6.    I compagni
6.1   Importanza e ruolo del gruppo
6.2   Necessità di luoghi di incontro
6.3   Il mondo dello sport

 

6.1 Importanza e ruolo del gruppo

I fratelli e le sorelle uno li riceve, non li sceglie, a differenza dei compagni. Anche per questo talvolta i legami familiari sono vissuti come condizionanti, mentre ci si illude che siano liberi ed arricchenti solo i rapporti liberamente scelti. Il gruppo dei compagni di scuola o di gioco, degli amici per il tempo libero o per interessi comuni svolge una parte importante nel processo di crescita e nel cammino educativo cioè di progressiva introduzione nella realtà sociale. E’ un passaggio decisivo che aiuta l’acquisizione della consapevolezza del proprio io, dell’autonomia, con l’arricchimento verso un tu, altro e diverso, non dovuto quindi scelto, che accompagna nella maturazione del noi, indispensabile per introdurre nel contesto sociale. L’importanza del gruppo per la crescita verso un’autonomia e una maturità sempre più responsabile non è da sottovalutare ed ha valenze diverse se si tratta dell’infanzia, dell’adolescenza o della giovinezza. Proprio quest’anno ricorre il centenario di quella grande esperienza educativa che è lo scoutismo. E’ questa una delle più preziose opportunità educative dall’infanzia alla maturità. In ciascun periodo la relazione con un gruppo di riferimento è importante e contribuisce più d’ogni altra cosa al successo o al fallimento nel passaggio alla maturità. Non vogliamo toccare argomenti che sono di competenza degli psicologi nell’analizzare le relazioni con i coetanei nelle diverse fasce d’età. Certo sono diverse le modalità e gli interessi di un bambino, da quelli di un ragazzo, di un adolescente o di un giovane. Soprattutto nell’adolescenza gli studi sociologici mettono in risalto la funzione di iniziazione alla vita sociale, di ingresso nei ruoli adulti, di ricerca di identità personale e sociale, svolta dall’interazione con i coetanei, dalla relazione nel gruppo dei pari. Le cronache recenti che vedono protagonisti gruppi o ‘branchi’ di coetanei che proprio nel ‘branco’ trovano la forza di compiere gesti di violenza contro cose e persone, deve sollecitare la nostra attenzione educativa perché il gruppo dei coetanei aiuti la formazione di una personalità matura. Il sociologo Franco Garelli mette in luce come “in questa età ciò che muove alla relazione di gruppo è individuabile non tanto nella comune condivisione di valori e di orientamenti, di interessi specifici e particolari, di una militanza, quanto nell’esigenza del fare (del fare assieme), dell’espressione personale, della pratica di relazione fine a se stessa”. Questo vuoto di valori deve rendere attenti perché può fare scadere il gruppo in branco col pericolo di atteggiamenti regressivi, di instabilità emotiva e di mitizzazione di personaggi del mondo dello sport o dello spettacolo.

6.2 Necessità di luoghi di incontro

Richiamo questo passaggio inevitabile attraverso il gruppo nel processo educativo, perché ci si convinca come educatori della necessità di avere luoghi di incontro nei quali lo spazio a disposizione offra un punto di riferimento per consolidare amicizie, istanze di crescita, operatività e collaborazione per le più svariate attività. Gli oratori, i centri giovanili, le sedi di associazioni avevano questo scopo di offrire luoghi nei quali l’amicizia poteva crescere, consolidarsi, essere favorita. La mancanza di strutture idonee non stimola certo il sorgere di positivi legami di gruppo, non aiuta nel momento del disorientamento e della prova e favorisce tendenze regressive o devianti. Aiutare a vincere la solitudine e l’isolamento, proporre esperienze di amicizia ed impegno di volontariato è un compito al quale genitori ed educatori sensibili non possono venir meno. Coinvolgere le strutture ecclesiali e religiose in questo bisogno di relazione, di vita di gruppo dei nostri ragazzi, adolescenti e giovani deve essere la preoccupazione di chi desidera dare ai giovani un’educazione tesa allo sviluppo di tutta la persona. Questo impegno è tanto più necessario e doveroso in una società complessa e difficile come la nostra.

6.3 Il mondo dello sport

Un ambito di incontro privilegiato per i nostri ragazzi è indubbiamente il mondo dello sport giovanile. Siano essi presenti come tifosi, con la passione del tifo, o direttamente impegnati, come occupazione del tempo libero, la stragrande maggioranza dei nostri ragazzi fa parte di una società sportiva. Essa è da vedere come ponte tra il momento dell’impegno scolastico o del lavoro ed il rientro in famiglia. E’ un’opportunità positiva per occupare uno spazio che altrimenti rischia di essere tempo di ozio o di inconcludente dispersione. E’ lì che incontrano i compagni non con scelta obbligata come a scuola, ma libera e autonoma. E’ lì che incontrano persone significative o meno, e molti allenatori sono persone impegnate, che si spendono nel volontariato e nella gratuità. E le famiglie devono essere presenti e partecipi, magari ai bordi del campo o delle piste. Non posso trascurare in una lettera dedicata all’educazione almeno un accenno al mondo dello sport. Per ringraziare chi vi si dedica, per ricordare la globalità dell’impegno necessario che richiede attenzione non solo agli aspetti fisici, per i risultati nelle gare, ma pure come crescita della persona in sé, come comportamento di responsabilità, di fair-play, di buona educazione, di dimensione etica. L’apostolo Paolo scrivendo ai Corinti richiama ad esempio la disciplina degli atleti. “Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile. Io dunque corro, ma non come chi è senza meta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l’aria, anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che, dopo aver predicato agli altri, venga io stesso squalificato” (1 Corinti 9,24-27). Dobbiamo preoccuparci di riagganciare in qualche modo il mondo dello sport, perché nel reciproco riconoscimento si costruisca una collaborazione positiva, che permetta di trovare spazio anche per le attività dello spirito, comprendendo quanto uno spirito sano possa contribuire ad un risultato anche sportivo positivo. Preoccupiamoci ad esempio che l’attività sportiva non impedisca di adempiere i doveri connessi con la santificazione del giorno festivo. Si stabiliscano i programmi in modo da tenere presenti le esigenze dello spirito. In occasione dei campionati europei di calcio del 2008 le nostre Chiese si sono preoccupate di essere presenti con diverse manifestazioni. Mentre purtroppo fanno molto male ai nostri giovani gli esempi di scorrettezza sportiva, di doping quanto di slealtà nelle gare, di guadagni faraonici come di comportamenti disonesti. Risulta assai negativa la trascuratezza del rispetto, la dimenticanza delle virtù, il mal esempio ed il turpiloquio negli stadi, la volgarità e le dissennatezze, che si incontrano nel mondo dello sport, quando la passione trapassa la ragione e scatena le forze più negative. Anche la comunità cristiana dovrebbe prestare più attenzione ed interesse al mondo dello sport e contribuire con una sensibilità più attenta alla sua crescita.