15 - 16 luglio 2006
Emissione N° 604


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"IL VANGELO IN CASA"
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Caritas Insieme TV

Sabato:
18.45
Repliche sabato: 00.20
Repliche domenica: 13.00, 18.45 e 23.50
Su TeleTicino

 

Il Vangelo in casa

Benvenuti al Vangelo in Casa. Siamo alla XV domenica del tempo Ordinario e commentiamo come di consueto il brano scelto dalla liturgia come seconda lettura della Messa domenicale, che questa volta è tratto dalla lettera di S.Paolo agli Efesini.
Così consuetamente iniziano le puntate di Caritas Insieme, in cui don Giorgio Paximadi, biblista, docente universitario, cerca di aiutare i telespettatori e il suo interlocutore Dante Balbo a penetrare i misteri della Parola di Dio.
Questa domenica si introduce una nuova lettera dell’apostolo Paolo, ad una comunità a lui molto cara. Si tratta della comunità di Efeso, città famosa anche perché in essa è conservata la casa ove avrebbe vissuto Maria la madre di Gesù fino alla sua assunzione al cielo. Quello che la liturgia propone è un cosiddetto inno cristologico, così come in altre lettere sono contenuti, un altro esempio si trova nella lettera ai Filippesi al capitolo 2, 6-11, in cui la densità della dottrina è racchiusa nella forma poetica, particolarmente ricca.
Il concetto chiave è quello di eredi, cioè s. Paolo esprime l’idea secondo la quale Gesù Cristo, con il suo sacrificio ci ha introdotto in una logica di partecipazione alla dinamica divina, rendendoci eredi della stessa eredità che Lui si è conquistato morendo sulla croce e spargendo il suo sangue per noi. Prova di questa eredità è la presenza dello Spirito Santo che si manifesta in noi, rassicurandoci circa la realtà della promessa di Dio.
Ciò che appare evidente in questa lettura è il grande affresco che attorno al sacrificio di Gesù orienta la storia intera, l’umanità, la creazione, le creature del cielo, in un crescendo che pone lo stesso Cristo al centro, in cui si riassume, anzi, per usare le parole dell’apostolo, si ricapitola la storia intera.
Ancora più impressionante è questa lettura, se si pensa che è stata tratta da una lettera scritta da s. Paolo durante la prigionia, cioè quando avrebbe avuto umanamente ben pochi motivi per immaginare un quadro così esaltante. Ma sia lui, sia i suoi interlocutori avevano una esperienza così viva e intensa della presenza dello Spirito Santo nella loro vita, con manifestazioni visibili, segni e consolazioni tangibili, tali da non ammettere alcun dubbio circa la verità della loro speranza.