Caritas Insieme TV Canapa no grazie!
Due emissioni televisive in onda sui Teleticino ”: Roby Noris incontra Fulvio Pezzati per fare il punto sul tema del proliferare dei canapai in Ticino, conseguenze e prospettive con la testimonianza di Arnold Duenner, Marco Alliata e i contributi del parroco arciprete di Chiasso don Gianfranco Feliciani, promotore della petizione per una regolamentazione della produzione e del commercio della canapa che ha raccolto 6'770 firme nel Mendrisiotto, Meinrado Robbiani Segretario Cantonale OCST e Consigliere Nazionale e di Antonio Perugini, procuratore pubblico.
437a puntata del 3 maggio 2003
438a puntata del 10 maggio 2003
 

Il mestiere di canapaio
dal sito www.sanpatrignano.org

Caritas Insieme
Anno XXI

N.2 apr-mag 2003

Canapa no grazie a cura di Marco Fantoni
L'AVS ringrazia, ma vuole altri tipi di finanziamento di Marco Fantoni
Produrre gli anticorpi di Fulvio Pezzati
Casini. casinò e canapai come funghi di Don Gianfranco Feliciani
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Corriere del Ticino 28.4.2003 Canaperie, 6.700 le firme raccolte nel Mendrisiotto

Sono 6.700 le firme raccolte in circa un mese dalla petizione promossa l’8 marzo scorso dall’arciprete di Chiasso don Gianfranco Feliciani per una diversa regolamentazione della produzione e del commercio della canapa. Nella cittadina di confine, dove le canaperie sono una ventina, le firme raccolte sono state 2 mila, 4.700 nel resto del distretto. Prossimamente le liste con le sottoscrizioni saranno portate a Berna.

Caritas Insieme
Anno XXI

N.4 set-ott 2002

Marijuana da esportazione targata TI No grazie! di Pulvio Pezzati

Caritas Insieme
Anno XX

N.2 mar-apr 2001

Critiche dall'ONU per canapa ed eroina "made in CH" di Marco Fantoni (fonti OICS-ONU)

Osservatore Romano
1 dicembre 2000

Intervento dell’Arcivescovo Javier Lozano Barragàn alla III Conferenza Mondiale contro l’uso delle droghe

Caritas Insieme
Anno XIX

N.6 nov.-dic. 2000

Canapa: medicamento per una società malata di Tatiana Pellegri Bellicini

Caritas Insieme
Anno XIX

N.2 ma.-apr 2000

I mulini a vento, perplessità sui venti che soffiano nella nostra società di Marco Fantoni
Legalizzazione delle droghe leggere, perchè sono contrario di Arnold Duenner

Caritas Insieme
Anno XVIII

N.3 nov.-dic. 1999

Droga e eutanasia: l'ultima spiaggia editoriale di Roby Noris

DROGA OK! l'eroina ai drogati, l'alcool agli alcolizzati e ... di Marco Fantoni

Caritas Insieme
Anno XVII

N.6 nov.-dic. 1998

Droleg? No, grazie! in merito alla votazione sull'iniziativa del 29 novembre 1998 di Marco Fantoni

Caritas Insieme
Anno XVII

N.1 gen.-feb. 1998

Non banalizzaimo l'uso delle droghe
traduzione del discorso rivolto dal Papa ai parteciapnti al Congresso Internazionale sulla droga, organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari durante l'udienza svoltasi sabato 11 ottobre 1997

Caritas Insieme
Anno XVI

N.6 nov.-dic. 1997

La posizione della Chiesa è stata e rimane chiara: Non legalizzaimo le droghe (estratto della prolusione tenuta dal Segretario di Stato Cardinale Angelo Sodano)

"Solidali per la vita" è il titolo del convegno Ecclesiale promosso dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari svoltosi dal 9 al 11 ottobre in Vaticano, (atti)

Caritas Insieme
Anno XVI

N.5 set.-ott. 1997

Chiesa e tossicodipendenza editoriale di Roby Noris

Dossier Chiesa e tossicodipendenza
La droga di Stato non fa miracoli a cura di Giovanni Pellegri
Specchio specchio delle mie brame qual'è la droga più buona del reame? a cura di Giovanni Pellegri
Droga: la paura della morte senza amare la vita Roby Noris a colloquio con Padre Mauro Lepori
Volevo diventarte un uomo libero da Caritas Insieme TV
A colloquio con don Elvio Damoli direttore della Caritas Italiana a cura di Roby Noris
A colloquio con S.Em.Card. Alfonso Lopez Tujillo a cura di Roby Noris
Liberalizzazione della droga? riflessioni pastorali del Pontificio Consiglio per la Famiglia

Caritas Insieme
Anno XVI

N.4 lug.-ago. 1997

L'ultima crociata contro la legalizzazione editoriale di Roby Noris

Dossier Chiesa e tossicodipendenza
Tra cultura della dipendenza e cultura dell'igienismo individualistico neo-poditivista di Graziano Martignoni
La droga non si vince con la droga a cura
a cura di Giovanni Pellegri
Testimoninanza di Floriano Guidicelli
da Caritas Insieme TV
Testimoninanza di Pina Canonica
da Caritas Insieme TV
Testimoninanza di Arnold Dünner e Gerri Beretta Piccoli
da Caritas Insieme TV
Testimoninanza di Concetta e Gianni Mauro
da Caritas Insieme TV
Solo cura dei sintomi
di Padre Lino Ciccone
Droghe liberi, giovani schiavi
di Salvatore Mazza da avvenire del 22 gennaio 1997

Caritas Insieme
Anno XV

N.5 sett-ott. 1996

Una sfida chiamata droga
Verso la depenalizzazione: dalla padella alla brace La scelta del Consiglio di Stato non convince a cura di Mimi Lepori
Tra cultura della dipendenza e cultura dell'igienismo individualismo neo-moralista di Graziano Martignoni
Vietare il commercio ma autorizzare l'uso? di Fabrizio Barazzoni
Legalizziamo tutti i mali del mondo di Roby Noris
Comunità incontro: da un incontro con uno a una proposta per tutti di Paola Robertini in collaborazione con Arnold Dünner

