San NICOLAO della Flüe
Di Patrizia Solari
Fratel Nicolao descritto
in unantica cronistoria del 1518: " ... Statura elevata, bella ed attraente. Membra ben proporzionate, sebbene duna estrema magrezza, sicchè pareva quasi che la pelle fosse trasparente. Aveva carnagione sana e abbronzata. I capelli erano neri, come un corvo, un po brizzolati. Una barba non troppo folta né lunga gli scendeva bipartita, copertine/coprendo la gola. Bellissimi gli occhi, dun bruno oscuro e tralucenti uno splendore così vivo che incuteva venerazione e, talvolta, soggezione. Il collo era ben fatto ; la voce aveva maschia, pastosa e forte. Era piuttosto lento nellincedere e modesto, ma aveva un tratto sempre garbato ed affabile ... ". |
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Ho attinto parte delle informazioni che riporto da un libro, pubblicato a Lugano nel 1937, in occasione del 450. della morte del santo: "Il Beato Nicolao della Flüe - Patrono della Svizzera". 1) Me lo ha passato mio cognato Brunello, dicendomi che da bambino vedeva sempre sua mamma, Emma, leggere questo libro. E il libro, che ormai è senza copertine/copertina, porta le tracce di questo vissuto famigliare: di tanto in tanto, su alcune pagine che la stampa ha lasciato più libere, mi imbatto in casette disegnate da mani ... bambine.
"Dai ritratti cui siamo abituati, (Nicolao) ci appare come una figura emaciata, copertine/coperta da un misero saio - ci diceva Iva Cantoreggi in un articolo apparso sul G.d.P. del 1991, in occasione del 700. della Confederazione -. Eppure fu giovane aitante, contadino, guerriero, magistrato ascoltatissimo, impegnato nelle lotte che gli svizzeri combattevano tra loro." 2)
Nicolao nacque il 21 marzo
del 1417 "nella casa dei bravi e laboriosi contadini Enrico ed Emma (ecco,
forse, una delle ragioni dellattenzione di mamma Emma, anche lei contadina!)
della Flüe - così chiamati da una grande rupe che sorgeva poco discosta dalla
loro antica e bruna casa -". E qui comincia la singolarità del nostro santo:
Nicolao racconta da adulto al suo confessore e amico, il parroco Im Grund, di
aver avuto, ancora nel grembo materno, la visione di "una stellla che brillava
di uno splendore più vivo delle altre, nellazzurro dei cieli. E insieme
(...) unaltissima rupe, la cui cima si perdeva nelle bianche nuvole del
paradiso."
Le visioni lo accompagneranno per tutta la vita e gli daranno conferme sulle
scelte da fare.
Riprendiamo ancora dallarticolo
della Cantoreggi il racconto dei fatti salienti della vita di Nicolao.
"È lanno 1467 quando lascia la famiglia e se ne va come mendicante
con lintenzione di raggiungere lAlsazia, dove è nata una setta:
gli amici di Dio. Ha deciso di abbandonare ogni bene terrestre e
di votarsi completamente ad una sua intima fede religiosa. È la chiamata. Un
contadino basilese lo ospita in una stalla durante la notte e il mattino, quando
riprende il cammino, lo sconsiglia: Non proseguire, torna al tuo paese.
Anche laggiù potrai pregare. Ha una visione. 3) Da quel momento non mangerà
più: gli basterà ogni giorno la comunione. Riprende il cammino, ma non approda
nella casa che ha costruito con le sue mani per la giovane moglie Dorotea. Gli
ha dato dieci figli, ne ha seguito la maturazione spirituale, ha compreso le
sue esigenze e lo ha lasciato partire. Non lo rivedrà più: Nicolao si avvia
nella foresta del Melchtal e vi rimarrà fino alla morte."
Ma prima di questi avvenimenti radicali, la vita di Nicolao si svolge per cinquantanni
sul filo della normalità, pur essendo costellata da momenti che prefigurano
il suo destino di santità. Le testimonianze per il processo di beatificazione
lo ricordano come un fanciullo che si distingueva per lassoluta
ubbidienza, amava la verità sopra ogni altra cosa ed era pieno di affettuose
attenzioni nel confronto dei fratelli, delle sorelle e dei suoi coetanei.
