Dall'Happening
dei giovani, una storia
Il viaggio di Gerolamo
All'Happening dei giovani c'era anche l'Happening dei bambini;
sono successe molte cose e c?è chi ha raccontato anche una storia
Di Pat Solari
C'era una volta, tanti anni fa, una famiglia che viveva in un villaggio. Il
papà faceva il calzolaio e la mamma aveva un pollaio dove teneva galline,
oche e tacchini e ogni sabato andava al mercato a vendere le uova. Avevano due
figli: un ragazzo che si chiamava Gerolamo e una ragazza che si chiamava Faustina.
La gente al villaggio viveva giorno dopo giorno, occupata nelle sue faccende
e poco le importava di quello che succedeva fuori dalla porta di casa...
Una bella mattina di primavera tutta la famiglia andò alla fiera del
vicino villaggio per vendere polli, oche e tacchini e scarpe, ciabatte e stivali
che il papà aveva confezionato.
Era la festa del patrono e molta gente era arrivata dai villaggi vicini. La
piazza del paese era strabocchevole di persone e di bancarelle multicolori,
animate dai richiami dei venditori.
A un certo punto Gerolamo si allontanò insieme alla sorella per gironzolare,
curiosando tra le bancarelle.
Ed ecco che videro un gruppo di gente attorno a un vecchio che parlava. I due
ragazzi si avvicinarono e così poterono ascoltare la fine del racconto:
il vecchio parlava di un paese al di là del mare, un posto bellissimo,
dove la gente viveva felice. Prima di andarsene, il vecchio offrì a chi
l'aveva ascoltato una pietra dai mille riflessi. Anche Gerolamo e Faustina la
ricevettero e corsero dai genitori per raccontare quello che avevano sentito.
Ma i genitori, indaffarati, non badarono troppo ai figli. E poi, non c'era molto
da fidarsi di quel regalo di uno sconosciuto. Tornati a casa, si dimenticarono
dell'accaduto, presi dalle loro occupazioni.
Invece Gerolamo pensava continuamente al vecchio e, di nascosto, contemplava
la bellissima pietra iridescente e in lui diventava sempre più grande
il desiderio di conoscere quel paese lontano.
Finalmente un giorno il ragazzo si decise: disse ai genitori che voleva partire.
La mamma e il papà sulle prime non furono d'accordo, ma lui tanto disse
e tanto fece, che alla fine acconsentirono. Il papà gli diede un paio
di stivaletti nuovi fiammanti e la mamma gli affidò uno zainetto di tela
con le rifiniture di cuoio. Dentro aveva messo alcuni oggetti, dicendo a Gerolamo
di conservarli con cura. Poi aveva aggiunto una pagnotta appena cotta, farcita
con una frittata alle erbe, e qualche mela. Gerolamo non si era scordato di
prendere la sua pietra e di mattina presto, col cielo appena illuminato all'orizzonte
dall'alba nascente, dopo aver abbracciato tutti, si incamminò verso il
mare.
Intorno a lui l'aria si faceva sempre più chiara e i raggi del sole illuminavano
a poco a poco i fili d'erba e le foglioline, che brillavano per le perle di
rugiada. Gli uccelli intorno avevano cominciato il loro concerto mattutino.
Era proprio l'inizio di una bella giornata.
Cammina cammina, Gerolamo arrivò vicino a un fiume e, siccome cominciava
ad aver fame, si mise a rovistare nel sacco e tirò fuori dapprima gli
oggetti che la mamma vi aveva messo. Trovò un libro antico, scritto in
modo incomprensibile, una candela, un flauto fatto con un ramo di sambuco e
un sacchetto di piccoli semi. Restò un po' perplesso, perché non
sapeva bene come questi oggetti gli sarebbero stati utili e, dopo averli osservati
e rigirati un po' tra le mani, li rimise nello zaino. Poi cercò la pagnotta
che la mamma gli aveva dato e, mentre la stava spezzando, alzò gli occhi
e scorse una figura che si avvicinava camminando sulla strada. E a mano a mano
che la figura si avvicinava, Gerolamo potè riconoscere il vecchio del
mercato.