Caritas Insieme
Anno XV

N.3 magg-giu 1996

Una sfida chiamata droga
Tossicodipendenza: quali responsabilità? di Padre Lino Ciccone
Comunità incontro: da un incontro con uno a una proposta di vita per tutti di Paola Robertini in collaborazione con Arnold Dünner
Un nuovo "DROGA GRABEN" in Svizzera? di Mimi Lepori Bonetti
   

Il mestiere di canapaio


Cinquantanove “negozi al dettaglio” solo nel Canton Ticino, un giro d’affari annuale di almeno 35-40 milioni di franchi (25 milioni di euro), 50 tonnellate di canapa indiana ad alta concentrazione sequestrate solo in una volta - l’ultima - nel novembre scorso, 446 chili di marijuana intercettati nel 2001 alla frontiera dalla Guardia di Finanza italiana; e, ancora, vigilantes armati a difesa delle piantagioni, torrette di avvistamento, campi recintati e illuminati, contadini che affittano terreni e serre ai nuovi boss della marijuana, altri che si riciclano come coltivatori in proprio dell’ “erba che fa fare i miliardi”, aziende di facciata che vendono vestiti, cosmetici, pipette e gadget vari a base di canapa, ammiccando alla sottocultura della sballo e del pollice verde drogato.

Benvenuti a Lugano, città delle banche, delle assicurazioni, delle farmacie, delle “artiste del sesso” e, da qualche anno, dei “canapai”, negozi specializzati nella commercializzazione di cannabis e derivati: in pratica “spacciatori legali”. Passeggiando per le strade del capoluogo ticinese, piccolo centro ordinatissimo dove cortesia e formalità vengono prima di tutto, se ne vedono a bizzeffe: lo storico “Sangoma” nel centralissimo corso Elvezia, lo “Swiss Evergreen” nell’elegante quartiere Paradiso, l’ecologico “Bio prodotti naturali”, aperto anche la domenica per chi “vuole migliorare la qualità della vita”, la catena “Punto verde”, dove è possibile acquistare droga “coltivata nel rispetto della natura da cooperative o nell’ambito di progetti non profit”… Un business in prepotente ascesa, tanto che il giornale Illecito, bibbia degli spinellatori svizzeri e nostrani, parla di grandi operazioni di fusione tra le maggiori “aziende” che operano nel settore, soprattutto olandesi, tedesche, svizzere e italiane: la “Fatti di canapa” di Napoli, ad esempio, leader nella produzione di abbigliamento con lo spiritoso slogan “Salva la terra, vestiti di erba” sovrastato da una foglia di “maria”; o l’elvetica Asa (Agricoltura specialistica alternativa), che “agisce a livello internazionale come intermediario nella distribuzione di prodotti per l’agricoltura”: attrezzature per serra, lampade, concimi, semi.

Di tutto, di più
I punti vendita sono tutti uguali, così come il percorso degli acquirenti: in vetrina, magliette, scarpe, vestiti in canapa (per’altro carissimi) che i clienti guardano distrattamente. All’interno, cosmetici, incensi, saponi, deodoranti e olii “naturali”, ma anche birra, cioccolate, pipe di tutti i tipi, depliant propagandistici, lampade per la coltivazione indoor, taniche di concime e sacchetti di semi, depliant e materiale propagandistico a metà fra l’ecologico e lo pseudo-culturale. Non mancano pubblicazioni sull’uso terapeutico dell’erba, edite da sedicenti organizzazioni umanitarie.
Ma il cliente tipo, perlopiù under venticinque in cerca di emozioni o cinquantenne tardo-alternativo, non ha bisogno di specchietti per le allodole, va subito al sodo: sfiora, guardandola con ammirazione, la grande pianta illuminata dagli spot al centro del locale e si avvicina sicuro al bancone. Protetti da una teca di vetro, fanno bella mostra di sé i cosiddetti sacchetti odorosi, che rappresentano la quasi totalità del fatturato del negozio. Sono pacchetti di marijuana sigillati in plastica da 4, 8 o 16 grammi, ufficialmente venduti per profumare il cassetto o l’armadio, ma in reatà destinati al consumo come droga. Varie le qualità: si va dalla “California Orange Bud”, “ideale per novizi ed amatori”, alla “Heaven”, vincitrice della Swiss cannabis cup, dalla Ticinella XXL, coltivata sulle montagne del Cantone alla popolare e ricercata Super Skunk, il cui prezzo varia fra 3 e 5 euro al grammo. D’inverno, vanno forte i prodotti coltivati in serra, l’estate circolano le varietà outdoor. Tutte le qualità di erba sono geneticamente modificate per avere il più alto contenuto possibile di principio attivo e, quindi, l’effetto più forte. E vanno a ruba, a tutte le ore.

