| Già metà dell'Anno della Fede, promulgato il 11 ottobre scorso da Benedetto XVI è trascorsa. Padre Mauro Lepori, generale dei Cistercensi, ci ricorda le ragioni per vivere un anno dedicato a questa importante dimensione del percorso umano, l'unico ambito in cui Gesù era inflessibile con i suoi discepoli. La fede, infatti, non è solo la scoperta dell'opera di Dio nella nostra vita, ma in qualche modo può anticiparla e provocarla, come ha fatto Maria la madre di Gesù, alle nozze di Cana. Don Giuseppe Bentivoglio, presidente di Caritas Ticino, continua il discorso approfondendo il senso di una scelta personale, della fede come risposta al bisogno dell'uomo di "infinito", smontando anche le obiezioni sia della fede come alternativa consolatoria al disagio esistenziale, sia come pacchetto di nozioni inutili, se non dentro un raporto personale e che ha bisogno di essere educato.
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Babele, Le parole della fede
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Io volevo chiedere |
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Anno della fede |
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| "BABELE le parole della fede" perchè quest'anno è l'anno della fede. Con don Giorgio Paximadi e Dante Balbo che cercano di raccontarci attraverso delle domande, il compendio del Catechismo della Chiesa cattolica per coglierne la straordinaria ricchezza. Ambientazione virtuale. La domanda di questa settimana è: Chi è Gesù? |
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24esima puntata della serie sul tema dell'educazione in 26 puntate con Marco Squicciarini, direttore e insegnante di musica della scuola media la Traccia di Bellinzona, che risponde alle provocazioni dei suoi allievi. |
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L'11 ottobre scorso il Papa ha inaugurato solennemente l'"Anno della Fede", un'occasione per ripensare alle nostre radici cristiane, per riscoprire il fondamento della cultura che abita l'Occidente, o meglio lo abitava fino a qualche tempo fa. A parlare di questo evento sono don Giuseppe Bentivoglio, presidente di Caritas Ticino e Padre Mauro Lepori, generale dei Cistercensi. Per entrambi il fondamento da riscoprire non è un'ideologia, né un nuovo sistema culturale, ma una persona, Gesù Cristo, che ha qualcosa da dire anche alla generazione del terzo millennio, anzi, una generazione in crisi, perché ha perso proprio questa unicità di rapporto. |
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