Morale sessuale
Fra diritto e follia: i figli di nessuno

Sintesi delle ultime due lezioni di morale sessuale e famigliare, tenute da p. Lino Ciccone per i candidati al Diaconato Permanente presso la Facoltà teologica di Lugano. Anno accademico 1994-1995.

A cura di Dante Balbo


Introduzione

Nelle ultime lezioni si è parlato di procreazione responsabile, un tema da quasi trent'anni abusato tra i laici e i cattolici, su cui si è scritto, adoperando il proverbiale fiume di inchiostro.
Ho un'idea: facciamo finta di essere in televisione. Io intervisto il docente, spiegandogli che abbiamo una decina di minuti, che scritti sono tre pagine al massimo.
Qui lanciamo solo qualche provocazione, tanto, per approfondire, di materiale ce n'è quanto si vuole.
Noi, durante il corso,avevamo usato un libretto edito dalla Caritas Ticino che si chiamava, appunto, "Per una responsabile regolazione della fecondità coniugale (31.08-01.09.1989)" e un testo con l'istruzione "Donum vitae", commentato da Mons. Dionigi Tettamanzi.
Un altro esempio abbastanza recente di testi sull'argomento è l'enciclica "Evangelium vitae".


Se fosse stato un servizio di "Caritas Insieme"...

Un'intervista immaginaria, ma non troppo, con Padre Lino Ciccone.


L'Apocalisse demografica: cosa nasconde il velo?

"Professor Ciccone, non le pare che la Chiesa esageri con la sua rigidità nei confronti della contraccezione, che in fondo resta il mezzo più efficace per regolare le nascite in quei paesi che hanno scarse possibilità di accedere ai nostri strumenti culturali per risolvere il problema delle gravidanze indesiderate? La Chiesa stessa parla di responsabilità nello scegliere il momento più adatto per avere un figlio!"

"Il problema è complesso, perché è vero che le condizioni storiche, in occidente, sono oggi mutate. La famiglia patriarcale o allargata è scomparsa e i genitori si trovano spesso da soli a gestire la loro maternità e paternità, per non parlare dell'emergere di situazioni in cui la copertine/coppia stabile non è più un presupposto per la venuta di un bambino. Inoltre la mortalità infantile è drasticamente diminuita, mentre i costi per il mantenimento di un figlio sono aumentati, anche in funzione della sua più lunga permanenza nella famiglia, come persona in formazione, quindi non cooperatore al bilancio famigliare.

Questi mutamenti, impongono una seria riflessione e una coscienza serena dei propri limiti come genitori, quindi la necessità di partecipare al progetto creatore di Dio con responsabilità e attenzione.

L'analisi di queste trasformazioni, però, non c'entra assolutamente con il vero e proprio progetto di invasione della cultura di urgenza della regolazione demografica. Questa cultura infatti, ha creato dei quadri apocalittici, nel senso di catastrofici, parlando di bomba demografica, di soluzione dei problemi del terzo mondo attraverso il ridimensionamento del loro problema principale, cioè l'incapacità di regolare la loro crescita demografica.
Nei Paesi occidentali, dove l'emergenza demografica non era così marcata, si è puntato su motivazioni diverse per ridurre la crescita della popolazione, accentuando le ragioni legate ad una maggiore libertà della donna, alla possibilità di uno sviluppo più equilibrato in famiglie poco numerose, più mobili, capaci di permettere la realizzazione di entrambi i coniugi.
Parlo di un vero e proprio progetto, perché non si tratta solo della divulgazione di idee, ma dell'investimento di molti capitali, per campagne pubblicitarie e diffusione a tappeto degli anticoncezionali. Anche l'aborto, sviluppato come strumento sistematico, si è tentato di farlo passare per un metodo quasi anticoncezionale, o meglio, di prevenzione dell'eccessivo sviluppo demografico.
Apocalisse in greco, non vuol dire catastrofe, come molti immaginano, ma svelamento, rivelazione delle cose nascoste.
Togliamo allora il velo e scopertine/copriamo che, forse, dietro a questo progetto, anche se semplifichiamo un po troppo, vi è la necessità di uniformare il mondo al modello occidentale, senza cambiare realmente i rapporti di forza fra le nazioni ricche e quelle povere. La Chiesa, nel suo Magistero, ha detto che lo sviluppo reale di una nazione, porta naturalmente alla riduzione della natalità, per effetto simile a quello avvenuto in occidente.
La Chiesa, dunque, rifiuta la contraccezione con mezzi artificiali, oltre che per ragioni etiche, non secondarie, per differenza dell'analisi politico-economica della situazione mondiale.
La contraccezione è fondamentalmente deresponsabilizzante, non risolve il problema demografico e introduce una mentalità di controllo onnipotente sul divenire umano, che contrasta con la consapevolezza dei propri limiti di creature.
Non so se mi sono spiegato, un conto è essere responsabili, ma aperti alla vita e alla possibilità che un figlio venga a sconvolgere i nostri progetti, un altro è pensare di essere padroni del tempo e della storia e di mettere sullo stesso piano i figli, la carriera, il proprio interesse ecc.


La Croce capovolta: quando molti muoiono per uno solo

"Dalla sua risposta, sembra che la Chiesa sottolinei il valore della vita umana in quanto tale, come ricchezza per l'umanità intera. Ma allora perché le obiezioni alle possibilità scientifiche, che oggi permettono di risolvere un problema sempre più grave di sterilità o quasi, perlomeno in occidente, attraverso la fecondazione artificiale o assistita?"