Una legge ambigua
“La normativa svizzera”, precisa Antonio Perugini, procuratore pubblico del Ticino, “autorizza la coltivazione di queste piante solo per uso industriale o terapeutico, al di sotto di una percentuale di tetraidrocannabinolo (la sostanza attiva) dello 0,3 per cento. Il consumo come stupefacente è ufficialmente vietato. Ma la realtà è ben diversa…”. Nei primi anni ’90, infatti, a Zurigo e a Berna aprirono i primi negozi che commercializzavano abbigliamento, cosmetici e prodotti “naturali” a base di cannabis, un po’ come sta accadendo da qualche tempo in Italia. L’attenzione delle autorità e delle forze di polizia era tutta incentrata sull’enorme consumo di droghe pesanti e sulle “scene aperte” di Platzpitz e Letten, cosicché il fenomeno fu sottovalutato. Inoltre, esso veniva ammantato da un’aurea alternativa e pseudoculturale salutista, ambientalista e new age. “La canapa è naturale, termica e protegge dagli agenti atmosferici e dai campi elettromagnetici”, si legge nell’istruttiva brochure di una ditta che produce abbigliamento “drogato”. “Scherma i raggi solari nocivi, effettua un micoromassaggio sull’epidermide , favorisce la circolazione del sangue e assorbe l’umidità”. Insomma, garantisce l’azienda, “ha un grande valore ecologico ed è soprattutto benefica per la nostra salute e per il nostro pianeta”. “Non c’è migliore camuffamento di quello di atteggiarsi a ideologo, filosofo, propagandatore”, commenta Perugini; in breve tempo, sfruttando le maglie larghe della legge, il dibattito sulla legalizzazione e la deriva antiproibizionista delle politiche sulla droga federali, i negozi non solo si sono moltiplicati ma hanno avuto una particolare diffusione nel Canton Ticino, guarda caso vicino alla frontiera con l’Italia.
La comparsa fra i prodotti dei “sacchetti odorosi”, avvenuta negli ultimi anni, è un po’ la quadratura del cerchio. Grazie a questo escamotage, che in pratica legalizza la vendita diretta della sostanza, il mercato ha raggiunto proporzioni notevoli ed effetti devastanti, influendo anche su altre attività produttive della regione.

L’invasione della cannabis
“Il problema più allarmante che ci troviamo ad affrontare”, racconta il magistrato ticinese, “è l’invasione della canapa nel settore primario dell’agricoltura: molti contadini sono allettati dalle proposte dei titolari dei negozi ed affittano loro terreni e serre o si buttano direttamente sul mercato, riconvertendo la loro produzione ed impiantando marijuana in proprio, su vasta scala. I controlli sono insufficienti ed inefficaci, i soldi tanti”. E’ dei giorni scorsi una dura presa di posizione della Federazione ortofrutticola, che denuncia il clima da Far West, “con continue rapine ed aggressioni”, creatosi sull’altopiano ticinese e chiede alle autorità di intervenire. Ma che la situazione sia intollerabile anche per una società individualista e formale come quella svizzera, lo dimostrano la raccolta di firme contro i “canapai”, lanciata da un gruppo di genitori ed assistenti sociali, e le tante lettere di cittadini preoccupati che arrivano al Giornale del popolo di Lugano. “Chiudiamo un negozio e ne aprono altri tre”, commenta sconsolato Perugini, “è come svuotare il mare con un cucchiaio”. L’anno scorso le rivendite erano una quarantina, oggi sono sessanta, nonostante la polizia ne abbia perquisito e messo sotto inchiesta diciassette (il doppio dell’anno prima), chiuse undici per violazione della legge sugli stupefacenti e sequestrato oltre tre tonnellate di marijuana.

Ma chi sono i “nuovi ricchi”, i gestori dei negozi, gente che dopo un anno di onorata attività si è comprato la Ferrari? “Ce ne sono di due categorie”, precisa il procuratore, “la prima, più recente, è quella dei commercianti puri, che fanno una scelta di mercato correndo dietro alle cifre enormi che si possono fare. La seconda, ben più numerosa, è quella che ha dato origine a questo fenomeno: consumatori e tossicodipendenti che hanno trovato in questa attività un modo per procurarsi gli approvvigionamenti e, soprattutto, per fare affari d’oro”. Già, perché il mercato non si limita affatto alle cosiddette canne, ma già da tempo ha abbracciato tutta una serie di sostanze contigue, come i funghi allucinogeni, l’ecstasy, la cocaina. Il meccanismo è semplice: la marijuana alla luce del sole, il resto sottobanco, ma neanche troppo. “Magari il titolare del negozio non ce l’ha direttamente”, spiega Perugini, “ma un consiglio o un’indicazione può darli certamente. E’ la legge della domanda e dell’offerta: i mercati si intersecano, gli stili di vita sono gli stessi e i fornitori devono mantenere i clienti, quindi ‘forniscono’ di tutto, se si fidano”.

Affari d’oro con l’Italia
Altro capitolo importante è quello dell’esportazione. I dati parlano chiaro: “Nel corso del 2001 sono state riscontrate 5.400 infrazioni e intercettati 446 chilogrammi di marijuana”, afferma l’ultimo rapporto della Guardia di finanza italiana. I sequestri riguardano le dogane in provincia di Varese, Como e Sondrio, ma anche la zona piemontese di Verbania, confinante con la Svizzera. 364 i fermi nel 2000 nella provincia di Como (84 nel ’99), 4.302 le persone bloccate in quella di Varese. Ma è solo la punta di un icemberg, confermano le autorità: il grosso delle esportazioni di droga non viene individuato nonostante “l’efficienza degli uomini sia aumentata nel corso degli anni ed abbia raggiunto livelli di eccellenza”. Complessivamente , i sequestri di “erba”, in quantità piccole e medie, è triplicato nel 2001 rispetto all’anno precedente. D’altro canto, tutto il Canton Ticino è facilmente raggiungibile dall’Italia e Lugano è un po’ il quartiere a luci rosse di Milano.
A peggiorare la situazione, il 12 dicembre scorso il Senato svizzero ha approvato la riforma governativa che prevede la legalizzazione di fatto delle “droghe leggere”, adducendo come motivazione che esse vengono ormai utilizzate da tutti e sono considerate “normali”. Con un ragionamento un po’ ipocrita, è ribadito il principio generale del divieto del consumo di stupefacenti, ma quello di cannabis è dichiarato non punibile, come anche le “azioni di chi, anche per mestiere, consegna o vende piccoli quantitativi a maggiorenni, senza turbare l’ordine pubblico, senza farne pubblicità e senza renderne possibile l’esportazione. E’ la stessa filosofia che rende possibile la distribuzione di eroina ai tossicodipendenti. Come dire: drogatevi pure, basta che non ci rompete i …oni.

