Volontariato
a Caritas Ticino
L'emissione del
6 gennaio 1996 di Caritas Insieme era dedicata alle testimonianze di volontari
Quel che accomuna
tutti è il desiderio di partecipare all'opera di Caritas Ticino come
espressione di Chiesa e la certezza che questo gesto li fa crescere
A cura di Dani Noris
Le proposte di volontariato
a Caritas sono di vario genere. A volte chi si annuncia per fare del volontariato
ha già un'idea precisa, magari perché ha conosciuto qualcuno che
è già impegnato e desidera unirsi all'esperienza. Altri invece
si mettono a disposizione per quel che viene proposto o per rispondere al bisogno
del momento.
In questo numero diamo spazio ad alcune testimonianze di persone che si impegnano in situazioni e ambienti differenti. Queste testimonianze sono state presentate nella trasmissione televisiva CARITAS INSIEME del 6 e 7 gennaio 1996.
Quel che accomuna tutti è il desiderio di partecipare all'opera di Caritas come espressione di Chiesa e la certezza che questo gesto li fa crescere.
Ho cominciato a fare del volontariato presso l'Ambulatorio quando è stato rilevato da Caritas nel 1990, un po' per curiosità e un po' per far qualcosa per gli altri.
Poi, adagio adagio, ho capito che quest'esperienza serve più a me, perché mi insegna a capire che la vita è un fatto gratuito, mi insegna la gratuità.
Quello che faccio all'Ambulatorio mi aiuta a vivere meglio, in modo più cosciente la vita di ogni giorno. Inoltre facendo del volontariato per Caritas si lavora per la Chiesa, perché Caritas è l'espressione della Chiesa nel sociale.
Sto facendo l'esperienza che quello che ci disse il Vescovo Eugenio Corecco è vero: "Agite con la certezza che i primi beneficiari sarete voi; la spiritualità della vostra vita, la qualità spirituale della vostra vita... perché è quello che conta..."
Luciana Asioli
Abito in centro e ho avuto l'opportunità di passare da Piazza Indipendenza, dove c'era il primo Mercatino. Sono entrata a guardare per curiosità, poi ho trovato delle persone simpatiche e anche un'amica che lavorava lì. Così ho cominciato, poi è diventata una consuetudine. Quasi tutti i giorni passavo di lì ed entravo e poi, più tardi, quando il Mercatino si è trasferito in via Somaini, andavo qualche giorno o qualche ora a sostituire qualche signora che aveva dei problemi. Infine, in via Lucchini, è diventata la consuetudine del pomeriggio. Vengo sempre con piacere perché è uno stimolo, mi aiuta anche psicologicamente perché è un incentivo a uscire; altrimenti me ne resterei magari in casa e questo non è, naturalmente, positivo. Il lavoro ha diversi lati, cioè dei lati fantastici perché incontri le persone. Queste hanno magari dei problemi, te li raccontano, partecipi anche. Specialmente le ragazze che hanno problemi di tossicodipendenza: mi fanno veramente tanta tenerezza. Poi, naturalmente, ci sono dei lati un po' meno positivi; però, naturalmente, bisogna sorpassarli, bisogna cercare di adeguarsi un po' a tutti.
Venusta Arioli
In Caritas, appena lo studio me lo consente, offro il mio tempo collaborando con molti altri alla trasmissione televisiva "Caritas Insieme" , in onda ogni sabato e domenica su Telecampione. Quindi io ho a che fare con videocamere, microfoni, cavi e apparecchiature simili.
Seguendo un cammino di fede con l'Azione Cattolica, capita sovente di spostarsi per ritiri, vacanze o incontri a livello europeo ed internazionale (Denver, Manila, Loreto,...). Quindi da circa un anno, assieme alle solite valige, mi porto appresso tutti i macchinari video del caso, con lo scopertine/copo di raccogliere interviste, esperienze, opinioni oppure, più semplicemente, riprendendo la vita del "popolo di Dio in cammino", così come mi è data la grazia di vivere.
Sta di fatto che i miei amici ogni tanto devono sopportare il sottoscritto che, nel momento più impensato, sbuca con la cinepresa e, senza tante finezze, pianta sotto il naso un microfono e con domande più o meno sensate invoglia a parlare e raccontare la propria vita e le impressioni e le riflessioni che scaturiscono dalle diverse esperienze che si vivono.
Allora c'è ancora qualcuno che pensa che con Caritas Ticino non ci sia un'attività di volontariato che fa per lui? Oppure qualcuno che è ancora rimasto ad una concezione del volontariato limitata alle collette per i poveri?
Certo, anche queste sono necessarie, ma mi sono accorto come prima di tutto i poveri non bisogna andarli a cercare lontano (il primo povero sono sempre IO!). Non da ultimo, come ci ha insegnato il Vescovo Corecco "la persona va oltre il suo bisogno", quindi è riduttivo fermarci all'evidenza, ai nostri istinti umani (o sociali).
Sono state queste parole, così vere, a farmi optare per questa attività, senza avere sensi d'inferiorità, perché risponde a qualcosa di più grande di una semplice informazione a carattere sociale e religioso: è una vera e propria pastorale della carità, cioè un'educazione cristiana che invita a mettere al primo posto Gesù Cristo, in quanto solo Lui è capace di dare un senso alla vita, e quindi anche alla sofferenza ed ai diversi bisogni.
