Progetto
Sigrid Undset. Per una reale parità nella vita professionale
Consultorio
may day
C’è l’industria del sesso perché c’è una domanda. Questo ci
indica
la necessità di un potenziamento nel lavoro di educazione, con i ragazzi di
oggi, affinché un domani, ci siano meno clienti che si rivolgono
a queste donne
Il consultorio May Day, è nato per rispondere alle difficoltà, spesso molto
grandi, di quelle persone, soprattutto donne, che hanno uno statuto precario.
L’ufficio Federale per l’Uguaglianza ha elaborato un dépliant con l’indicazione
dei servizi e la spiegazione dei diritti e doveri delle persone che ottengono
un permesso L per esercitare la professione di ballerine di cabaret. Tramite
questo dépliant e soprattutto tramite il passaparola le donne che lavorano nei
night club vengono a conoscenza del consultorio May Day.
Pelin Kandemir, è la responsabile di May Day, l’abbiamo incontrata per saperne
di più. A lei la parola.
Noi abbiamo a che fare, con persone che sono qui in maniera precaria, che sono qui legalmente, semi-legalmente o addirittura illegalmente. Sono donne che hanno difficoltà di accesso ai servizi socio sanitari per la non conoscenza del territorio o per una questione di diffidenza. A loro viene più facile rivolgersi a un’antenna come la nostra che è molto informale.
Rivolgendosi a May Day le donne vengono aiutate a mettere a fuoco i loro problemi e accompagnate verso quei servizi che possono offrire un aiuto. Recentemente a Mendrisio c’è stato un convegno sulla problematica delle donne che lavorano nell’industria del sesso. Cosa è emerso? Ci sono indicazioni?
Questo
seminario ha confermato la grossa problematica legata a questo mondo. E’ stata
la prima occasione di confrontarsi su questi problemi, di vedere che tipo di
sostegno possiamo fornire e che cosa dobbiamo fare affinché le donne abbiano
determinati appoggi e diritti nell’ambito dell’accesso ai servizi. Le difficoltà
sono quelle che già conoscevamo in parte, dall’ambiente di lavoro, alle problematiche
sanitarie, a tutta la questione di sfruttamento. Un altro tema che si è trattato
è quello dei clienti. C’è l’industria del sesso perché c’è una domanda. Questo
ci indica la necessità di un potenziamento nel lavoro di educazione con i ragazzi
di oggi, affinché, un domani ci siano meno clienti che si rivolgono a queste
donne. E’ una delle indicazioni. L’altra è di continuare a riflettere su questo
tema e di ampliare una rete di collaborazione affinché anche questa fascia della
popolazione che è nascosta, che è vista male, che ha grosse difficoltà, possa
avere accesso e diritto ad un sostegno.
A proposito dei clienti?
La
questione del cliente sembra una cosa scontata, nessuno pensa in realtà a questo.
Purtroppo noi abbiamo una grande richiesta, altrimenti non vedo perché le donne
dovrebbero arrivare, non vedo perché qualcuno dovrebbe portarle qui. I tipi
di clienti che io ho incontrato per altre vie, per esempio quando accompagnavano
qui le donne, sono diversi. Sono a volte uomini di 40/50 anni che hanno o hanno
avuto delle storie difficili di relazione. Sono uomini con delle delusioni alle
spalle. A volte alcuni di questi diventano anche amici delle prostitute, instaurano
un rapporto particolare dove nasce una confidenza, dove si cerca un rapporto
"di copertine/coppia".
Per una ragazza che vuole uscire dalla prostituzione che possibilità ci sono?
Le
possibilità in Svizzera sono abbastanza poche. Questo è emerso anche nel seminario
di Mendrisio. Sono praticamente nulle in quanto chi è qui nell’ambito della
prostituzione quasi sempre è qui in maniera illegale. Certo uno ha il visto
come turista ma dal momento che esercita un’attività lucrativa entra nell’illegalità.
L’unica soluzione che alcune di loro trovano è quella del matrimonio con una
persona di cittadinanza svizzera o con una persona domiciliata in Svizzera,
non sempre con prospettive positive.
Abbiamo seguito dei casi, piuttosto gravi, di donne che hanno deciso di rientrare
al loro Paese e abbiamo collaborato con i Consolati o le Ambasciate. In alcuni
Paesi, non esistono strutture alle quali quando ritornano, le donne possono
fare riferimento, quindi spesso si tratta di un ritorno in famiglia magari accompagnate
dall’Ambasciata finché arriva nel paese d’origine, però quello che succede dopo
è tutto un punto di domanda.
Oltre alla consulenza le donne cercano anche un appoggio?
Sì,
diciamo che a volte cercano una "sorella" con cui parlare, raccontare,
chiedere, ridere, comunicare una cosa, soprattutto chi arriva dai Paesi del
Sud America. Succede spesso che telefonano per cose che noi magari consideriamo
una stupidaggine, vogliono raccontarci che si sono comprate un paio di scarpe
nuove. C’è un bisogno di raccontare, di comunicare con qualcun altro, perché
nella situazione in cui vivono non hanno una rete su cui contare.
Le donne che arrivano dai Paesi dell’Est, invece, arrivano sempre per un problema
mirato: sono stata in ospedale, c’è la cassa malati, come funziona...
IL
CONSULTORIO MAY DAY
si trova in Via Zurigo 17 a Lugano
T el. 923.18.64.
È aperto il lunedi-martedì-giovedì
dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 17