21 Tesi per disegnare una Caritas diversa
Estratti da "Ci ha amati per primo" di Paul Josef Cordes



Se nell’agire caritativo il carattere di segno venisse trascurato o venisse del tutto meno, la caritas perderebbe una sua dimensione essenziale. L’attività caritativa diventerebbe allora identica a quella della «Croce Rossa» o all’impegno di qualsiasi organizzazione non governativa, essa perderebbe le proprie radici cristiane


Il fossato fra nord e sud non è solo un fatto di costume, ma un modo diverso di guardare alla persona e al suo bene. Ci ha amati per primo, il libro di Mons. Cordes, responsabile del pontificio consiglio Cor Unum meritava un approfondimento, nel dossier che riguarda i rapporti fra Caritas Ticino e la nostra omologa svizzera.

Quando lo abiamo scopertine/coperto, infatti, siamo rimasti stupefatti di quanto coincidessero con l’analisi del vescovo tedesco le considerazioni evidetnemente meno sistematiche che percorrevano e animano tuttora il nostro lavoro quotidiano. Vi proponiamo di incontrare qualcuna delle tesi del testo di mons. Cordes, nel breve estratto che può contenere la nostra rivista. Lo sguardo è evidentemente ampio e artticolato, ma fra le righe si legge chiaramente il nostro vissuto di ogni giorno e quanto ci distingue da uno stile di lavoro e da una concezione dell’uomo come quella di Caritas Svizzera.


Un libro per rispondere ad un’evidenza

Pagina 11 Tesi 1: La disponibilità ad aiutare è sulla bocca di tutti e spesso trova anche delle testimonianze impressionanti. Purtroppo non di rado gli impegni pubblici sono parole vuote. Ecco perché uno sguardo realistico spinge a cercare e raccogliere nuovamente degli argomenti per agire in conformità all’amore per il prossimo.

I toni elevati di un umanesimo elevato non possono oggi in nessun modo essere passati sotto silenzio. Su di essi occorre insistere. Essi vanno contrapposti, come appelli e messaggi, ai fatti e agli eventi tristi. Difatti essi non sfondano affatto delle porte aperte. Preoccupandosi per chi è tribolato, si incappa piuttosto in una strana contraddizione: una cosa

è affermare degli ideali umanitari nei sentimenti del singolo e dell’opinione pubblica, altra cosa sono però la giustizia sociale e l’agire concreto per il bene del prossimo.


Carità non è risposta semplice ad un bisogno

Pagina 19 La domanda dell’Altro - la comunione - scaturisce in un essere a cui non manca nulla, o, meglio, scaturisce al di là di tutto ciò che gli manca o da cui può essere saziato. Nella domanda l’Io è sostenuto dall’Altro, così che compromette la sovrana identificazione dell’Io con se stesso (...)

L’operoso interesse per l’Altro ha indiscutibilmente a che fare con la problematica di Dio; chi la mettesse tra parentesi, finirebbe per ridurre, anzi, per falsificare la visione cristiana della dedizione all’uomo.


La Carità è la forma più piena della realizzazione umana, l’unico modo di essere pienamente se stessi

Pagina 23 Tesi 3: ... il papa Giovanni Paolo II, richiamandosi alla costituzione pastorale del Vaticano II, insegna che l’uomo può " ritrovarsi pienamente " solo nel " dono sincero di se stesso ".

La citazione ha un suo peso nel nostro contesto perché in essa, non per mezzo della descrizione della natura umana, ma comunque facendo riferimento a quell’imperativo che è stato dato all’uomo " in precedenza ", viene formulata la condizione centrale per la realizzazione di un’umanità piena: l’uomo può " trovarsi pienamente " solo nel " dono sincero di se stesso ".

Pagina 24: Anche nel suo celebre libro Varcare le soglie della speranza, il papa richiama questa frase. Si volge contro quella concezione che degrada la persona umana a oggetto di consumo; l’amore per l’uomo esclude questo comportamento ed esige l’affermazione della persona per il semplice fatto che è una persona. Ciò deriva già dalla similìtudine tra l’amore intratrinitario e l’amore tra gli esseri umani. Poi prosegue: " Questa similitudine manifesta che l’uomo, il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa, non possa ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé " (n. 30).


