Nel
poker incerto del nostro futuro,
LA FAMIGLIA ha le carte per vincere la partita
Di Dante Balbo
Formazione e aggregazione sono i principali strumenti che la famiglia ha
a disposizione, non solo per ritrovare se stessa, ma per rinnovare la società
intera.
La dottrina sociale della Chiesa ha sempre dato uno spazio particolare
alla famiglia, specialmente in questi ultimi anni. I maligni dicono che si tratta
del tentativo di recuperare consenso in quel serbatoio di fedeli che era la
famiglia tradizionale, oggi in crisi, ma se si legge con attenzione poco più
che superficiale, la letteratura al riguardo, nei documenti ufficiali e nei
discorsi del Santo Padre e delle Conferenze Episcopertine/copali, si noterà che
la sfida è ben più seria che recuperare adepti. Continuando quindi
dalle nostre pagine il discorso sul rapporto fra famiglia e società civile,
abbiamo intervistato sul tema il professor don Giancarlo Grandis, collaboratore
della rivista "La Società", specificamente dedicata alla dottrina
sociale della Chiesa e docente ai corsi estivi per il conseguimento del Master
in Pastorale Famigliare e Politiche Famigliari, organizzati dal Pontificio Istituto
Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia e dall'Ufficio per la Famiglia
della Conferenza Episcopertine/copale Italiana. Dalle sue parole emerge che la Chiesa
non solo ha una strada da indicare alla famiglia per recuperare il proprio valore
e significato, ma che la stessa società futura e la sua possibilità
di ritornare ad essere a misura d'uomo, dipende dallo spazio che la famiglia
avrà o saprà prendersi in essa.
D: "La famiglia è definita dalla Chiesa come Soggetto Sociale,
cosa significa?"
R: "Affermare che la famiglia è soggetto, vuol dire che è
titolare di diritti. La Chiesa, nel contesto di un'attenzione emergente sulla
realtà della famiglia, dovuta principalmente al momento di crisi che
essa sta passando, vuole sottolineare la identità originaria di questa
comunità dì persone, cioè quella di essere titolare di
precisi diritti."
D: "Quale è l'originalità della posizione della Chiesa
rispetto ad altre entità sociali, sul tema della famiglia?"
R: "Credo che la Chiesa non dica niente di originariamente diverso
sulla realtà della famiglia che non sia attinto al concetto di uomo che
il pensiero cristiano veicola e che ha la sua radice, naturalmente, nella trascendenza.
L'antropologia cristiana, infatti, afferma che l'uomo è creato ad immagine
e somiglianza di Dio e questa è la radice anche della concezione cristiana
della famiglia come una comunità di persone che, nell'esperienza del
reciproco amore, fa in un certo senso esperienza del contatto con la trascendenza,
quel Dio creatore che è un Dio comunitario, nella Trinità stessa
che è comunità delle tre persone divine."
D: "Quali sono gli strumenti che la famiglia ha a disposizione per affermare
i propri diritti?"
R: "La famiglia ha due strumenti. Uno lo definirei teorico, cioè
la conoscenza dei propri diritti. La famiglia cioè dovrebbe oggi essere
aiutata a conoscere i valori di cui è portatrice. In secondo luogo potrebbe
avere strumenti più concreti, di cui posso citare fra tutti l'associazionismo
famigliare. Le famiglie che prendono coscienza dei propri valori, possono aggregarsi
fra di loro per poter contare nella nostra società, rendendo cioè
visibili questi valori. L'associazionismo famigliare può naturalmente
avere una forma specifica in relazione alle situazioni locali, per le quali
organizzarsi con gli strumenti più adeguati."
D: "Nell'economia globale, in cui al singolo e alla famiglia sfuggono
anche i meccanismi del funzionamento delle realtà economiche, la famiglia
ha qualche chance per dire la sua in modo significativo?"
R: "La famiglia potrebbe costituire oggi un deterrente molto importante
per calmierare un tipo di economia fondata soltanto sul mercato, perché
potrebbe inserire all'interno di questa concezione della produzione, la rilevanza
della persona. Obiettivo della famiglia, quindi, dovrebbe essere di portare
nel mercato la misura delle persone anziché quella della produzione.
In questo senso il pensiero della Chiesa avrebbe qualche cosa da dire sull'essenza
stessa del lavoro, che da una parte è connesso effettivamente alla trasformazione
della terra e quindi alla produzione, ma dall'altra è legato alla realizzazione
della persona. Una concezione che si può definire famigliare del lavoro
potrebbe aiutare la mondializzazione della produzione a non imboccare la deriva
spersonalizzante, rendendo il lavoro sempre più umano."
D: "Per tornare al livello della conoscenza di cui parlava poco fa,
la Chiesa ha scritto qualche cosa di specifico per la famiglia del nostro tempo?"
R: Il documento base che riassume in sé la maturità del pensiero
della Chiesa sulla Famiglia è l'Esortazione Apostolica Familiaris Consortio,
pubblicata il 22 novembre del 1981. Sulle indicazioni nate da quest'opera è
stato elaborato un documento che specificamente promuove la famiglia come soggetto
sociale. Si tratta della Carta dei Diritti della Famiglia, dato alle stampe
nel 1983. Questo documento di avanguardia nell'ottica di quanto dicevo sulla
preziosità della famiglia per il contesto sociale contemporaneo, la Chiesa
auspica che divenga il punto di riferimento anche dei governi di altri paesi,
per la organizzazione delle politiche famigliari. Questa carta è molto
articolata e comprende dodici diritti, con un preambolo e descrive la mappa
dei possibili spazi di contributo che la famiglia può dare per l'organizzazione
della società futura. Questa Carta dei Diritti della Famiglia potrebbe
diventare un buon manifesto per promuovere il ruolo della famiglia nel terzo
millennio."