Guru e spacciatore
Si chiama Bernard Rappaz, possiede una grande fattoria nel Cantone vallese ed è il più noto coltivatore di marijuana in Svizzera. La sua “azienda agricola”, la Valchanvre, fattura milioni di franchi, vendendo olii alimentari, tisane, tagliatelle, cosmetici, tutti rigorosamente a base di cannabis. Ma il grosso dei proventi deriva dalla commercializzazione dei semi e dalla vendita di qualità selezionate di “erba” nei cosiddetti sacchetti odorosi. Recentemente è finito in carcere per violazione della legge sugli stupefacenti, su soffiata di un concorrente, che lo accusava di fornire il mercato del “fumo” di Zurigo. Gli sono state trovate e sequestrate ben 50 tonnellate di canapa, per un valore commerciale di circa 25 milioni di euro. Ma la sua storia di consumatore-produttore è lunga: nei primi anni ’70, impiantò le prime coltivazioni nascoste. Nel ’93, passò all’attività “legale” su vasta scala, giocando sempre sul’ambiguità della legge svizzera. E’ finito in galera e sui giornali, ma di soldi ne ha fatti tanti. Sulla pelle dei ragazzini.

Quel giornale è Illecito
A pagina uno c’è scritto in bella evidenza: “La redazione non intende in alcun modo incentivare condotte vietate dalle leggi vigenti nei paesi dove la rivista è reperibile… Tutte le informazioni sono da intendersi esclusivamente ai fini di una più completa cultura generale sulle sostanze stupefacenti, nonché sulle strategie di riduzione del danno…”. Seguono avvertenze particolari sulla legislazione italiana e sui rischi collegati. Poi iniziano gli articoli. Alcuni titoli: “Sigmund Freud e la cocaina”, “Un salto oltre confine”, “Il giardiniere, marzo è alle porte”, “L’altra droga, quando Adamo incontrò Eva” dedicato all’ecstasy, “L’avvocato, una piantagione legale”, “Intervista con la pianta” eccetera. Il tutto intercalato da pagine pubblicitarie, in stile ecologico-alternativo: “The sensi seed bank, il primo negozio di sempi e coltivazione in Olanda”, “Ortomagico, cosa vuoi coltivare oggi?”, “Erbe di campo, la natura per il vostro benessere”, “Nirvana, i migliori prodotti olandesi ai migliori prezzi”. “Effetto serra, vendita per corrispondenza”. Spicca la promozione di una bibita miracolosa, “Euroblend”. I produttori garantiscono: “Un ora dopo averlo bevuta le tue urine saranno e resteranno pulite per 4 o 5 ore”. Non mancano interviste sul tema a politici e personaggi famosi italiani, come Vittorio Agnoletto, Alfonso Pecoraro Scanio, Beppe Grillo, Antonello Venditti. E spazi dedicati alla cannabis terapeutica, ai consigli per i coltivatori, alle corrispondenze dalle piazze della droga italiane, agli ispirati editoriali del direttore. Illecito, che ha per sottotitolo “Dalla cultura delle droghe alla riduzione del danno” è in bella mostra nei negozi di “erba” e nelle edicole del Canton Ticino ed, anche, in molte rivendite italiane. Ma la propaganda delle droghe, nel nostro paese, non era illegale?


Intervento dell’Arcivescovo Javier Lozano Barragàn alla III Conferenza Mondiale contro l’uso delle droghe

POSIZIONE ETICA E MORALE IN RELAZIONE ALLA DROGA

La Terza Conferenza Mondiale sulla prevenzione contro l’uso delle droghe si è svolta di recente a Terrasini (Palermo), su iniziativa della Comunità “Casa Rosetta”, diretta da P. Vincenzo Sorce. Pubblichiamo i passi più significativi dell’intervento tenuto nell’occasione dall’Arcivescovo Javier Lozano Barragàn, Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute.

Si tratta di un tema preoccupante in tutto il mondo e che esige uno studio accurato. E’ bene che lo si tratti secondo gli insegnamenti luminosi di Giovanni Paolo II. In questi anni il Santo Padre se ne è occupato continuamente: vi sono più di 80 suoi interventi al riguardo. Per svilupparlo inizio esponendo una sintesi del Congresso “Solidali per la vita” (9-11 ottobre 1997), che costituisce una risposta della Santa Sede alla degenerazione etica e alla disintegrazione sociale causate dalla droga. Dopo questa introduzione, presenteremo il fenomeno della droga – vedremo le sue cause, le sue radici e le sue motivazioni - , per esporre in seguito il giudizio morale e i possibili rimedi. Un posto speciale occuperà ciò che il Papa ha detto a chiusura del succitato Congresso. Ad integrazione del Magistero pontificio citeremo la Prolusione del Cardinale Segretario di Stato, Angelo Sodano, e le posizioni del Pontificio Consiglio per la Famiglia e del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari.

Il Congresso “Solidali per la Vita”

Il “Congresso ecclesiale sulla droga - Solidali per la vita” fu organizzato in Vaticano dal Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, a testimonianza di un impegno energico e deciso della Santa Sede sul fenomeno della droga. La Chiesa Cattolica, fortemente impegnata nel campo della prevenzione e del recupero dei tossicodipendenti, considera il fenomeno della droga come un’emergenza pastorale planetaria che coinvolge tutte le nazioni e tutti i gruppi sociali – ricchi e poveri, giovani e adulti, anziani, uomini e donne – ,che hanno bisogno di una risposta forte e decisa, per frenare la grande degenerazione etica che si produce. Per questo 90 esperti – delegati delle Conferenze Episcopertine/copali, studiosi del fenomeno, responsabili delle comunità di recupero, responsabili di istituzioni internazionali interessate -, provenienti da 45 Paesi dove il problema è maggiormente avvertito (a causa della produzione, del consumo, del traffico e del riciclaggio), si riunirono in Vaticano. Durante i lavori venne analizzata la situazione, partendo dai vari aspetti del fenomeno e dalle diverse esperienze di prevenzione e di recupero realizzate fino ad allora nelle Chiese locali. Al termine del Congresso, il primo del genere sia per la rappresentatività che per l’esperienza dei partecipanti, emersero alcuni pensieri e orientamenti sui quali è stato espresso un ampio consenso:

1. Le esperienze condotte fino ad ora da alcuni Paesi sulla liberalizzazione e legalizzazione della droga sono state disastrose. E’ necessario iniziare a porsi il vero problema, che non è la sostanza che si assume, ma l’uomo che la usa.