Ragazzo ancora, già osservava il digiuno. Col crescere degli anni, crebbero
le dure astinenze e le severe mortificazioni. Quando la madre, tutta preoccupata,
lo ammoniva perché alleviasse le penitenze cui si sottoponeva, egli rispondeva
gentilmente: Non sei forse stata tu, mammina, ad indicarmi quale modello
il mio santo protettore Nicolao di Mira? Ebbene, egli sincamminò sul sentiero
della santità avendo per prima arma il digiuno! "
Soldato
A ventanni Nicolao fu chiamato sotto le armi. Erano i tempi dei lanzichenecchi
e una guerra seguiva laltra. Ma "in tutte le più antiche biografie
si legge che il suo intervento salvò a più riprese le case dei poveri. Con slanci
giovanilmente energici addolciva la sorte dei nemici vinti e prigionieri, impedendo
rapine e saccheggi. (...) Spesso mitigava la rabbia dei suoi compagni darmi
e molte volte la sua eloquenza e il suo esempio riuscirono a contenere il furore
della truppa inferocita." Durante la guerra civile di Zurigo, Nicolao riesce
ad intercedere per i vecchi e i ragazzi e salva dieci delle cento persone che
dovevano essere giustiziate dai vincitori.
Nel 1465 viene chiamato alla testa dei contingenti unterwaldesi e nominato capitano.
Nella campagna di Turgovia, un gruppo di austriaci nemici si era rifugiato nel
convento delle suore domenicane di Katharinental. Nicolao, avvertito il pericolo,
riuscì a convincere i condottieri confederati a desistere dal proposito di mettere
a fuoco il convento per snidare i nemici e assicura i soldati inferociti che
il nemico si sarebbe allontanato per sempre. E il nemico si ritirò davvero.
La vita famigliare e le cariche pubbliche
A ventotto anni Nicolao sposò Dorotea, che lo sosteneva con dedizione e
"si guardava bene di disturbarlo nelle sue pratiche di pietà, né lo ostacolava
quando - nel cuore della notte - abbandonava la casa per andare a pregare nella
chiesa di Kerns, a circa unora di distanza. (...) Il matrimonio non portò
danno alcuno allo spirito di preghiera di Nicolao, anzi, la sua pietà si raddoppiò
nei due cuori che si erano uniti per servire il Signore, e si moltiplicò poi
nelle dieci creature - cinque maschi e cinque femmine - fiorite dal grande Sacramento.
(...) fra i discendenti del beato Nicolao si annoverano più di cento sacerdoti
e distinti magistrati. Due dei suoi figli tennero la più alta carica del Governo
di Obwalden, ed il più giovane si addottorò in belle lettere e teologia e fu
per venti anni parroco beneamato del villaggio natale di Sachseln."
La casa di Nicolao era frequentata da numerose persone di tutti i ceti, che
cercavano in lui consigli e consolazione. E da tutti veniva chiamato "il
saggio di Sachseln". Nicolao era umile e modesto. "Ciò nonostante
fu presto proposto dai suoi concitadini come capo del villaggio. Più tardi lo
vollero giudice. Dapprima Nicolao rifiutò, nella sua modestia, di assumere tali
cariche. La sua scrupolosa integrità gli imponeva costantemente di percorrere
una diritta via e non gli avrebbe mai permesso di agire con leggerezza come,
purtroppo, erano usi quasi tutti gli uomini pubblici di allora. La popolazione
insistette. Allora, ubbidiente come sempre, accettò."
Il fedele amico, Enrico Im Grund, raccoglie dalla sua bocca queste parole che
descrivono il suo atteggiamento nella vita pubblica: "Ebbi dal Signore
il dono di un buon giudizio. Negli affari della patria fui assai spesso richiesto
di consiglio e stesi molte sentenze. Non ricordo di avere mai, grazie al Signore,
agito contro i dettami della mia coscienza, oppure avuto riguardo a persona
di sorta. In nessuna occasione deviai dalla giustizia."
Eremita e mistico
Ma "col crescere delle preoccupazioni politiche cresceva in lui il
desiderio di servire il Signore." Gli pareva però di non poter rispondere
con gioia serena alla questione se stesse servendo il Signore in modo rispondente
alle continue grazie che riceveva. "Allora si dimise da tutte le cariche
civili e rientrò pienamente in sé stesso, preoccupato solo di consegnare tutto
il suo cuore al Signore per il cui tramite avrebbe meglio potuto servire e patria
e famiglia."
