Gen
Rosso "STREETLIGHT"
Musical
in Ticino
Di Cristina Vonzun
La diocesi, ed in particolare i giovani, attendono con
ansia l’arrivo del nuovo capolavoro del Gen Rosso. Il gruppo internazionale,
vicino all’esperienza del movimento dei focolari, sarà infatti a Bellinzona
il prossimo 29 settembre e metterà in scena al Palabasket il suo nuovo spettacolo:
Streetlight, da un fatto accaduto nella 79. strada.
Si tratta del ritorno del Gen Rosso al genere del musical, dopo almeno 20 anni di attività prettamente concertistica. L’idea nasce dal voler comunicare una testimonianza di vita, la storia vera di Charles Moates, un ragazzo afro-americano di Chicago, vissuto verso la fine degli anni ’60. La sua vita era stata un simbolo per quanti lo avevano conosciuto, soprattutto giovani. Charles insieme all’amico Jordan, vive alla Fossa - the Hole - quartiere fortemente a rischio di Chicago. Jordan fa parte di una band locale, "la Gang", che si è imposta su tutti nel controllo del quartiere ed è immensamente innamorato di Lisa, sorella di Trey, il capo della Gang.
Trey e i suoi compagni - Kevin, Goose e Zack - sono in perenne lotta con un’altra banda, i "Devil G" che, durante un’incursione improvvisa, seguita da una sparatoria, colpiscono Lisa. L’uccisione della ragazza scatena la vendetta della Gang ed in questa vicenda, che avrà risvolti inaspettati sui protagonisti, Charles, con la sua scelta della non-violenza, segnerà il suo destino.
Charles Moates suona nella Streetlight band, un gruppo di sei ragazzi che impegnano le loro forze per la costruzione di un mondo unito nei luoghi più vari dove la loro vita è radicata. La sera si ritrovano spesso in uno scantinato per fare le prove di un concerto che terranno in città. Gli amici di Charles raccontano che "lasciare una scia incancellabile con la propria vita era il suo sogno, non come eroe solitario ma espressione di un nuovo popolo, quello del movimento che aveva incontrato". Jordan, attraverso la testimonianza di Charles e dei suoi amici, arriverà passo dopo passo, a scopertine/coprire nuovi orizzonti, impensati per la sua vita.
Questa in breve, la storia che ci accingeremo a vedere e ascoltare, nella musica, nelle luci e nelle canzoni del 29 settembre.
Per introdurci all’evento vale la pena far conoscenza con il fenomeno Gen Rosso. Occorre risalire alla fine degli anni ’60 in una piccola località delle colline toscane, vicino a Firenze, chiamata Loppiano: la prima "cittadella" del Movimento dei Focolari, nella quale vivono circa 800 abitanti provenienti da 70 paesi del mondo. In questo clima c’era qualcuno che si occupava di canti e balli di accoglienza. A questi giovani, un giorno, Chiara Lubich ha regalato una chitarra e una batteria rossa, dalla quale ha preso il nome il gruppo. Da allora ad oggi è stato un susseguirsi di giovani di tutti i paesi che hanno composto la band, fino all’attuale complesso.
Ma quali sono le caratteristiche che fanno il Gen Rosso un fenomeno originale nell’intricata foresta della musica leggera? Prima di tutto il suo messaggio, la sua idea forza: contribuire attraverso la musica a diffondere la mentalità di un mondo più unito, più solidale, più visibile. Idea che si esprime certamente nei testi, ma con limitata risonanza se non fosse, prima che cantata, vissuta nella vita reale, attraverso l’unità dei componenti: musicisti, cantanti, dancers, tecnici che mettono in comune la loro formazione, la loro esperienza basata su una scelta di valori di vita, per produrre uno spettacolo che coinvolge, che chiama a raccolta e favorisce l’incontro tra uomini di ogni razza e Paese.
Altre caratteristiche sono l’interna-zionalità, che ha fatto del Gen Rosso il gruppo cosmopolita per eccellenza. Il suo quadro interno che richiama più un "progetto" che una formazione nel senso classico del termine: organico numeroso, alternanza di componenti, una troupe artistica della quale fanno parte anche i fonici, i tecnici, gli autisti dei tir...
La preparazione artistica nel Gen Rosso ha si il suo valore, ma l’enfasi è posta, soprattutto, sull’anima con la quale si crea e si vive il rapporto con il pubblico e con la quale si trasmettono gli ideali che lo motivano. Infine, lo stretto legame con il Movimento dei focolari, del quale il Gen Rosso si potrebbe definire una delle espressioni musicali e artistiche. Senza questo legame non sarebbe spiegabile come un gruppo, relativamente poco noto al grande pubblico, abbia potuto realizzare decine di tournèe europee e intercontinentali. I numeri sembrano dare ragione a questa scelta: 1'500 concerti durante 150 tournèe in 39 nazioni, più di 50 grandi manifestazioni internazionali, quasi 100 workshop e milioni di spettatori. Dall’inizio della sua parabola ad oggi il Gen Rosso è andato via via crescendo fino a diventare un vero e proprio punto fermo per una larga parte del mondo giovanile, e non solo quello in ambito cristiano, grazie a quell’insieme di caratteristiche originali che lo hanno sempre contraddistinto. "Il più grande gruppo musicale di ispirazione cristiana" diceva un giornalista americano, trovando forse il più sintetico biglietto da visita per introdurre un complesso nato dalla felice intuizione di una delle più grandi personalità del nostro secolo, Chiara Lubich.
Ma l’orizzonte del Gen Rosso, non è solo musica. Molta importanza infatti rivestono il contatto diretto con il pubblico mediante i workshop, una giornata in cui i componenti del gruppo si mettono a disposizione del pubblico per momenti di condivisione, incontro, testimonianza e scambio. Altri momenti sono state nella storia del gruppo le iniziative di solidarietà: concerti per la Croce Rossa e per altre associazioni, concerti per avvenimenti straordinari come il terremoto in Irpinia (85) o l’alluvione in Argentina (92), i concerti nella bidonville (Manila 79), per i profughi vietnamiti (79), per la Somalia (92), per i malati di AIDS (Santiago 92), e la partecipazione alla grande campagna per il ricupero dei tossicodipendenti che ha interessato tutto il Brasile nel 1985. Senza contare le tournèe nell’Est europeo, ancora in epoca di guerra fredda, a cominciare dalla ex Jugoslavia nel ’70. Innumerevoli infine i concerti nelle carceri di vari stati, tra i quali i più significativi sono quelli nelle carceri di Buenos Aires, Città del Messico, Milano, Palermo e Roma.
Il grande musical del 29 settembre sarà dunque l’occasione per giovani e meno giovani di incontrare non solo la toccante esperienza di vita di Charles Moates, un giovane modello per i nostri tempi, ma anche l’occasione per incontrare gli amici del Gen Rosso e riprendere il cammino con il proprio gruppo.