2. Il fenomeno della droga è sintomo di un malessere profondo, che influenza la cultura e l’etica, e supera i limiti di una questione sanitaria o di un problema settoriale.

3. La droga è allo stesso tempo frutto e causa di un grande smarrimento etico e di una crescente disintegrazione sociale.

4. Il fenomeno della droga non interessa solo i Paesi ricchi. In molti Paesi in via di sviluppo, per motivi diversi (miseria, disoccupazione, urbanizzazione, cambiamento di costumi), se ne fa uso e il fenomeno è in crescita sempre maggiore in quanto coinvolge la produzione, il consumo, il traffico e il riciclaggio.

5. L’apporto della Chiesa è complementare alla risposta dei vari protagonisti che lavorano in questo settore (politici, operatori sociali e sanitari, padri di famiglia, educatori, giuristi e dirigenti…) ed è un itinerario di liberazione, che porta alla scopertine/coperta o alla riscopertine/coperta della propria dignità di uomini e di figli di Dio.

Per raccogliere i frutti dell’interessante Congresso, si sta lavorando ad un “manuale” di pastorale, in cui si tracceranno i principi dottrinali adeguati e le esperienze significative che si fanno a livello mondiale per curare il corpo e l’anima del tossicodipendente.

Il Magistero di Giovanni Paolo II

1. IL FENOMENO OGGI

Il Papa dice che ”tra le minacce espresse oggi contro la gioventù e contro la società intera, la droga si colloca ai primi posti come pericolo tanto più insidioso quanto più invisibile. Non è ancora valutato in proporzione all’ampiezza della sua gravità… Si diffonde a macchia d’olio, allargando progressivamente i suoi tentacoli dalle metropoli ai centri minori, dalle nazioni più ricche e industrializzate fino al terzo mondo… Sono fiumi di traffico clandestino che si intrecciano e percorrono piste internazionali, per arrivare attraverso mille canali ai laboratori di raffinamento e alla distribuzione capillare”. Il Santo Padre sostiene che il commercio della droga crea squilibri tra i Paesi del mondo: “Il flagello della violenza e del terrorismo, aggravato dall’infame commercio della droga che è frequentemente la sua causa, mette in pericolo l’equilibrio sociale dei Paesi”. Riferendosi ai gruppi collusi con la droga, il Papa afferma: “Profonda amarezza e viva esecrazione suscitano anche nel nostro animo… i crimini che la prepotenza di persone e di gruppi minaccia ancora di compiere al fine di conservare fonti illegittime di guadagno con il commercio della droga”. La vastità di questo fenomeno preoccupa Giovanni Paolo II: “Siamo già di fronte a un fenomeno di vastità e proporzioni terribili, non solo per l’altissimo numero di vite stroncate, ma anche per il preoccupante estendersi del contagio morale, che da molto tempo sta coinvolgendo anche i più giovani come nel caso, non raro per disgrazia, di bambini costretti ad essere distributori e ad essere loro stessi anche consumatori con i loro coetanei”. Il Cardinale Segretario di Stato, nella sua prolusione al Congresso, ha parlato degli effetti devastanti che in questo momento sta producendo la droga, sia sul piano fisico sia in quello della coscienza e nella mentalità collettiva. La droga è allo stesso tempo frutto e causa, ha detto, di una grande degenerazione etica e di una crescente disgregazione sociale che corrodono tutto il tessuto della moralità, delle relazioni interpersonali e della coscienza civile. In altro piano, ha detto come la droga sia concomitante e conseguente a malattie come l’epatite e l’AIDS. E’ superfluo ricordare il contesto di sfruttamento sessuale, commercio di armi, terrorismo, distruzione di relazioni familiari. Per documentare un poco le affermazioni precedenti, abbiamo esaminato alcuni dati da cui emerge che Afghanistan, Iran, Pakistan, Laos, Myanmar e Thailandia detengono il 90% delle coltivazioni di oppio. Nel 1996 hanno prodotto 5.000 tonnellate di gomma di oppio, di cui un terzo è stato consumato come oppio e due terzi sono stati trasformati in 300 tonnellate di eroina. Perù, Colombia e Bolivia hanno prodotto il 98% della coca mondiale; nel 1996 si sono prodotte 1.000 tonnellate di cocaina provenienti da 300.000 tonnellate di coca. La marijuana si produce in innumerevoli Paesi, con l’Africa in particolare rilievo. Le droghe sintetiche si producono in laboratori illegali, specialmente in USA, Canada, Australia e in vari Paesi dell’Europa Occidentale. Si tratta di stimolanti tipo anfetamina, e della MDMA, conosciuta come ecstasy.