La Carità non è una teoria

Pagina 27 Tesi 4: La parabola del Samaritano misericordioso costituisce non da ultimo un richiamo al fatto che l’aiuto alprossimo non può essere affrontato teoricamente, ma è da mettere in atto.

L’opera dell’amore del prossimo non ha come radice la riflessione e una teoria accuratamente elaborata; anche se queste possono essere importanti per la comprensione e l’ordinata impostazione di ogni agire, non sono all’origine di un’iniziativa. Esse si inseriscono in seguito, quando il soggetto osserva la propria reazione spontanea. L’agire ha quindi la precedenza temporale e sostanziale sulla trattazione teorica.


La Carità cristiana è una questione di fede al cui centro sta Cristo Risorto

Pagina 30 Tesi 5: I membri della Chiesa possono cogliere il significato della parola caritas solo nell’orizzonte della fede. L’apostolo delle genti la spiega prevalentemente come la forza che edifica il corpo di Cristo e lo tiene insieme. Per l’evangelista Giovanni essa si radica nella relazione reciproca delle persone trinitarie e apre in Cristo la via verso il Padre.

Il salto intellettuale, richiesto ai contemporanei da un cambiamento di pensiero nell’orizzonte della fede, è vertiginoso. Il mondo della Scrittura contrasta con la mentalità di oggi molto più fortemente della filosofia: con i concetti oggi più diffusi nella società, con le modalità argomentative esistenti in forma pregiudiziale e i meccanismi stereotipi di condotta, ma soprattutto con una incapacità pressoché totale di pensare una qualche realtà non empirica. Tuttavia i membri della Chiesa possono pienamente comprendere e spiegare la caritas solo nell’orizzonte della fede. Il cristiano sprofonda nella palude dell’arbitrarietà se non cerca nella Sacra Scrittura un fondamento sicuro per la sua dedizione alle persone sofferenti. Egli lo farà anche se in questo modo utilizzerà argomenti correnti che spesso suonano stantii. Deve essere disposto a diventare ripetitivo perché, diversamente, idee essenziali andrebbero perdute. Difatti ciò che viene taciuto a lungo viene dimenticato e si volatilizza.

Pagina 49 Tesi 8: L’ebraismo accompagna sulla via che porta alla retta interpretazione del duplice comandamento. Ma solo Gesù Cristo permette di comprendere pienamente il suo significato. Solo a partire da lui esso non si riduce a puro impegno umanitario; solo la sua persona gli garantisce la fonte possibilitante dell’amore di Dio.


La Carità non si confonde, né con la filosofia greca, né con le religioni orientali oggi di moda

Pagina 42 Tesi 7: La ripercussione del comandamento dell’Amore nella società odierna stimola il cristiano. Egli si vede anche nella necessità di salvaguardarlo da interpretazioni errate o annacquamenti. La filantropia secolare e le religioni non bibliche, come il buddismo o l’induismo, non ne colgono il senso più autentico.

Pagina 43: L’ethos dell’antichità voleva che la convivenza umana fosse ordinata secondo l’ideale della giustizia. Gli antichi conoscevano certamente l’atteggiamento e l’azione della misericordia - eleos; ma essa veniva intesa come commozione interiore, non come disposizione per il cittadino umanamente maturo. L’etica stoica di conseguenza annoverava la compassione tra le malattie dei sensi, contro cui occorreva agire. Anche il filosofo Immanuel Kant la rifiuta come impulso all’agire. Friedrich Nietzsche poi la considera patologica. Il prendersi cura dei poveri e dei miserabili era una cosa estranea per i Greci e per i Romani, padri della cultura umanitaria nel cosiddetto primo mondo. Le persone bisognose non stanno affatto sotto la particolare protezione degli dei. Il dio supremo dell’Ellade, Zeus, è chiamato "amico degli stranieri", ma mai "amico dei poveri". L’assistenza statale agli invalidi era sconosciuta. Chi fa qualcosa di buono per gli altri svolge un servizio per la comunità, ma non per chi vive di stenti; garantisce infatti l’ordine pubblico. Le distribuzioni di cereali garantiscono celebrità e grande fama; esse si rivolgono ai cittadini, ma non agli affamati. Nelle loro battaglie sociali le masse ribelli non si sono mai appellate agli dei. Contro le apparenze si deve dunque constatare che il comandamento dell’amore non è il frutto di una filantropia secolare; esso è cresciuto sul terreno biblico.


