a lungo di rendita, quindi è richiesto un lavoro professionale e costante in questo senso. In particolare per Caritas Ticino si è trattato di passare da l'immagine stereotipata legata alla raccolta di vestiti o pacchi per i poveri a quella di organismo che si occupa dell'accoglienza di stranieri e infine a quella di organizzazione che si occupa delle nuove povertà ed in particolare dei disoccupati più ai margini.
In una società tecnologica basata sulla comunicazione non si può
pretendere di raggiungere in modo significativo migliaia di persone senza sottostare
a regole precise, dettate dalle tecniche della comunicazione di massa.
Un esempio significativo è l'azione denominata "Vrapce: una casa
e un padrinato", in sostegno alle donne violentate nei campi della Bosnia.
In questa occasione Caritas Ticino ha raccolto la straordinaria somma di 350'000.-
franchi coi quali comprò due case d'accoglienza. Ecco i fattori che hanno
giocato in questo successo:
1. Il messaggio fu presentato dalla televisione in modo lineare, semplice e
coinvolgente. Questo fece scattare un forte coinvolgimento emotivo.
2. Momenti di preghiera promossi dal Vescovo hanno favorito un coinvolgimento
più profondo ed ha dato origine all'azione di Caritas Ticino
3. La proposta di aiuto presentata da Caritas Ticino oltre che essere semplice
era anche credibile. Infatti due anni di attività, ampiamente pubblicizzati,
a favore delle vittime della guerra in ex Jugoslavia, con l'invio di sessanta
camion con 600 tonnellate di aiuti dal Ticino a fine '92, hanno preparato il
terreno all'azione "Vrapce".
4. Il massimo dei consensi si ha avuto quando la televisione ha mostrato le
immagini dell'inaugurazione della prima casa a Zagabria, solo qualche mese dopo
aver lanciato l'azione. Di fronte a un dramma di grande portata ed un sentimento
di impotenza, una proposta che permetta in qualche modo di sentirsi utili in
brevissimo tempo raccoglie l'adesione di tutti.
5. Per l'apertura della seconda casa d'accoglienza Caritas Ticino ha organizzato
un viaggio a Zagabria con dieci giornalisti di tutta la svizzera ottenendo così
nuovi spazi alla televisione con una copertura mai vista prima.
Ricreare le condizioni favorevoli al successo di un'azione è difficile.
Le regole generali della comunicazione garantiscono solo l'impostazione corretta
di partenza - oggi condizione irrinunciabile - ma i risultati ottenibili sono
determinati anche da molti altri fattori completamente indipendenti da questa.
Va precisato che si può realizzare un tipo di comunicazione con mezzi
competitivi e professionali ma con costi bassissimi se si dispone di una certa
infrastruttura tecnica adeguata, di amici e volontari professionisti nella comunicazione,
e di una dose sufficiente di idealismo e di determinazione.
Senza che nessuno se ne rendesse conto, nel 1980 a Caritas Ticino si innestava
un lento ma inesorabile processo di rimessa in discussione radicale del modello
di intervento - che i servizi sociali avevano concepito fino allora come intervento
individualizzato - e si sono messe le basi per un intervento di "rete"
vicino all'idea di sviluppo comunitario.
Questo cambiamento non era frutto di un'analisi e di una scelta metodologica
approfondita ma il risultato di due fatti particolari: 1. migliaia di profughi
indocinesi giunsero in Svizzera e richiedevano una infrastruttura imponente
di cui le organizzazioni umanitarie non disponevano. 2. la sensibilizzazione
a tappeto svolta soprattutto dai media elettronici (TV in prima fila) di questo
drammatico esodo.
Queste condizioni hanno fatto sì che in Ticino sorgessero duecento volontari
per affiancare il lavoro dei professionisti. Questi volontari diedero molto
tempo alle famiglie dei profughi garantendo loro ascolto e sostegno diretto,
correggendo e prevenendo attitudini che altrimenti avrebbero portato alle conseguenze
rovinose verificatesi in altre situazioni analoghe.
Solo a posteriori ci si è resi conto della valenza metodologica di questa
esperienza: una persona in difficoltà non ha bisogno di un palliativo
dell'accoglienza della propria comunità - ricreato artificialmente in
un ufficio da un assistente sociale - ma prima di tutto di essere accolta là
dove vive, da quelle reti primarie fondamentali che dovrebbero circondarla:
famiglia, amici, vicini di casa.
Parallelamente al livello di benessere, in Ticino si è sviluppato un
sistema di protezione e di assistenza sociale sempre più sofisticato
che ha portato Caritas ad assumere una casistica sempre più grave e complessa.
I servizi di Caritas Ticino sono sempre più spesso l'ultima spiaggia
per persone che hanno già bussato a molte porte. Questa fase importante
ha permesso di arrivare a comprendere meglio quel criterio che è diventato
fondamentale ultimamente nel ripensare tutti i servizi di Caritas: non si devono
sviluppare servizi che siano il doppione di altre strutture statali o private,
ma solo forme di intervento che rispondano a un criterio di "specificità"
della Chiesa. La scelta dei più diseredati e la protezione della vita
dal suo concepimento alla morte, sono alcuni criteri specifici degli interventi
della Chiesa, che hanno determinato l'operatività di Caritas Ticino.
Anche il ruolo di supplenza in situazioni di bisogno non coperte da nessuno
è importante ma va considerato come transitorio e Caritas dovrà
mettere in atto tutto ciò che può sollecitare il futuro intervento
di coloro a cui questo dovrebbe competere.
Legata al ruolo di supplenza è la funzione di proporre strade nuove o
strade che nessuno vuol percorrere. Questo ruolo propositivo non va sottovalutato
perché fa parte della tradizione della Chiesa.
Questi ultimi due punti contribuiscono a far capire l'importanza di un impegno
da parte di Caritas Ticino nella diffusione, con l'aiuto dei mezzi di comunicazione
di massa, di una cultura della solidarietà. Infatti per diffondere un
modello d'intervento "a rete" e persuadere le persone che si tratta
di una modalità umanamente vincente è necessario raggiungere un
pubblico il più vasto possibile. La testata informativa CARITAS INSIEME
vuole dialogare con tutti e soprattutto con chi desidera costruire una società
più umana e solidale, capace di accogliere chi ha dei problemi e spesso
è solo ad affrontarli. Se oggi si vuole raggiungere e dialogare con tutti,
è di vitale importante entrare nel mondo e nella cultura della comunicazione
di massa.