2. CAUSE DEL FENOMENO

Afferma il Papa: “Gli psicologi e i sociologi dicono che la prima causa che spinge i giovani e gli adulti alla deleteria esperienza della droga è la mancanza di chiare e convincenti motivazioni di vita. In effetti, la mancanza di punti di riferimento, il vuoto di valori, la convinzione che niente ha un senso e che pertanto non valga la pena di vivere, il sentimento tragico e desolato di esseri che camminano sconosciuti in un universo assurdo, può incitare alcuni a cercare fughe esasperate e disperate. Infine, dicono ancora gli esperti in psico-sociologia, la causa del fenomeno della droga è il senso di solitudine e di incomunicabilità che per disgrazia pesa su tutta la società moderna, rumorosa e alienata, e anche sulla stessa famiglia. E’ un dato di fatto dolorosamente vero che allo stesso tempo, con l’assenza dell’intimità con Dio, fa comprendere, ma non certamente giustificare, la fuga nella droga per dimenticare, per rendersi incoscienti, per fuggire dalle situazioni divenute insopportabili e opprimenti, per iniziare volontariamente un viaggio senza ritorno. Vi è un secondo motivo, sempre secondo gli esperti, che incita alla ricerca di “paradisi artificiali” nei vari tipi di droga: è la struttura sociale carente e che non soddisfa”. D’altra parte – afferma il Papa – “l’ambizione del denaro si impossessa del cuore di molte persone e le trasforma, con il commercio della droga, in trafficanti della libertà dei loro fratelli, che diventano schiavi di una schiavitù a volte più terribile di quella degli schiavi neri. I negrieri impedivano alle loro vittime l’esercizio della libertà; i trafficanti della droga portano le loro vittime alla distruzione stessa della personalità…”. Il Cardinale Segretario di Stato dice che la tossicomania è legata allo stato attuale di una società permissiva, secolarizzata, nella quale prevalgono l’edonismo e l’individualismo, pseudo-valori, falsi modelli. E’ una società spersonalizzata e massificata. Ciò che cercano gli uomini nella droga è – dice citando a sua volta il Cardinale J. Ratzinger – “la perversione dell’aspirazione umana verso l’infinito, la pseudo-mistica di un mondo che non crede, ma che, malgrado questo, non può mettersi dietro le spalle la tensione dell’anima verso il paradiso”. Il Pontificio Consiglio per la Famiglia commenta: motivo costante e fondamentale dell’uso della droga è l’assenza di valori morali e una mancanza di armonia interiore della persona. All’origine c’è una mancanza di educazione, dove la società e la famiglia non sono riuscite a trasmettere i valori. Senza valori il drogato è “un malato d’amore”. Ciò che importa non è tanto la droga, ma gli interrogativi umani, psichici ed esistenziali implicati nella condotta del drogato. Le radici della tossicodipendenza non sono tanto nel prodotto, ma nella persona che lo consuma. Ricorrere alla droga è un sintomo di malessere profondo. L’individuo che ricorre alla droga fa una richiesta di aiuto, non sente solo un desiderio di riconoscimento e di valorizzazione, ma anche di amore. Il problema non consiste nella droga, ma nella malattia dello spirito che porta alla droga.

3.GIUDIZIO MORALE

Nell’esposizione del problema è apparso implicito il nostro totale rifiuto morale di ogni droga. Le droghe sono totalmente incompatibili con la morale cristiana. Il Papa ha chiamato i trafficanti della droga “mercanti di morte”, dicendo che i tossicomani sono come dei viaggiatori nella vita che vanno cercando qualcosa per cui credere e vivere, e cadono nelle mani dei “mercanti della morte”, che li assalgono con l’inganno di libertà illusorie e false prospettive di felicità. Giovanni Paolo II paragona quindi chi li aiuta al buon samaritano, che si impietosisce di colui che è caduto nelle mani dei banditi, trafficanti di morte. Chiama il commercio della droga “infame commercio”, si riferisce alla droga come a un flagello, parla di crimini della droga, del culto della morte, delle devastazioni causate dalla droga, della droga come fattore disgregante del mondo giovanile, che muta in schiavi coloro che la consumano, che è forza di divisione, di mercato disonesto, parla del problema spinoso della droga, del traffico nefasto di stupefacenti. In quanto al drogarsi, il Papa dice: “Il drogarsi… è sempre illecito, perché comporta una rinuncia ingiustificata e irrazionale a pensare, a volere e ad agire come persona libera… Non si può parlare della libertà di drogarsi, né del diritto alla droga, perché l’essere umano non ha diritto a nuocere a sé stesso e mai può abdicare alla dignità personale che gli viene da Dio!”. Il Cardinale Segretario di Stato, nel discorso ricordato, precisa, citando il Catechismo della Chiesa Cattolica: il drogarsi, escluso il caso di prescrizione strettamente terapeutica, costituisce di per sé una colpa grave (C.C.C. n°2291). Ovviamente, in ogni caso concreto bisogna fare attenzione al grado di responsabilità personale dell’individuo per potere o no parlare della gravità della sua colpa. Il Pontificio Consiglio per la Famiglia, nella sua pubblicazione “Dalla disperazione alla speranza”, afferma che il consumo della droga è solo una risposta fallace alla mancanza di senso positivo della vita, la droga aggredisce la sensibilità dell’uomo e il retto uso del suo intelletto e della sua volontà.