La Carità messa a rischio dalla Riforma, preludio alla modernità e dal riduzionismo ad efficienza sociale dipendente dallo Stato

Pagina 53 Tesi 9: La prima parte dell’insegnamento di Gesù -amare Dio e il prossimo-, deve essere ripresa proprio in riferimento alla professionalizzazione della caritas e alla moderna confusione circa l’immagine di Dio. Questo compito rischia di venir meno se l’amore di Dio è superato nell’atto di fede (Lutero). Esso è destinato alfallimento se si dissolve la realtà di un Dio personale nella relazione tra uomini (rappresentanti della " teologia dopo la morte di Dio ").

In confronto con gli insegnamenti biblici, il comandamento dell’amore di Dio si è visibilmente oscurato. Le ragioni sono molte. La collaborazione con le istituzioni statali e sociali di coloro che sono impegnati in attività caritative è un elemento decisivo; essa condiziona necessariamente l’attenzione e il pensiero. L’azione caritativa pervade oggi visibilmente tutti gli ambiti e gli strati della società. In molti paesi essa si intreccia con il diritto civile, i doveri sociali e la responsabilità pubblica. Dalla scuola materna fino alle case di riposo per anziani la vita della persona è accompagnata da forme organizzate di previdenza sociale. In tal modo la caritas è cresciuta sino a divenire un’impressionante società di servizi.

Pagina 54: L’attività della caritas non è oggi pensabile senza un alto grado di professionalità. L’impegno di denaro pubblico la spinge a perfezionare le proprie iniziative sul piano tecnico. Ciò riguarda l’istituzione e la consistenza di tutte le opere caritative; del resto i contratti dì lavoro e i piani attuativi, anzi, la stessa concessione di sovvenzioni e la necessità di rendere conto del loro uso esigono la correttezza amministrativa. Tutto ciò non è in nessun modo da deplorare, dal momento che, anzi, aumenta le possibilità di un aiuto efficace. Anche il crescente controllo da parte degli enti pubblici ha delle ripercussioni positive. Errori e passi falsi devono essere evitati in ogni caso, affinché non se ne ricevano danni di immagine o non si creino motivi di diffidenza. Alla fine anche per i cristiani è decisivo che il bene sia fatto, che chi ha bisogno non resti solo, che si faccia fronte alla miseria in tutte le sue forme.

D’altra parte professionalità significa anche oggettivizzazione dell’impegno e questa, a sua volta, può avere come conseguenza uno spostamento della motivazione di una parte del personale interessato. Quando conta il fare in quanto tale, non è più prioritario che questo fare possa avere un significato più profondo. Il carattere di segno dell’aiuto passa in secondo piano o diventa invisibile. Tuttavia se nell’agire caritativo il carattere di segno venisse trascurato o venisse del tutto meno, la caritas perderebbe una sua dimensione essenziale. L’attività caritativa diventerebbe allora identica a quella della

"Croce Rossa" o all’impegno di qualsiasi organizzazione non governativa (Non Governamental Organisation); essa perderebbe le proprie radici cristiane.

Pagina 58: La concezione di Lutero separa inoltre la fede dall’amore e, quindi, la dedizione a Dio dalla dedizione all’uomo, sebbene il Nuovo Testamento proponga in continuazione il "Padre nei cieli" come modello dell’amore per il prossimo e, quindi, come fonte dell’amore. La prospettiva di Lutero nega infine - come si è già osservato altrove - il riflesso dì Dio nella realtà secolare e consegna la scienza, la politica e la natura alle forze che se ne impadroniscono. L’impegno umano per la creazione si isola da ogni ispirazione di fede. La spiritualità e l’etica si dividono, prendendo strade diverse. E’ significativo che l’ambito politico resti consegnato a se stesso e la forma che esso assume appaia neutra rispetto alla salvezza. Ma quel che è più significativo per il nostro contesto è che l’inversione tra fede e amore nell’ambito della storia dello spirito spalanca le porte alla secolarizzazione, nelle sue conseguenze positive, ma anche in quelle negative. Né si può fare a meno di rilevare il danno: vien meno la paterna collaborazione di Dio nell’azione umana; la sua vicinanza anche nella quotidianità - quella che si esprime nella vita e nelle parole di Gesù - sparisce dalla coscienza. L’ellissi del duplice comandamento si riduce a un cerchio il cui punto centrale è l’uomo lasciato solo con se stesso.