Svolgendo questa attività, fin dalla prima intervista mi ha colpito il fatto di trovarmi subito in sintonia con la persona da intervistare. Io credo che vivendo nella Chiesa, quindi essendo dentro un'esperienza di crescita nella fede, anche se le esperienze religiose sono numerose si ha un denominatore comune: Gesù Cristo. Questo mi aiuta davanti ad una persona che non conosco (magari so solo il nome perché gliel'ho chiesto trenta secondi prima di fargli l'intervista) ad avere un filo conduttore, di modo che la sua esperienza non mi è estranea e quindi con una certa facilità, posso dialogare con lui. Così riesco a comunicare in modo molto più diretto, quindi posso aiutare la persona che mi sta davanti a raccontare quello che ha dentro, il che non è sempre facile.
In un mondo in cui la comunicazione è veramente importante (si dice che la comunicazione unirà il mondo), credo che la Chiesa ha parecchio da dire, perché la fede è veramente qualcosa che unisce in modo forte e profondo. Anche nel campo della comunicazione di massa, Gesù Cristo è una marcia in più, è più efficace! E quindi è giusto che i cristiani si impegnino nei mass-media in modo serio e professionale, perché equivale a mettere in pratica il messaggio "gridate il Vangelo dai tetti".
A livello personale, "Caritas Insieme" mi ha permesso di approfondire la mia fede. Questo perché, intervistando qualcuno, devo naturalmente interrogare me stesso su quello che sto vivendo. Non posso sparare domande a caso, ma devo cercare di cogliere ciò che veramente è essenziale nell'esperienza di Chiesa. Quindi, mi ha aiutato a crescere, mi ha aiutato a mettere i puntini sulle "i" anche nella mia esperienza, su quello in cui più credo.
Parallelamente, nel mio piccolo, ho potuto aiutare altri, i più timidi, chi preferisce stare dietro le quinte, a venire fuori e a dire la loro in un mondo che, purtroppo, le cose più importanti tende sempre a lasciarle da parte. Infatti la televisione passa di tutto: i giochi a premio, lo scoop eccezionale, le telenovelas, tutto questo (anche bello qualche volta) non nutre il cuore dell'uomo, non rivela quello che effettivamente l'uomo è, quello che ha dentro, quello che è più importante.
Inoltre questa occupazione mi ha svegliato di botto su una questione che da anni mi trascinavo nella mente. Infatti è da tanto che utilizzo apparecchi video e mi diletto a fare il video amatore, ma riflettendo mi sono accorto come il mio agire era quasi una moda o un semplice divertimento, cioè mancavano in me delle motivazioni profonde che dessero vero significato a questo mio hobby.
Bene. Adesso non è più semplicemente un gioco, ma un modo concreto per contribuire affinché anche i cristiani abbiamo voce nei mass-media, quindi la video camera è diventata per me un mezzo di evangelizzazione, un'ennesima grazia di Dio, consegnata nelle mie fragili mani, affinché diventi strumento di salvezza e non soltanto carta vincente del consumismo moderno.
Federico Anzini
Fare del volontariato è stato innanzitutto rispondere a una proposta fatta da amici. Proposta alla quale mi sono sentita di aderire per sostenere un'opera che ritengo importante, come quella di Caritas Ticino. Era in fondo il modesto contributo che potevo dare io. Poi mi ha attratto il fatto che fosse di continuo, cioè una cosa regolare che mi impegnava a portare avanti questo Mercatino. Poi, pian piano, si sono scopertine/coperte altre cose: per esempio, il contatto con altri volontari, che è sempre stato molto bello, positivo e arricchente e anche con la gente che viene e che compera. Poter essere disponibile per qualcuno mi fa piacere.
Infatti questa esperienza è sempre piacevole e gratificante. E' bello anche vedere come è nato il Mercatino. E' cresciuto dal niente, ma adesso le persone che arrivano trovano anche un punto di accoglienza e di ritrovo con noi. Siamo una decina di volontarie fisse, più cinque o sei persone che si alternano facendo delle supplenze. Ogni giorno ci ritroviamo in due o in tre ed è sempre un momento arricchente.. E' un gesto che educa alla gratuità e alla continuità. Infatti il fatto di essere chia- mata ad una fedeltà e ad una regolarità fa sì che non agisco so- lo al momento in cui ho voglia di fare una cosa o in cui mi sento di occuparmi degli altri. L'aver preso un impegno, in fondo, mi educa a una continuità e a ricercare poi sempre, anche il valore per cui lo faccio. Cioè, non è una routine, non è un'abitudine; però, nello stesso tempo, è chiaro: è sempre quel momento, il giovedì, che è dedicato a quello.
Silvana Fiscalini
Ho lavorato per oltre quarant'anni per lo Stato: dapprima quale docente in vari ordini di scuole, in seguito nell'amministrazione. Tre anni fa, alla vigilia del pensionamento, mi sono rivolto al direttore di Caritas Ticino, incontrato casualmente, per chiedergli se mi sarebbe stato possibile svolgere qualche attività nell'ambito del volontariato.
Due furono le ragioni alla base di quella mia richiesta: l'una di carattere ideale, in quanto trovavo giusto, dopo aver tanto ricevuto dalla vita, restituire disinteressamente qualcosa al mio prossimo; l'altra, più banale, dettata dal desiderio di occupare il tanto tempo libero di cui, fra poco, avrei potuto disporre.
Fra le molte svariate attività che Caritas è in grado di offrire a chi vuol fare del volontariato, mi è stata proposta quella di trascrivere, partendo da registrazioni magnetiche, i testi delle conversazioni che Don Giuseppe Bentivoglio, medico e sacerdote, tiene in occasione di incontri di formazione per operatori e volontari. Si tratta di un lavoro che mi tiene occupato, ogni volta, per una decina di ore e che apprezzo particolarmente perché mi dà l'occasione di riflettere, dal punto di vista del Cristiano, sui valori della vita e, quindi, di crescere ancora.
Claudio Ghielmini