Liberalizzazione delle droghe

In questo contesto si pone il problema della liberalizzazione della droga. Che cosa pensa il Papa al riguardo? Egli dice: “La droga non si vince con la droga. La droga è un male e al male non si fanno concessioni. La legalizzazione, anche se parziale, oltre ad essere almeno discutibile in relazione con la natura della legge, non produce gli effetti che si era prefissa. Un’esperienza… comune lo conferma…”. Nel citato discorso, al Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute dice: “Non si può evitare che… un sentimento di impotenza invada la società. Vi sono correnti di opinione che propongono di legalizzare la produzione e il commercio di certe droghe. Alcune autorità sono pronte a lasciar fare, cercando semplicemente di inquadrare il consumo della droga per tentare di controllarne gli effetti. Risulta che fin dalla scuola si banalizza l’uso di certe droghe e ciò favorisce il pensiero che cerca di minimizzare i pericoli, specialmente grazie alla distinzione di droghe leggere e droghe pesanti, il che conduce a proposte di liberalizzare l’uso di certe sostanze. Tale distinzione (droghe leggere e pesanti) – continua il Santo Padre – trascura e attenua i pericoli inerenti ai prodotti tossici, in particolare i comportamenti di dipendenza che intervengono sulle stesse strutture psichiche, l’attenuazione della coscienza e l’alienazione della volontà e delle libertà personali, qualunque sia la droga”. Strettamente collegato con questo problema è quello delle droghe sostitutive: “La droga non si vince con la droga. Le droghe sostitutive non sono una terapia sufficiente, ma piuttosto una forma velata di resa davanti al problema (…). E’ opinione frequente di osservatori degni di fede che la forza di attrazione della droga nell’animo giovanile è nella disaffezione della vita, nella caduta degli ideali, nella paura del futuro”. Nel parlare della possibilità di recupero nelle comunità terapeutiche Giovanni Paolo II dice che questa “si è realizzata con metodi che escludono rigorosamente qualsiasi concessione di droghe legali o illegali di carattere sostitutivo”. Il Cardinale Sodano, nel discorso citato, sostiene che le droghe sostitutive non sono una terapia adeguata, ma una resa; e circa la liberalizzazione afferma che coloro che sono favorevoli alle droghe leggere, pensano che la proibizione non ha fatto altro che aggravare la situazione; invece quelli che sono per la proibizione, affermano che approvare le droghe leggere non è altro che preparare l'accesso a quelle pesanti, e inoltre è un passo irreversibile che non abbatterà il mercato nero delle stesse droghe leggere né diminuirà la violenza e la criminalità. Poi cita il pensiero del Papa per assumere la posizione proibitiva. "La droga è un male e al male non si fanno concessioni. La distinzione tra droghe leggere e pesanti conduce a un vicolo senza uscita., la tossicodipendenza non si origina nella droga, ma da ciò che conduce un individuo a drogarsi”. Il Pontificio Consiglio per la Famiglia aggiunge al riguardo: si suggerisce una legislazione che controlli l’uso della droga, ma permettendo accesso facile alle droghe leggere; si dice che queste non implicherebbero una dipendenza biochimica né effetti secondari nell’organismo; che così si conoscerebbero meglio i drogati, si potrebbe soccorrerli meglio e prestare loro aiuto. Tuttavia, è provato che tali droghe creano perdita di attenzione e una alterazione del senso della realtà, favoriscono prima l’isolamento e poi la dipendenza per lasciare il passo a prodotti più forti. Nell’ambito farmacologico non si possono distinguere quelle leggere da quelle dure. I fattori decisivi sono la quantità consumata, il modo di assimilazione e le eventuali combinazioni. Tutti i giorni arrivano sul mercato nuove droghe con nuovi effetti e interrogativi. Nel Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari si è argomentato nel modo seguente: si parla della legalizzazione delle droghe leggere e della distribuzione controllata dell’eroina. Nell’abuso della droga il vero problema non sta nella sostanza della droga, ma nella persona del tossicodipendente, come già si è detto. Non è stata precisata a sufficienza la differenza tra la illiceità giuridica o morale e la punibilità. Vi sono Paesi nei quali il consumo della droga non viene punito, ma la sua distribuzione sì, e altri Paesi dove entrambi i fatti sono delitti e vengono puniti. Nel caso in cui lo Stato organizzasse la distribuzione della droga, esso ne diventerebbe il suo principale distributore: qualcosa di assurdo! Il criterio concreto che si è voluto prendere nel permettere la distribuzione, ad esempio dell’hascisc, è stato se questo arreca o no danni fisici all’organismo: il problema non sta nei danni fisici, ma in quelli psicologici e di comportamento.

Possibili rimedi

Possiamo dire che le strade da seguire sono tre: prevenzione, repressione e recupero. La più importante è la prima: la prevenzione, che si compie con un’educazione adeguata, che propone il senso della vita, si incentra sui valori.

1. PREVENZIONE

Dice il Papa: “Non si combatte il problema della droga… né si può condurre un’azione efficace per la sua cura e il ricupero di chi ne è vittima, se non si ricuperano preventivamente i valori umani dell’amore e della vita, gli unici che sono capaci, soprattutto se sono illuminati dalla fede religiosa, di dare pieno significato alla nostra esistenza”. “La droga non si combatte solo con provvedimenti di ordine sanitario e giudiziario, ma anche – e soprattutto – instaurando nuove relazioni umane, ricche di valori spirituali ed affettivi…”. “La Chiesa – continua il Papa – nel nome di Cristo propone come risposta e come alternativa la terapia dell’amore: Dio è amore, e chi vive nell’amore mette in pratica la comunione con gli altri e con Dio. “Chi non ama rimane nella morte” (1 Gv 3, 14). Pertanto, come compete alla Chiesa agire nel piano morale e pedagogico, intervenendo con grande sensibilità in questo settore specifico, così tocca alle istituzioni pubbliche impegnarsi in una politica seria volta a riparare situazioni di disagio personale e sociale, tra le quali emergono la crisi della famiglia, principio e fondamento della società umana, la disoccupazione giovanile, la casa, i servizi socio-sanitari, il sistema scolastico (…). La Chiesa vuole agire, ed è suo dovere, nella società come fermento evangelico, e continuerà a stare sempre dalla parte di quanti affrontano con responsabile dedizione le ferite sociali della droga… per animarli e sostenerli con la parola e la grazia di Cristo”. “La serena convinzione dell’immortalità dell’anima, della futura risurrezione dei corpi e della responsabilità eterna delle proprie azioni, è il metodo più sicuro per prevenire il male terribile della droga, per curare e riabilitare le sue vittime, per fortificarle nella perseveranza e nella fermezza nel cammino del bene…”. Un ruolo fondamentale assume in questa fase la famiglia: “Di fronte a un mondo e a una società che corre il rischio – dice il Papa - di diventare sempre più spersonalizzata e per questo disumanizzante, con il risultato negativo del diffondersi di molte forme di evasione – la principale delle quali è costituita dall’abuso della droga – la famiglia possiede energie formidabili capaci di riscattare l’uomo dall’anonimato…”. Nel citato discorso al Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, il Papa esorta gli sposi a mantenere relazioni coniugali e familiari stabili fondate sull’amore unico, nella lotta contro la tossicomania: “Creeranno così le condizioni migliori per una vita serena nella loro casa, offrendo ai loro figli la sicurezza affettiva e la fiducia in sé stessi di cui hanno bisogno per la loro crescita spirituale e psicologica… Invito tutti coloro che hanno un ruolo educativo a intensificare i loro sforzi tra i giovani che hanno bisogno di formare le loro coscienze e di sviluppare la loro vita interiore e di creare con i loro fratelli relazioni positive e un dialogo costruttivo: li aiuteranno a trasformarsi in attori liberi e responsabili della loro esistenza”.