Non è tutto oro ciò che luccica

Pagina 64: Oggi si assiste indubbiamente alla nascita di imponenti opere e istituzioni benefiche. Tuttavia, anche se rami e foglie prosperano splendidamente, non necessariamente l’albero porta dei frutti che hanno valore agli occhi di Dio. Esso può anche destare l’attenzione dei passanti e spingerli a complimentarsi: quando entra in Gerusalemme, il Signore non si lascia impressionare dal verde rigoglioso dell’albero di fico; lo maledice perché non ha trovato in esso alcun frutto . L’inevitabile e imprescindibile incrociarsi delle due parti del duplice comandamento ci interroga proprio oggi: dal momento che l’amore di Dio è irrinunciabile, può essere dato per scontato nei cristiani? L’apostolo dell’amore del prossimo non deve forse mirare necessariamente ad un approfondimento dell’amore di Dio? La grande sensibilità per chi soffre ed è nel bisogno - che è una caratteristica del nostro tempo - non potrebbe eventualmente divenire un’occasione di apostolato, che infonderebbe poi anche nuova vitalità alla caritas?


La Carità fin dalle origini del cristianesimo

Pagina 70 Tesi 11: La comunità cristiana delle origini fa sua l’eredità del Signore, mettendosi ad aiutare i bisognosi. Essa concretizza questo servizio - come è documentato da molti testi postbiblici - soprattutto di fronte ai poveri, alle vedove e agli orfani, ai prigionieri.

Pagina 77 Tesi 12: Modello per la condotta umana non può essere l’antichità spesso definita " nobile ". Solo i cristiani nella loro opera caritativa superano le barriere sociali e religiose. Essi praticano e annunciano la salvezza proveniente da Dio difironte e a favore di tutti gli uomini.

La preoccupazione per l’altro bisognoso era quasi del tutto estranea alla società tardoantica. Per questo i pagani dovevano meravigliarsi di quella cerchia di uomini che si aiutavano gli uni gli altri, erano capaci di condivisione e di sostenersi vicendevolmente. Il mondo in cui i primi cristiani si trovavano a viver e regolava la propria esistenza secondo altre norme. Seneca (t 65), il grande filosofo e umanista, aveva

descritto la giusta reazione a ogni forma di miseria in questi termini:

Il saggio si guarderà dal lasciarsi sconvolgere dal destino di chi è infelice, la sua anima deve restare impassibile ai dolori che egli vuole mitigare: la compassione è una debolezza, una malattia 19.

Per questo uno storico - in forma un po’ accentuata -

è arrivato a concludere: " Il mondo prima di Crìsto era un mondo senza amore".


La Carità pubblicamente asunta da una chiesa pubblicamente riconosciuta

Pagina 88 Tesi 14: Con la svolta costantiniana i vescovi dell’Impero Romano si fecero sempre più carico anche di compiti sociali. Su di loro ricadde anche la lotta contro la miseria, che fino ad allora era stata lasciata ai notabili delle città e che nei grandi centri abitati era drammatica.

L’attività caritativa della Chiesa venne anzitutto stimolata e promossa dalla situazione concreta degli uomini di quel tempo. Dovunque regnava il bisogno. Fame ed epidemie mietevano vittime, il vandalismo delle tribù di predoni e il peso di un fisco opprimente per le classi sociali più basse producevano i loro effetti.


La Carità della Chiesa nell’abbraccio con lo Stato: una sfida benefica e mortale

Pagina 99 Tesi 15: La Chiesa, nel momento in cui raccoglie la sfida della povertà, della miseria e dell’ingiustizia, non può rinunciare alla cooperazione con lo Stato e la società. Indubbiamente, come insegnano innumerevoli esempi, l’" abbraccio "

dei mezzi secolari costituisce una minaccia per la libertà della Chiesa e per la sua credibilità, talvolta fino alla perdita di quest’ultima. La Chiesa, però, può opporre resistenza alle trappole di questi allettamenti continuando a fare di Cristo il criterio sempre nuovo della propria missione.

Tuttavia la Chiesa non può proclamare o intraprendere la " marcia verso il ghetto ". Essa, secondo le parole del Signore, ha il suo luogo " nel mondo " (cfr. Gv 17,11-19). Di conseguenza l’alternativa all’abbraccio del mondo non può consistere nella fuga manichea.


