MONS.
AUGUSTIN MISAGO, un
Vescovo in carcere
Lo abbiamo incontrato lo scorso 26 giugno
A cura di Marco Fantoni
È
il vescovo della diocesi di Gikongoro, ci aveva sottoposto lui la richiesta
di sostegno per il progetto scolastico. Il cinquantaseienne vescovo era stato
nominato a Gikongoro il 28 giugno 1992 dal Cardinale Joseph Tomko, istituendo
così anche la nuova diocesi, appunto di Gikongoro e separandosi dalla precedente
di Butare.
Lo scorso 14 aprile, allentrata di Kigali, mentre si recava ad una riunione
con altri vescovi, ad un posto di blocco è stato fermato dai militari ed arrestato.
Portato nelle carceri centrali della capitale è stato accusato di non aver prestato
soccorso durante il genocidio del 1994 ed addirittura di aver partecipato alla
pianificazione dello stesso. A queste accuse, emerse anche negli anni scorsi,
Mons. Misago ha sempre ribattuto puntualmente, ma senza successo. Larresto
è avvenuto esattamente una settimana dopo il discorso del presidente della Repubblica,
Pasteur Bizimungu, che il 7 aprile scorso a Kibeho, dunque nella diocesi del
vescovo, era presente per la commemorazione del quinto anniversario del genocidio.
Durante il suo intervento, Bizimungu, aveva infatti pubblicamente accusato il
vescovo di complicità nel genocidio.
Unaccusa che cade a cinque anni dai tragici fatti del 1994 e che è stata
preceduta da una campagna di stampa che lo condanna ancora prima del processo.
Anche lArcivescovo di Kigali, Mons. Thaddée Ntihinyurwa è stato accusato,
da alcuni rifugiati, di aver partecipato al genocidio. Il problema è che le
accuse spesso arrivano da persone che hanno interpretato atteggiamenti in modo
fazioso. Non si capirebbe altrimenti come mai si arrivi solo ora, ad accusare
alcuni esponenti della Chiesa, di aver preso parte al genocidio.
Abbiamo incontrato mons. Augustin Misago, nelle carceri di Kigali lo scorso
26 giugno. Lo hanno accompagnato nellatrio della reception, vestito con
la divisa rosa dei carcerati e lasciato conversare con noi ed alcuni sacerdoti
ruandesi, per soli cinque minuti, sempre alla presenza del personale del carcere.
Stava bene e in quel momento felice della visita. È nutrito da pasti preparategli
dalla Conferenza episcopertine/copale. Gli abbiamo portato i saluti e le preghiere del
nostro vescovo Giuseppe, di Caritas Ticino, della Parrocchia di Giubiasco e
di tutti fedeli del Ticino. Ci ha invitato a ringraziare tutti, per il sostegno
ricevuto e per le nostre preghiere. Il tempo concesso era breve per poter dilungarci
in altri discorsi e non abbiamo potuto raccogliere unintervista in quanto
necessitava lautorizzazione governativa.
Abbiamo avuto la possibilità d'incontrare il Nunzio apostolico a Kigali, Mons.
Salvatore Pennacchio che in proposito ci ha detto che il Vaticano non considera
questi fatti un attacco alla Chiesa, anche se tutto lo lascia presagire. La
posizione del Vaticano sullarresto di Mons. Misago, attualmente, è di
attesa e di difesa. Di attesa per lesito dellinchiesta da parte
del Governo sulle accuse e di difesa con lintervento di due avvocati locali
e degli Avvocati senza frontiere. Ci ha ribadito come Mons. Misago ha già puntualmente
risposto a tutte le accuse a lui mosse. "Se la Chiesa fa qualcosa, continua
Mons. Pennacchio, alza la voce, si trova contro il Governo, se non fa niente
è accusata dimmobilismo. Dunque anche le accuse che vengono fatte pubblicamente
sono sempre da prendere con le pinze. La Chiesa in Ruanda, daltra parte,
dà segni positivi, con il suo clero e le molte attività svolte dalle Parrocchie,
dalle Caritas diocesane a sostegno dei più deboli. Di questo il governo ne è
cosciente e apprezza il lavoro svolto. Daltra parte come avete potuto
vedere la messe è molta e le condizioni del paese non permettono uno sviluppo
con risorse locali. Lagricoltura è ancora ad una lavorazione manuale.
Bisogna sviluppare delle scuole agricole che permettano di aumentare le conoscenze
e contribuire allo sviluppo del territorio e lapporto della Chiesa locale
è fondamentale", conclude il Nunzio.
Aspettiamo dunque i primi responsi dellinchiesta auspicando che la verità
venga a galla senza essere ostacolata da interessi di parte. Esprimiamo solidarietà
al Vescovo Misago, alla Chiesa del Ruanda e a tutta la sua popolazione, troppo
spesso presi di mira durante questi ultimi anni. Anche larresto di Mons.
Misago riprende, in effetti, lo schema di episodi già conosciuti, dove si cerca
di colpire esponenti di spicco della Chiesa per screditarla, influenzando così
anche i fedeli che hanno sempre seguito i loro pastori. Unopzione che
parrebbe scelta dal potere per trasmettere alla popolazione il messaggio che
la Chiesa sia stata complice del genocidio, distogliendo così lattenzione
dai veri responsabili.