Il
liceo diocesano, una scuola cattolica
Di Don Patrizio Foletti,
direttore
Ma vale proprio la
pena, nel nostro contesto politico-sociale, non certo favorevole alla presenza
di scuole non statali, aprire e far vivere delle scuole cattoliche?
La domanda, nel nostro Cantone, di tanto in tanto affiora qua e là, nonostante
sia ampiamente acquisito, più a parole che nei fatti, non solo il diritto
alla loro esistenza, ma anche il loro contributo positivo nell'ambito delle
proposte educative presenti nelle nostra società.
Io ci sono capitato, per le circostanze della vita, più per obbedienza
che per scelta. Oggi ne sono tuttavia un convinto sostenitore, grazie soprattutto
a quanto ho potuto sperimentare nel contatto quotidiano con i docenti e con
gli studenti.
Per capire il valore delle iniziative educative della Chiesa nella società,
mi pare valga la pena rileggere anzitutto alcuni brani di un documento del Concilio
Vaticano II, la Dichiarazione Gravissimum Educationis sull'educazione cristiana,
che, come altri testi del Concilio, rischia spesso di essere dimenticato.
Dopo aver messo in evidenza l'importanza delle scuole pubbliche, il documento
afferma (al nr. 8) che la presenza della Chiesa in campo scolastico si rivela
in maniera particolare nella scuola cattolica. Al pari delle altre scuole, questa
persegue le finalità culturali proprie della scuola e la formazione umana
dei giovani. Ma suo elemento caratteristico è di dar vita ad un ambiente
comunitario scolastico permeato dallo spirito evangelico di libertà e
carità, di aiutare gli adolescenti perché nello sviluppo della
propria personalità crescano insieme secondo quella nuova creatura che
essi sono diventati mediante il battesimo, e di coordinare infine l'insieme
della cultura umana con il messaggio della salvezza, sicché la conoscenza
del mondo, della vita, dell'uomo, che gli alunni via via acquistano, sia illuminata
dalla fede.
Dopo aver ribadito che la scuola cattolica conserva la sua somma importanza
anche nelle circostanze presenti, il documento si rivolge ai docenti ed ai genitori,
con parole che pure mi sembra valga la pena mettere in evidenza. Da parte loro
gli insegnanti ricordino che dipende essenzialmente da loro che la scuola cattolica
sia in grado di realizzare i suoi scopertine/copi e le sue iniziative (...) E ci tiene
il sacro Sinodo a dichiarare che il ministero di questi maestri è autentico
apostolato, sommamente conveniente e necessario anche nei nostri tempi, ed è
insieme reale servizio reso alla società. Ai genitori cattolici ricorda
poi l'obbligo di affidare, secondo le concrete circostanze di tempo e di luogo,
i loro figli alle scuole cattoliche, di aiutarle secondo le loro possibilità
e di collaborare con esse per il bene dei loro figli.
Mi sembrano parole non proprio trascurabili e che meritano una certa attenzione.
Infatti, gli anni che hanno seguito il Concilio sono stati segnati sia dal fiorire
o dal rifiorire delle scuole cattoliche, che da un'ampia riflessione sul compito
educativo ad esse affidato.
Ma passando dalle parole ai fatti, non ho difficoltà ad affermare che
il lavoro formativo svolto nelle scuole cattoliche della nostra Diocesi può
essere apprezzato da chiunque le avvicini senza pregiudizi. Esse sono di fatto
ambiti in cui emerge una proposta educativa chiara, ma che, proprio perché
proposta, viene offerta alla conoscenza ed al giudizio dello studente, che è
chiamato ad una scelta libera e responsabile. Esse sono luoghi di educazione
globale dello studente, in cui hanno un posto particolare la dignità
della persona, la solidarietà, il bene della società civile (e
quasi per ironia della sorte, di regola, la civica viene studiata di più
nelle scuole private che in quelle pubbliche!).
Purtroppo la frequenza della scuola cattolica nel nostro Cantone rischia di
essere un lusso, poiché, data la mancanza di qualsiasi aiuto pubblico,
esse sono costrette a chiedere delle rette non proprio leggere. Eppure, nonostante
questo onere non indifferente, queste scuole non sono elitarie, benché
spesso non possano accogliere tutti coloro che desidererebbero usufruire di
questo servizio.
Fra le scuole cattoliche presenti nel Ticino, due sono diocesane, nel senso
che appartengono alla Diocesi stessa; si tratta del Collegio Papio di Ascona
e del Liceo diocesano di Breganzona. Il primo ha una lunga tradizione, il secondo
è sorto per iniziativa del compianto vescovo Eugenio Corecco nel 1987.
Ho avuto incarichi sia nella prima che, ora, nella seconda e mi sento di affermare
che in entrambe si può incontrare un ambito educativo molto valido. In
periodo di vacanze e, forse, di scelte per il futuro, può valere la pena
considerare più da vicino queste realtà del nostro panorama scolastico.
Qui di seguito vi propongo tre testimonianze del lavoro svolto presso il Liceo
diocesano.
Parla un'insegnante
Di Cristina Bozzano
Vicedirettrice
Scrivere della propria quotidianità non è facile, così
come non è sempre facile spiegare le ragioni che portano a certe scelte.
La realtà del Liceo Diocesano di Lucino nasce proprio dalle convinzioni
e dalle scelte, talvolta ardue, di coloro che, come Monsignor Corecco, questa
scuola l'hanno voluta, la dirigono o, non da ultimo, proprio nella quotidianità
la animano: la direzione stessa, il corpo insegnante, gli studenti.