2. REPRESSIONE

Il Papa riconosce che la sola repressione non basta per frenare il fenomeno della droga. Tuttavia la droga va combattuta. Dice: “Si deve riconoscere che la repressione contro coloro che utilizzano i prodotti illeciti non è sufficiente per contenere questo flagello. In effetti, una delinquenza mercantile e finanziaria rilevante si è organizzata sul piano internazionale”. “Si deve combattere questa organizzazione, si devono promuovere legislazioni che cerchino di delineare piani completi, con l’obiettivo di bandire il traffico dei narcotici”. Chiede che si formi così un fronte compatto sempre più impegnato non solo nella prevenzione e nel recupero dei tossicodipendenti, ma anche nel denunciare e perseguire legalmente i trafficanti di morte e nell’abbattere le reti della disgregazione morale e sociale…”Rinnovo perciò – continua il Papa – l’insistente appello che ho fatto alcuni anni fa alle varie istanze pubbliche nazionali e internazionali, perché pongano un freno all’espandersi del mercato delle sostanze stupefacenti. Per questo è necessario che escano alla luce, prima di tutto, gli interessi di chi specula in tal mercato, che siano poi identificati gli strumenti e i meccanismi dei quali si servono, e che si proceda infine al loro coordinato ed efficace smantellamento”. “Per far fronte a questo problema è necessario dare maggiore vigore ed efficacia al principio dell’unità e dell’integrazione latinoamericana(…). In questo campo si impone la necessità di seguire un piano di leale cooperazione regionale e continentale, perché i mezzi che si usano per combattere il traffico dei narcotici abbiano la dovuta efficacia”. “Bisogna che l’attività criminale della produzione e del traffico della droga venga combattuta direttamente e, alla fine, frenata(…). La mia esortazione pressante e la mia ammirazione è… per i capi di Governo e i cittadini che si sono impegnati a combattere la produzione, la vendita e l’abuso della droga, forse pagando un prezzo molto alto, perfino sacrificando la loro integrità fisica…”.

3. RECUPERO

Il Papa ci dice come affrontare il problema: “Per affrontare il problema non serve né lo sterile allarmismo né l’affrettato semplicismo. Serve invece lo sforzo di conoscere l’individuo e comprendere il suo mondo interiore, portarlo alla scopertine/coperta o alla riscopertine/coperta della propria dignità di uomo, aiutarlo a far risuscitare e a crescere, come soggetto attivo, quelle risorse personali che la droga aveva sepolto attraverso una fiduciosa riattivazione dei meccanismi della volontà orientata verso ideali nobili e sicuri”. Il Papa invita “i genitori di un figlio tossicomane a non disperare mai e a mantenere il dialogo con lui, a prodigargli affetto e a favorire i suoi contatti con strutture che lo possono prendere in carico. L’attenzione calorosa di una famiglia è un grande sostegno per la lotta interiore e per i progressi di una cura di disintossicazione”. “Le crisi umane e sociali più difficili possono essere superate alla luce del Vangelo, e pertanto oggi si può uscire dal dramma della droga per ritrovare il cammino della fiducia nella vita”. “La paura del futuro e dell’impegno nella vita adulta che si nota nei giovani li rende particolarmente fragili. Spesso non sono incitati a lottare per un’esistenza giusta e bella, hanno la tendenza a rinchiudersi in se stessi(…). Le forze della morte li spingono a darsi alla droga, alla violenza e ad andare a volte fino al suicidio”. Il Cardinale Segretario di Stato – nel discorso ricordato – afferma: solo l’impegno personale dell’individuo, la sua volontà di rinascita e la sua capacità di riprendersi, possono assicurare il ritorno alla normalità dal mondo allucinante dei narcotici, e per questo sono necessari anche gli aiuti sociali delle famiglie e delle comunità terapeutiche. Il Pontificio Consiglio per la Famiglia afferma: “E’ necessario che il tossicodipendente conosca ed esperimenti l’amore di Gesù Cristo, si apra e rinasca a un ideale autentico di vita, aderisca pienamente e sinceramente a Cristo e al suo Vangelo, mediante la fede accetti la sovranità di Cristo e giunga ad essere suo discepolo. Il tossicomane ascolti con particolare intensità il richiamo “Venite a me voi tutti che siete affaticati e stanchi e io vi ristorerò”. La Chiesa propone, ma non impone, porta l’uomo alla scopertine/coperta della sua dignità come soggetto attivo, gli insegna il perché della sua esistenza terrena. Evangelizzare il mondo della droga implica tre passi fondamentali: annunciare l’amore paterno di Dio, denunciare i mali che causa la droga e testimoniare il servizio al tossicodipendente. Il modello cristiano della famiglia rimane come un punto di riferimento prioritario per la prevenzione, il recupero e l’inserimento dell’individuo nella società”.

CARD. JAVIER LOZANO BARRAGAN

(tratto da L’Osservatore Romano, venerdì 1 dicembre 2000, p.7)