Arrivato vicino a lui, il pellegrino si fermò e gli sorrise. Poi, senza
parlare, gli si sedette accanto, tolse dalla sua bisaccia un pezzo di pane e
del formaggio e cominciò a mangiare. Allora anche Gerolamo cominciò
a sbocconcellare la sua mezza pagnotta. Finito di mangiare, il vecchio bevve
con gusto da una borraccia e la offrì al ragazzo, che la prese un po'
titubante. Ma dopo un paio di sorsi di quel buonissimo vinello, si sentì
riscaldare il cuore e restituì al vecchio la borraccia con un sorriso.
Il vecchio allora cominciò a parlare e gli chiese dove stava andando
e Gerolamo gli spiegò il suo desiderio di trovare il paese oltre il mare.
Al che il vecchio gli disse che stava proprio tornando là, dopo aver
pellegrinato di villaggio in villaggio. E così ripresero insieme il cammino.
Il sole era ormai alto. Il pellegrino e Gerolamo camminavano uno accanto all'altro,
in silenzio. Dopo aver fatto un bel tratto di strada, si fermarono all'ombra
di una grande quercia per riposare. Gerolamo si tolse il sacco dalle spalle
affaticate e mostrò al vecchio quello che c'era dentro. Il vecchio considerò
con attenzione ogni oggetto, sfogliò il libro e ne lesse alcune righe,
poi, sorridendo, restituì gli oggetti al ragazzo e gli disse di conservarli
con cura.
Ripresero il cammino e, nel mezzo del pomeriggio, si fermarono vicino a una
fontana per rinfrescarsi un po'. L'acqua era fresca e limpidissima e bevendola,
si tolsero la stanchezza accumulata lungo la strada polverosa.
Gerolamo avrebbe voluto fare delle domande al vecchio, ma non osava. D'altra
parte pensava che già il poter stare con lui gli dava una grande pace.
Gli bastava seguirlo.
Verso sera arrivarono a un villaggio di pescatori in riva al mare. Nel porticciuolo
un'imbarcazione a vele era pronta per salpare. Così si imbarcarono subito
insieme ai pescatori, che levarono l'ancora. Il viaggio durò tutta la
notte. L'imbarcazione solcava silenziosamente le onde spumeggianti, sulle quali
si riflettevano i raggi della luna. Il vento era favorevole e procedevano speditamente.
Ma durante la notte il vento cambiò e si trasformò in un vento
di tempesta. I marinai ammainarono le vele e dovettero lottare con tutte le
loro forze contro i cavalloni e le raffiche che spazzavano il ponte. Il ragazzo
e il vecchio si aggrapparono al timone, per aiutare gli sforzi disperati dei
loro compagni di viaggio. Per fortuna, dopo alcune ore tornò la bonaccia
e all'alba, mentre il cielo diventava rosa, tutti si riposarono insieme a prua,
contemplando il mare di nuovo calmo e il vecchio raccontò ancora del
paese lontano...
Quando il sole stava sorgendo all'orizzonte come una palla infuocata, giunsero
in vista di una terra verdeggiante. Erano arrivati! Scesero a terra e il vecchio
spiegò al ragazzo che avrebbe dovuto proseguire da solo, perché
lui si doveva trattenere per alcune faccende. Però gli diede le indicazioni
sulla strada da seguire.
Gerolamo fu un po' triste per questa separazione, ma il vecchio lo assicurò
che poi si sarebbero ritrovati.
Così Gerolamo si incamminò da solo, con il suo zaino, una mano
in tasca che stringeva la pietra iridescente.