"Per molte ragioni, che qui possiamo solo abbozzare:

Innanzitutto, la scienza mette a disposizione dell'uomo delle possibilità, ma questo non significa che diventino automaticamente un diritto per chi le voglia utilizzare. La battaglia antinucleare è un esempio di come le ragioni di protezione dell'ambiente siano gerarchicamente più importanti dello sviluppo economico a prezzi troppo alti.
Invece oggi si assiste ad una semplificazione, per cui il fatto di poter fare un figlio in provetta, permette ad una copertine/coppia o ad un singolo di esercitare il proprio diritto ad essere genitore, come se un figlio fosse un diritto dell'adulto e non un dono della vita, se non si vuol parlare di Provvidenza.

In secondo luogo la fecondazione artificiale trasforma la fecondità della copertine/coppia in un problema biologico, mentre essere fecondi è un fatto di ordine più complesso, di cui la biologia è solo un aspetto.

Nella fecondazione artificiale è in gioco il concetto stesso di persona, tant'é vero che i figli concepiti con questo sistema si chiamano "prodotti del concepimento".
Per i cristiani, un essere umano è tale dall'inizio, non dal secondo né dal quattordicesimo giorno di gestazione. Mentre oggi si parla di pre-embrione, e qualche filosofo sostiene che un essere umano è tale solo se pensa, decide e ragiona.
Le conseguenze di un tale pensiero sono evidenti anche dal punto di vista applicativo, perché in Francia ad esempio, si propone la soppressione di malati mentali, mentre in Olanda si accoglie l'eutanasia come strumento per decidere che la vita non vale più la pena di essere vissuta.

Se poi entriamo nel dettaglio della fecondazione artificiale, partendo dall'ottica di difesa della dignità umana, per quanto embrionale sia, le scopertine/coperte sono impressionanti.

L'equilibrio biologico della donna viene alterato, stimolando la produzione multipla di ovuli.

Questi vengono fecondati con spermatozoi selezionati, il che non impedisce la possibilità di nascite di bambini con Handicap, che da una ricerca del 1992 negli USA, risultavano il 2%.
I "prodotti del concepimento" sono congelati, per diventare poi oggetto di controversie legali o di distruzione.
L'impianto in utero avviene per un numero maggiore di ovuli fecondati perché la probabilità di attecchimento è abbastanza bassa, cosicché il resto sono aborti spontanei.
Sempre in quella ricerca emergeva che l'83% dei bambini era abortita o distrutta prima di essere impiantata in utero. Se questa fosse la percentuale di successo di qualsiasi medico chirurgo, sarebbe in galera da un pezzo.
L'amore per un bambino solo, possibilità di esercitare il proprio diritto ad essere genitori, costa quindi un prezzo altissimo in vite umane, che la scienza medica, chiamata a difendere la vita, mette in conto senza batter ciglio, come un fenomeno naturale per ottenere lo scopertine/copo previsto.

La logica della Croce si è rovesciata.

Un giorno ho sentito uno scrittore che si scandalizzava perché il Dio dei cristiani ha chiesto per la salvezza del mondo che Suo Figlio gli obbedisse fino alla morte e ad una morte infame. Mi piacerebbe sapere cosa pensa di quegli uomini che , usando del progresso scientifico, chiamano alla vita 8 o 10 bambini, preventivando la nascita di uno solo di essi."


La Speranza e la leggenda di Giona

Su questa domanda inquietante chiudiamo la nostra intervista immaginata ma non troppo, e terminiamo la sintesi del corso di morale sessuale e famigliare tenuto ai candidati Diaconi da Padre Lino Ciccone.

Molte sono le cose dette e più numerose ancora quelle che si sarebbero potute dire, ma quello che desidererei emergesse da questi appunti è l'amore della Chiesa per l'uomo tutto intero, per la sua dimensione sessuata come un dono e non un vergognoso attributo.
Dal quadro proposto, tuttavia, potrebbe sembrare che vi siano poche speranze di ritrovare questa visione dell'uomo nella cultura delle prossime generazioni.

Io ritengo però che questo tempo non sia peggiore di altri, anzi, pur nella sua complessità e disorientamento dei singoli e dei gruppi, porti in sé germogli di vita. Ancora una volta mi viene in aiuto la Sacra Scrittura, che mi presenta la leggenda del profeta Giona.

Si tratta di un testo sapienziale, che narra di un uomo che fu mandato da Dio a predicare nella città di Ninive la grande, dove gli abitanti non riconoscevano neanche la destra dalla sinistra. Eppure, a dispetto delle stesse attese del profeta, questa città si convertì e riconobbe la voce di Dio.
Oggi siamo più ricchi di allora, di conoscenze e di possibilità di comunicazione; il desiderio di autenticità e la sete di senso trasuda da mille segni, gesti e volti di coloro che ci stanno attorno.

E' vero che i singoli sono spesso schiacciati e condizionati loro malgrado da una cultura che in un certo modo è autonoma e macrocosmica, ma dentro le maglie di questa rete c'è e ci sarà sempre spazio per quelli, cristiani e non, che riconoscono nell'uomo il centro della storia e dell'avventura di vivere.
Per me, cristiano, questa speranza è radicata nella certezza che Gesù ha salvato tutto l'uomo e non vi è alterazione o manipolazione che possa separarci dall'amore di Dio. Alla fine, anche la mia identità di essere sessuato, si manifesterà in tutta la sua ricchezza.