Gli amici di Eugenio Corecco Vescovo di Lugano
Di don Patrizio Foletti
Lo
scorso 17 aprile si è tenuta a Lugano lassemblea generale ordinaria della
Associazione Internazionale Amici di Eugenio Corecco, Vescovo di Lugano, che
questanno è stata caratterizzata dalla presentazione degli Atti del Convegno
internazionale di studi "La Scienza Canonistica nella seconda metà del
900. Fondamenti, metodi, prospettive in dAvack, Lombardia, Gismondi
e Corecco" - che si è tenuto nel mese di novembre del 1996 a Roma - e dallassegnazione
della prima edizione del il "Premio Mons. Eugenio Corecco" alla migliore
tesi in diritto canonico del 1997.
Lassemblea è
stata presieduta da S.E. Mons. Angelo Scola, Rettore Magnifico della Pontificia
Università Lateranense a Roma, che ha sottolineato ancora una volta il valore
dellamicizia che lega i soci dellAssociazione, soci che non vivono
semplicemente di ricordi, ma piuttosto di una memoria che permette loro di considerare
questa amicizia, nata attorno al nostro compianto vescovo, come unoccasione
per condividere i problemi della vita e per affrontarli con creatività, qualunque
sia il luogo nel quale sono chiamati a risiedere.
La presentazione degli Atti del convegno romano ha permesso ai due relatori,
Giorgio Feliciani e Juan-Ignacio Arrieta, di fare anche riferimento ai loro
incontri personali con Mons. Corecco.
Il professor Giorgio Feliciani, successore di Mons. Corecco alla presidenza
della Consociatio Internationalis Studio Iuris Canonici Promovendo, ha, per
esempio, ricordato come a poche settimane dalla morte, Mons. Corecco si preoccupasse
ancora dei dettagli del congresso che la Consociatio stava organizzando, segno
di una sua particolare attenzione alle persone ed alla loro opera, che sempre
lo ha colpito e che gli è stata di grande insegnamento.
Il professor Juan-Ignacio Arrieta, Decano della Facoltà di Diritto Canonico
della Pontificia Università della Santa Croce a Roma ed uno dei due curatore
degli Atti, ha voluto sottolineare il gran numero di interventi in relazione
con gli insegnamenti del professor Corecco, segno dellinnegabile influenza
da lui esercitata sulla scienza canonistica, ma anche della stima e amicizia
di tanti suoi discepoli.
Il "Premio Mons. Eugenio Corecco" è stato consegnato da Mons. Vescovo
Giuseppe Torti e dalla sorella di Mons. Corecco a due giovani studiosi dellarea
tedesca, il dr. Martin Grichting di Coira ed il dr. Heribert Hallermann di Mainz
(Germania). Entrambi hanno potuto presentare le loro tesi di laurea, che hanno
toccato argomenti di attualità: Grichting sui rapporti tra Stato e Chiesa nel
Canton Zurigo, che, come in tutti i cantoni svizzero-tedeschi pone non pochi
problemi per una corretta comprensione dellidentità e della missione della
Chiesa nel mondo doggi; Hallermann sulla presenza della Chiesa nelle Università
statali tedesche.
I due sono stati introdotti dal professor Cesare Mirabelli, Giudice della Corte
Costituzionale italiana e membro della giuria, che non ha nascosto lammirazione
per questo professore di diritto canonico, che viveva con studenti di differenti
facoltà, condividendo successi e difficoltà, momenti lieti e meno lieti, e mostrandosi
sempre una guida discreta ma sicura.
Lassemblea è stata anche loccasione per presentare il terzo numero
del bollettino della Associazione, che viene recapitato ai soci proprio in questi
giorni, e che presenta, accanto ad interventi di tipo scientifico (il testo
inedito di una conferenza che Mons. Corecco tenne nel 1983 sul Codice di diritto
canonico ed una interessante analisi del prof. Julien Ries sul contributo di
Mons. Corecco allantropologia cristiana), semplici testimonianze di persone
profondamente segnate dallincontro con il compianto vescovo. Ma le due
perle preziose di questo numero - possiamo leggere nella prefazione di Mons.
Scola - sono il discorso per la benedizione del museo del San Gottardo del 1°
agosto 1986 e lOmelia (1° agosto 1990) in occasione del tradizionale pellegrinaggio
delle cinque valli che da sette secoli si svolge al Passo del San Gottardo.
Si coglie, in entrambi i testi, la lungimiranza del Vescovo Eugenio di fronte
allurgenza della nuova evangelizzazione dellEuropa. Un cristianesimo
esangue significherebbe la impossibilità per lEuropa di trovare il suo
volto e di sostenere il suo compito storico verso il mondo. Per diventare una
Casa comune, capace di valorizzare le differenze culturali e religiose trattenendole
in una unità creativa, lEuropa deve ritrovare il volto del Padre di Gesù
Cristo e Padre nostro. Solo la paternità di un Dio trascendente e personale
può fondare adeguatamente il profilo del civis e della civitas europei.