Dopo aver attraversato una pianura, si inoltrò in una foresta di alberi
giganteschi. Non aveva mai visto un simile spettacolo: uccelli variopinti volavano
da un ramo all'altro e dalle foglie sul terreno spuntavano fiori profumatissimi.
In lontananza si sentivano strani rumori, grida e squittìi, richiami
di animali e ronzìi di insetti. Per farsi coraggio Gerolamo prese dallo
zaino il flauto e cominciò a suonare qualche nota. Poi il cammino si
fece faticoso: il sentiero saliva tra le rocce e le radici degli alberi e per
di più le provviste erano terminate. Ma il desiderio di vedersi compiere
il viaggio era così grande che Gerolamo non si accorgeva di essere stanco
e di aver fame e sete.
Finalmente la salita terminò, gli alberi si diradarono e davanti ai suoi
occhi apparve una radura di morbida erba, punteggiata di fiori. Al limite della
radura Gerolamo scorse una grande casa circondata da un muro. Correndo raggiunse
un cancello e si trovò in uno stupendo giardino, pieno di fiori, cespugli
e alberi dalle mille forme e dalle mille sfumature di colori. Gerolamo si ricordò
allora dei semi che la mamma gli aveva dato e cominciò a capire come
potessero essere importanti. A casa anche la mamma aveva seminato dei fiori,
ma questi erano cento volte più belli.
Attraversando il giardino incontrò molta gente che si affaccendava attorno
alle aiuole e nei vialetti e che, al suo passaggio, lo salutava con simpatia.
Arrivò davanti a un portone di legno massiccio, tutto intarsiato. Era
socchiuso e così Gerolamo entrò nella casa. Si trovò in
un atrio buio, ma scorse una fievole luce e andando in quella direzione, aprì
una porta accostata e si trovò in un locale illuminato solo da una candela,
sistemata su un tavolo accanto a un libro aperto. Gerolamo si avvicinò
e vide che quel libro era molto simile a quello che gli aveva dato la mamma.
Si guardò attorno e intravide una quantità enorme di scaffali
su cui erano allineati centinaia di libri. Allora prese dallo zaino la candela,
l'accese alla fiamma di quella posata sul tavolo e osservò i libri più
da vicino: anche quelli erano scritti in modo incomprensibile. E grande fu il
suo desiderio di capire cosa c'era scritto.
Poi, di porta in porta, si ritrovò in stanze sempre più illuminate
da candelabri luccicanti. In ogni stanza, dai colori sempre più risplendenti,
trovò altre persone, indaffarate ad abbellire i locali, a sistemare cuscini
e tende dai colori piacevolissimi e a srotolare morbidi tappeti dai disegni
variopinti. Finché si ritrovò nella stanza più bella e
più grande della casa.
Era rotonda, con al centro un'immensa tavola imbandita. Grandi finestre si aprivano
sulla parete circolare e portavano lo sguardo lontano, nel vasto cielo. Il soffitto
della stanza era dipinto, riprendendo il motivo del cielo azzurro, solcato da
nuvole, così che non sembrava esserci separazione tra l'interno e l'esterno:
l'orizzonte e il cuore si allargavano sull'infinito.
Un gruppo di musicanti accompagnava alcune copertine/coppie che stavano provando delle
danze. E in mezzo a tutto l'affaccendarsi delle persone che stavano ultimando
i preparativi per il banchetto, ecco che Gerolamo vide arrivare il suo amico,
il vecchio pellegrino: indossava un magnifico vestito blu notte e un mantello
rosso, ricamato in oro. Gerolamo gli corse incontro e si abbracciarono, felici
di ritrovarsi...
Molto tempo era passato da quando Gerolamo era partito da casa e i genitori
erano preoccupati, perché non avevano alcuna notizia. Allora Faustina,
dopo varie insistenze, li convinse a lasciarla partire per cercare il fratello.