La nostra scuola è conosciuta e apprezzata per la particolare disponibilità
che gli insegnanti mostrano nel seguire gli studenti. È infatti vero
che anche solo quantitativamente la presenza e disponibilità dei docenti
oltre i normali orari scolastici va ben oltre ogni più rosea alternativa
offerta dalle scuole cantonali. Questo ci permette, benché gli allievi
siano confrontati con un compito tanto impegnativo quanto una maturità
federale, di ottenere risultati scolastici di tutto rispetto: pochissimi studenti
dal 1986 ad oggi non hanno concluso con successo gli studi liceali e ciò,
a volte, malgrado difficoltà che in altre scuole avrebbero inevitabilmente
determinato l'abbandono.
Non è tuttavia solo sulla base di questo parametro che si può
valutare il lavoro svolto al Diocesano: una simile ristrettezza di vedute sminuirebbe
proprio i principi e le scelte che motivano il suo esistere.
L'assidua presenza degli insegnanti a fianco degli allievi non nasce solo dalla
necessità di assicurare un successo scolastico, ma dal loro costante
tentativo di mettere in pratica la loro adesione ad un principio basilare: aiutare
gli altri.
Far partecipe il prossimo di un sapere e di esperienze di vita (rivelatesi,
inutile dirlo, fondamentali per tutti gli educatori della nostra scuola) che
possano aiutarlo nelle sue future scelte, rendendolo consapevolmente critico
e quindi libero di accettare o rifiutare le proposte che riceverà, è
la via che questi insegnanti hanno scelto. Quella via che, avvicinandosi di
più alle loro naturali predisposizioni, permette loro pur nelle differenze
dell'individualità di portare avanti la proposta di fede e di vita cristiana
in cui credono.
Ciò che i nostri allievi ricordano con forse maggior nostalgia degli
anni passati al Diocesano sono i rapporti che hanno potuto instaurare con i
docenti; molti di loro parlano di vera amicizia vissuta con gli insegnanti,
identificando il liceo con un ambiente sereno e protettivo ma pur tuttavia stimolante.
La nostra presenza e la nostra disponibilità vogliono proprio essere
una proposta di amicizia, che non ci impedirà ovviamente giudizi scolastici
a volte severi, ma che ci vede per l'appunto presenti quando i ragazzi devono
affrontare le difficoltà, le decisioni e magari gli insuccessi sia nell'ambito
della scuola che in quello più variato e ben più importante della
vita sociale.
Testimoninanze di
due allievi che hanno appena ottenuto la Maturità Federale
Andrea Poretti
Presso il Liceo diocesano
di Lucino ho trascorso quattro stupendi anni; vi ho trovato un ottimo ambiente
ed ho potuto instaurare subito un bellissimo rapporto con i docenti e con i
compagni, che, in parte, conoscevo già dalle medie. Si è così
creata un'amicizia vera, che è poi cresciuta nel corso degli anni e che,
spero, possa durare nel tempo. E ciò, non solo con i compagni, ma anche
con i docenti, che sono, oltre che insegnanti, anche veri amici. Prova di questo
l'ho avuta in particolare in questi ultimi mesi di preparazione agli esami di
maturità federale: nessuno dei docenti ha lesinato nel mettere a disposizione
il proprio tempo libero (ore serali, sabato, domenica ...) per aiutarci in quello
che per molti è stato l'ultimo sforzo. Questa è una dimostrazione
tangibile di come le idee cristiane, che stanno alla base del nostro liceo,
non vengano solo discusse, ma anche attuate realmente. Perciò mi sento
in dovere di ringraziare ancora i docenti per tutto ciò che hanno fatto,
perché la nostra maturità è, in parte, anche loro. Il lavoro
da fare è stato molto (la maturità federale richiede una mole
di lavoro non indifferente), ma tutto ha potuto essere svolto bene, anche perché
in armonia tra docenti ed allievi. Questo è il ricordo più bello
che serbo di questi quattro anni. Auguro a tutti di vivere al più presto
un'esperienza del genere.
Patrick Garbini
I miei studi al Liceo diocesano
di Breganzona sono iniziati nel 1992, dopo un anno al Liceo cantonale di Lugano.
Sin dall'inizio mi sono reso conto che il Liceo diocesano era una scuola diversa:
un ambiente familiare, con un numero ristretto di studenti, una maggiore disciplina,
un metodo di insegnamento più proficuo, un rapporto più personale
con i professori e, non da ultimo, un indirizzo cattolico che contraddistingue
l'istituto.
Al termine del primo anno, anno in cui non si distinguono ancora tutti i diversi
curricoli, ho potuto scegliere, sulla base dei miei desideri e del mio risultato
scolastico, il tipo di liceo che avrei affrontato nei tre anni seguenti: nel
mio caso la scelta è caduta sul tipo scientifico. Terminata la seconda
liceo, dopo gli esami interni, che hanno lo scopertine/copo di preparare lo studente alla
prima sessione degli esami federali di maturità di terza, ho deciso di
"slittare" al tipo economico, visto il mio crescente interesse per
questo ramo. Durante l'estate ho così recuperato, anche con l'aiuto dei
professori di diritto e di economia, un anno delle rispettive materie. Al termine
della terza liceo, dopo un'intensa preparazione, coadiuvata dai professori,
ho affrontato la prima parte degli esami federali di maturità e in giugno
di quest'anno ho conseguito la Maturità federale.
Per concludere, ripensando a questi ultimi quattro anni, posso senz'altro affermare
la validità dei metodi educativi e di insegnamento dell'istituto, che
d'altronde si rispecchiano nel risultato personale e globale dei candidati del
Liceo diocesano agli esami federali.