Incontri
di formazione trimestrali per i volontari
Il
cammino formativo di Caritas Ticino
Di Don Giuseppe Bentivoglio
In un'epoca di Vangelo diluito e di coscienze svaporate, un colpo d'ala per
allargare gli orizzonti non guasta.
Da alcuni anni esiste nell'ambito delle attività svolte da Caritas Ticino,
un ciclo annuale di incontri (da tre a quattro), il cui intento è quello
di offrire alle persone, che in quanto volontari collaborano in Caritas, alcune
possibilità educative.
Questi incontri hanno dunque uno scopertine/copo formativo: gli argomenti, che ogni anno
sono scelti, toccano perciò alcuni aspetti fondamentali della fede e
della coscienza, che abbiamo, di essa.
La scelta di dare agli incontri una simile impostazione dipende dalla constatazione
che oggigiorno il bisogno educativo resta il più delle volte insoddisfatto,
per cui la fede manca dello spessore culturale, che è indispensabile
per dare ad essa la necessaria solidità e consapevolezza.
Le persone, che normalmente incontriamo, ancorché cristiane e desiderose
di esserlo, faticano a collocare la loro fede nel contesto sociale e culturale,
nel quale ci troviamo, per cui essa è continuamente esposta al pericolo
di cedere alla mentalità comune e di non essere più una proposta
originale. Il cedimento culturale della fede, che diventa perciò subalterna
all'ideologia dominante, è la conseguenza di carenze educative, che a
loro volta dipendono dalla debolezza della Parrocchia tradizionale luogo di
educazione alla fede e di approfondimento culturale di essa.
Stando così le cose, contribuire alla formazione delle persone significa
aiutarle a capire la fede, rendendosi conto dei suoi contenuti in rapporto all'ambiente
in cui viviamo, i suoi interrogativi, le sue contraddizioni, le sue speranze
e delusioni.
In tempi come i nostri, dove la fede viene considerata culturalmente insignificante
e il cristianesimo è ridotto a messaggio etico (il più delle volte
inascoltato e contraddetto, perché giudicato inattuale), occorre ricostruire
un soggetto cristiano consapevole che Cristo e la fede in lui sono la risposta,
ogni giorno vissuta, di cui gli uomini hanno bisogno perché la loro vita
abbia un senso e un compimento; e sono, nello stesso tempo, lo sguardo che permette
di meglio indagare la realtà e indicare al cammino degli uomini prospettive
originali.
L'esistenza di un soggetto consapevole e libero è, inoltre, la condizione
necessaria per ascoltare il mondo e dialogare con i suoi bisogni fondamentali
e con le molte ideologie, che cercano di rispondere ad esso.
Questo lavoro educativo ci è sembrato necessario, in quanto non possiamo
dare per acquisite le cose fondamentali e nello stesso tempo gli argomenti particolari,
come ad esempio la solidarietà, la sofferenza, il lavoro, la disoccupazione,
ecc., non possono essere cristianamente valutati, se prima nella persona non
avviene una maturazione della fede ed una coscienza adulta di essa. Un'Istituzione
come Caritas non ha di per sé il compito di formare in questo senso le
persone, tuttavia, nelle presenti circostanze, questo compito può e deve,
nella misura del possibile, essere assunto, non essendo in molti casi soddisfatto
-come già detto- dalle tradizionali Agenzie educative.
Quest'anno abbiamo scelto di seguire nell'ambito di Caritas la Scuola diocesana
della fede, utilizzando il fascicolo pubblicato dall'Ufficio catechistico "In
Cammino verso il Terzo Millennio". Le ragioni sono facilmente immaginabili:
la volontà di percorrere il cammino, che la Chiesa locale propone, e
la constatazione che pochi hanno la possibilità di fare questa catechesi.
Debbo dire che l'esperienza fatta in questi anni è stata positiva: la
partecipazione è stata soddisfacente, sia quantitativamente che qualitativamente.
Penso che il lavoro possa proficuamente continuare.