Questa maturazione avvenne lentamente e con la continua conferma di visioni.
Daltra parte anche il consenso della moglie non fu immediato: dapprima
scongiurò il marito di desistere dai suoi propositi, poi rifiutò di compiere
il sacrificio che le era chiesto, infine accondiscese, con la forza e la grazia
che le veniva dal Cielo.
"Prima di partire (Nicolao) mise in ordine i suoi affari temporali. Assicurò
alla fedele compagna un decoroso mantenimento. Al primogenito Gualtiero affidò
le cure dei fondi paterni. Gli altri figli ebbero assegnato un appezzamento
di terreno quale rispettiva quota ereditaria." Era il 1467.
Così gli ultimi ventanni della sua vita Nicolao li trascorse nelleremo
del Ranft, a due passi da casa, separato dal mondo, eppure così unito, tanto
da essere diventato patrono della Svizzera anche per lepisodio ricordato
dalle cronache, quando nel 1481, con il suo intervento salvò il paese, sullorlo
della guerra civile.
Non è facile parlare in poche righe di questo periodo, caratterizzato dal digiuno
assoluto, dalla continua opera di paternità spirituale per moltissimi visitatori
e pellegrini, dalla preghiera e dalla penitenza. È la sua vocazione profonda
di mistico solitario, che non ha niente di spiritualista: è capacità di far
risplendere sempre più nellistante presente lassoluto e leterno
che è in lui.3)
E come la scelta di passare da una vita nel mondo a una vita separata dal mondo
fu condotta attraverso dure sofferenze, così anche questa vocazione e lesperienza
delle visioni, dovette passare attraverso la purificazione dellascesi,
anche con laiuto del parroco e amico, dotto conoscitore della mistica.
"Mistico si può diventare anche senza visioni, ma non senza la lima che
purifica e lo sprone che sollecita, non senza lessere presi in addestramento
dalla volontà di Dio, non senza contrasti e lotte interiori." 4)
Riprendiamo per finire alcuni spunti dallomelia che Giovanni Paolo II
fece in occasione della sua visita in Svizzera nel 1984: "Il vostro patrono
esorta ancora oggi alla pace nel proprio paese. Il mio consiglio è anche che
in queste cose siate amichevoli, perché una cosa buona ne porta altre. Ma se
la cosa non può essere conciliata nellamicizia, lasciate che la giustizia
sia la cosa migliore; così scrive Fratello Nicolao nel 1482 al sindaco
e consiglio di Costanza." E ancora, riguardo allaccoglienza degli
stranieri: "Per quanto concerne la Svizzera ed i vostri rapporti con le
altre nazioni, San Nicolao diede allora ai suoi concittadini, secondo la tradizione,
questo consiglio: Non allargate troppo i confini ... Non vi immischiate
in affari estranei. Questo principio ha condotto in definitiva alla vostra
neutralità (...) La neutralità svizzera è un grande bene; continuate a fare
pieno uso delle vostre posssibilità di concedere asilo ai profughi ed a svolgere
opere di assistenza che sono possibili solo da parte di un paese neutrale (...)
Sì, non allargate troppo i confini, ma non abbiate timore di guardare
oltre la recinzione, fate proprie le ansie di altri popoli e porgete al di là
delle frontiere una mano soccorritrice, anche al livello dei vostri organi di
Stato e dei vostri mezzi finanziari." 5)
E concludiamo con linvocazione di San Nicolao:
"Mio Signore e mio Dio
togli da me tutto ciò che
mimpedisce di venire a te.
Mio Signore e mio Dio
dammi tutto ciò che
mi può condurre a te.
Mio Signore e mio Dio
toglimi da me
e dammi interamente a te."
1) Isotta, Aristide (a cura di), "Il Beato Nicolao della Flüe - Patrono
della Svizzera" Edito da Unione Popolare Cattolica Ticinese, 1937
2) Cantoreggi, Iva, "La pace nella scia di Nicolao dellaFlüe", Giornale
del Popolo, 16 gennaio 1991
3) Tratto da "Betlemme", 3/1987, pag. 13
4) ibid.
5) id. pag. 20