Sulla strada domandò informazioni ai contadini che lavoravano nei campi
vicino al fiume, poi a quelli che si stavano riposando all'ombra della quercia
e infine alle donne che attingevano l'acqua alla fontana e così potè
seguire la giusta direzione e arrivò al villaggio di pescatori. Lì
le dissero che avevano visto salpare l'imbarcazione con il vecchio e il ragazzo,
ma che non sapevano quando sarebbe tornata.
Allora Faustina decide di aspettare. Tutte le mattine e tutte le sere, sul molo
scrutava la linea del mare che si perdeva nell'orizzonte. Durante il giorno
si mise al servizio dei pescatori, per aiutarli ad aggiustare le reti, a scegliere
il pesce e a metterlo sotto sale. Stando con le donne poi Faustina imparò
a conoscere le erbe medicinali e ben presto diventò esperta nel curare
ogni sorta di mali.
I giorni passavano e a poco a poco l'intero il villaggio di pescatori si era
unito all'attesa di Faustina e tutti si riunivano regolarmente insieme a lei
sul molo per scrutare il mare. E una bella mattina Faustina, seduta sugli scalini
che scendevano verso la riva, con in fondo al cuore la speranza di rivedere
il fratello, vide lontano lontano, sulla linea che unisce il mare con il cielo,
un puntino. Non poteva sbagliare: era lui! Il puntino si fece sempre più
grande finché si distinse un'imbarcazione con le vele spiegate e, quando
fu più vicina, si videro anche le persone che dal ponte facevano cenni
di saluto.
Con il cuore pieno di felicità Faustina riconobbe il fratello e vide
accanto a lui altri tre giovani, tra cui una ragazza.
L'imbarcazione, giunta al molo, non fece in tempo ad attraccare che fratello
e sorella si ritrovarono felici uno nelle braccia dell'altra, circondati dalle
voci esultanti di tutto il villaggio.
Dopo aver salutato gli amici pescatori ed essersi promessi di ritrovarsi, si
incamminarono verso casa e durante il tragitto Gerolamo ebbe tutto il tempo
per raccontare il suo viaggio.
Il vecchio gli aveva insegnato a leggere la scrittura del libro, che raccontava
la storia del mondo e dei popoli che erano venuti prima di loro, e gli aveva
regalato una lanterna tempestata di pietre preziose, da dove la sua candela
poteva mandare intorno una luce moltiplicata da mille riflessi. Gli amici che
erano venuti con lui avevano portato le loro ricchezze: Leonardo sapeva cantare
e suonare meravigliosamente, non solo il flauto, ma anche molti altri strumenti,
Antonino era un bravissimo giardiniere e aveva portato tante specie diverse
di semi e Gemma sapeva tessere tele stupende e fare ricami delicati.
Gerolamo e Faustina più si avvicinavano a casa e più si rallegravano
di ritrovare i loro genitori e tutta la gente che avevano lasciata al villaggio
e di poter offrire loro i doni che avevano portato dal paese lontano: musiche
bellissime, nuove qualità di semi dei fiori multicolori, stoffe preziose
e morbide e libri con storie meravigliose. Anche Faustina, sebbene non avesse
visto il paese con i suoi occhi, era come se ci fosse stata, perché non
si stancava di ascoltare il racconto del fratello e dei nuovi amici. E al villaggio
aveva portato le sue nuove capacità di curare i malati.
Da quel giorno la vita del villaggio diventò cento volte più bella:
gli abitanti avevano imparato a stare insieme e a fare molte cose nuove. Avevano
anche ingrandito le loro case e ne avevano costruite di nuove per i pellegrini
che passavano di lì e che spesso si fermavano, attratti dalla gioia che
regnava in quel luogo.
Si ritrovavano poi una volta all'anno e facevano una grandissima festa, alla
quale invitavano anche i pescatori del villaggio in riva al mare.
E nel loro cuore aspettavano il giorno in cui il vecchio pellegrino sarebbe
ritornato a prenderli per portarli nel paese lontano oltre il mare.