La Carità non ha paura di "sporcarsi le mani"

Pagina 139 Tesi 19: Il compito salvifico della Chiesa include la lotta contro le " strutture di peccato", ha dunque una rilevanza politico-sociale. Nel corso dei secoli il Vangelo dimostra la forza della sua efficacia umana.

(...) Con il suo impegno la Chiesa si interessa quindi dell’uomo e della sua dignità, delle " strutture " in cui l’uomo vive. Come queste possono operare contro la sua salvezza, così possono anche facilitarla. I cristiani devono quindi mettere in atto delle iniziative che si oppongano all’assenza di salvezza; realizzare nuovi ordinamenti che rendano miglìore anche l’ambiente in cui l’uOmo vive. Il fatto che il cristianesimo sia imperniato sul principio dell’Incarnazione non è senza conseguenze: esso ricorda il necessario radicamento di Cristo nel luogo e nelle circostanze della sua nascita e della sua esistenza terrena; la chiamata di Dio alla salvezza rispetta, lungo tutta la storia, la concreta situazione di vita di ogni persona umana, a essa mantiene il riferimento e deve continuare a stabilire un legame. con essa. Per questa ragione la prima evangelizzazione della giovane Chiesa era caratterizzata dal rapporto con le strutture del giudaismo, della sinagoga, e, in seguito, dalla cultura della " Magna Grecia ". Gli ordini mendicanti di san Francesco e di san Domenico trovarono uno stimolo nei movimenti pauperistici del Medioevo; essi tentarono una risposta sociale e pastorale. Anche ai nostri giorni un contemporaneo attento può osservare che l’agire di Dio per la salvezza dell’uomo si mescola con gli avvenimenti sociali e politici: l’impulso alla creazione dell’Unione Europea e a una nuova forma di convivenza di questo continente, nella pace e nella libertà, è venuto dall’ispirazione cristiana.


La Carità è feconda nei Nuovi Movimenti Eclesiali che al centro della CArità pongono l’annuncio di Gesù Risorto

Pagina 147 Tesi 21: L’amore concreto per il prossimo ha valore in se stesso. Tuttavia, esercitato dai credenti, esso può lasciare trasparire Dio, datore di ogni bene. Esso allora non porta solo qualcosa di temporale, ma anche la salvezza eterna. I nuovi movimenti spirituali annunciano la fecondità di tale caritas.

La Chiesa è chiamata alla " nuova evangelizzazone ". Nel magistero e nella predicazione di papa Giovanni Paolo Il questo è divenuto un termine chiave, analogamente a quel che era successo con la parola " aggiornamento " per Giovanni XXIII e con l’espressione " civiltà dell’amore " per Paolo VI. " Evangelizzazione " indica il compito su cui si decide il futuro della Chiesa. Per capirlo basta misurare il livello religioso della nostra società. Guardiamo, per esempio, all’Europa centrale e, in particolare, alla Germania, dove ormai esistono 15 milioni di non battezzati e dove il numero dei " lontani " cresce in continuazione.

D’altra parte in tutto il mondo non mancano segni di speranza! £ come se Dio avesse già saputo della situazione dolorosa della sua Chiesa. Infatti fin dalla metà di questo secolo egli ha spinto uomini e donne a ridestare nella nostra Chiesa nuovo entusiasmo per l’evangelizzazione. E lo ha fatto donando loro la grazia di parlare di Gesù Cristo in modo affascinato e affascinante; di accendere gli animi alla sequela di Cristo; di riscopertine/coprire in Gesù di Nazaret - così come lo annuncia la Chiesa - il punto di riferimento di tutta la storia e la sorgente della realizzazione personale"’.

E la loro fede si incarna nelle opere dell’amore per il prossimo. Nascono così nuove iniziative di impegno sociale. L’impulso dell’evangelizzazione, che sostiene questi movimenti, conferisce alle nuove iniziative uno spirito specifico - appunto quello della compenetratio tra cose terrene e celesti, di cui parla la costituzione pastorale (gaudium et spes).

Pagina 147: In questo consiste dunque il capolavoro della caritas ecclesiale, nel sapere comporre apostolato e azione sociale. Il concilio Vaticano II parla di una "compenetrazione di città terrena e città celeste" (compenetratio) e della Chiesa afferma che essa, "con i singoli suoi membri e con tutta intera la sua comunità", può "contribuire molto a rendere più umana la famiglia degli uomini".