Caritas
Ticino inaugura un centro a Slavonski Brod
Per i bambini bosniaci
Di Vera Podpecan e
Mimi Lepori
Una nuova struttura
in Croazia. Dopo alcuni sopralluoghi effettuati nel corso dell'ultimo anno ecco,
l'inaugurazione ufficiale del centro per bambini a Slavonski Brod. Una casa,
dei locali grandi, una cucina con refettorio, delle camere , dei bagni; insomma
una struttura pronta ad accogliere una cinquantina di bambini profughi bosniaci
che questa assurda guerra ha trasferito definitivamente in questa città
a cavallo tra la Croazia e la Bosnia. Infatti, solo il fiume Sava divide i confini
diventati così importanti e strategici durante questi ultimi anni e così
determinanti per il futuro della città. Una cittadina, quella di Slavonski
Brod, che a fatica sta riprendendo quota. Ai cinquantacinque mila abitanti se
ne son aggiunti altri ventimila, figli della guerra e la sua posizione geografica
ha fatto si che molte strutture pubbliche fossero completamente distrutte, tra
queste appunto gli asili e i centri giovanili.
Abbiamo quindi accolto con interesse la proposta fattaci dalla CARITAS di Zagabria
di voler aiutare questa parrocchia a terminare una struttura pensata prima della
guerra e rimasta, per forza di cose, in sospeso durante gli ultimi anni. Una
parrocchia dinamica con a capo un prete desideroso di ridare fiducia alla sua
gente. Il parroco, don David è anche direttore della Caritas; una Caritas
giovane e già confrontata con problemi e situazioni di disagio gravissimi.
Nei nostri uffici a Lugano suona il telefono e ci annunciano che una persona
vuole farci una donazione con lo scopertine/copo preciso di aiutare i bambini vittima
della guerra in Bosnia. Due desideri si incontrano e grazie allo strumento-Caritas
si concretizzano.
Giusto ci è sembrato quindi ringraziare pubblicamente la persona che
con un gesto di solidarietà ha permesso non solo la realizzazione concreta
di questo Centro, ma anche la sua gestione per i primi tre anni garantendo quindi
ad alcune maestre d'asilo una piena occupazione remunerata.
Lo abbiamo ringraziato al momento dell'inaugurazione, attraverso la nostra trasmissione
di CARITAS Insieme , attraverso gli articoli apparsi sui giornali, a voce da
Rete 2 e dal Caffe del Popolo. Lo facciamo quindi anche oggi, attraverso il
mezzo di comunicazione di Caritas Ticino. La scelta di investire sui bambini,
offrendo loro un clima sereno in centri con persone preparate per questo lavoro
è fondamentale. Sono loro la nuova generazione, coloro che domani sono
chiamati a costruire una società dove si riesca a vivere un'esperienza
di pace e di perdono. Accoglierli oggi in un centro, aiutarli a superare le
ferite e i traumi della guerra (sono bambini che sono scappati con le loro madri
dalla Bosnia; molti hanno perso il padre o non hanno più notizie) vuole
dire investire per il domani, per il futuro di un Paese.
Ma durante questo viaggio, ritmato da incontri e da ../../../../ che rendevano la
guerra qualcosa di terribilmente vivo e presente anche per noi, abbiamo visitato
anche le due case a Zagabria acquistate grazie alla solidarietà della
popolazione ticinese durante l'anno 93. Le due case le avevamo volute per accogliere
donne e bambini, bosniache e croate, vittime della violenza sessuale. Alcuni
anni sono trascorsi e le due case sono realmente diventate un rifugio importante
per molte donne e bambini. I numeri parlano chiaro; a VRAPCE si sono accolte
168 persone delle quali 58 donne e 110 bambini e a SAMOBOR 155 delle quali 68
donne e 87 bambini (dati a fine dicembre 95)
Luoghi di passaggio, di ristoro, di compagnia, per rinsaldarsi, per riaffrontare
la vita. Così ci parlava la responsabile della casa di SAMOBOR, anch'essa
vitima della guerra, raccontandoci alcuni episodi di donne accolte nelle case.
L'accento sulla destinazione delle case messo anni fa è oggi ancora realistico;
lo scopertine/copo è quello di accoglier per poter reinserire. Nelle case c'è
quindi una grande mobilità, perché le donne e i loro bambini appena
ristabilite partono, per affrontare il loro futuro rinsaldate da un periodo,
breve o lungo a secondo del bisogno, di pace. Accanto a queste due azioni vogliamo
ricordare quella del padrinato che dal 1993 ad oggi ha permesso a 632 bambini
di ricevere un sostegno.
Ma un paese come quello della Bosnia o della Croazia ci interroga e ci stimola
a trovare piccole soluzioni a problemi concreti. Ecco allora concretizzarsi
l'idea del pollaio. Un pollaio di più di 5ooo polli in un ciclo, capace
di dare cibo ai 400 e più bambini accolti nelle strutture della Caritas
di Zagabria e alle molte situazione familiari seguite dagli operatori. Un'impresa
sociale volta a garantire degli introiti fissi che vengono poi devoluti al miglioramento
delle diverse situazioni. CARITAS Ticino, grazie ancora alla fiducia che persone
le hanno fatto, ha garantito il capitale iniziale dell'operazione. Un'impresa
sociale che, oltre a fornire a prezzi modesti del cibo, assicura a 3 persone
un posto di lavoro.