8. I Media
8.1 Bombardamento continuo
8.2
Competenza, preparazione e spirito critico
Ne dobbiamo accennare perché, come dice il nome stesso, sono mezzi utili alla trasmissione di informazioni, quindi mezzi che rientrano nel processo educativo in quanto comunicano interpretazioni e significati della realtà nella quale vogliamo introdurre le giovani generazioni. E’ bene ricordare che siamo bombardati da innumerevoli mezzi di comunicazione di massa. Voglio tentarne un elenco: il libro, la stampa quotidiana e periodica, la radiodiffusione, le fotografie, il cinema, il fumetto, la discografia, il manifesto, le audio e videoregistrazioni, il telefonino ed infine il computer sono tutti mezzi per comunicare e trasmettere un determinato significato della realtà. In questo contesto un posto certamente primario spetta alla televisione. Qui il semplice ricordarli deve servire a mettere in guardia e a farci comprendere quante interferenze disturbano il nostro impegno educativo, da quanti messaggi sono raggiunti e con loro costretti a confrontarsi i nostri ragazzi. Prenderne atto deve servire a rendere attenti, consapevoli, attivi e critici. Non possiamo eludere il problema dei media, dei mezzi di comunicazione di massa che occupano un posto sempre maggiore nel processo di crescita. In questo contesto non è però possibile entrare nel dettaglio di valutazione dei singoli mezzi; non manca del resto una letteratura specialistica. Ritengo sufficiente richiamare l’attenzione sull’influsso inevitabile che i media esercitano, per cui occorre in genere acquisire un atteggiamento intelligente, critico e sapienziale di fronte ad essi.
Intelligente, cioè
che abitua a farne una lettura ed un uso non superficiale, ma in profondità.
Non ci si deve fermare alla superficie, all’impatto epidermico, alla reazione
emotiva.
Critico,
cioè capace di valutazione e di giudizio proprio di chi non subisce passivamente
il messaggio, ma lo valuta, lo soppesa, lo confronta e lo giudica. Per questo
occorre avere principi e valori chiari.
Sapienziale, cioè capace di arrivare
a trovare il perché ed il valore della realtà. In un mondo dove non mancano
gli interessi economici, l’uso delle più avanzate tecnologie, l’utilizzazione
di adeguate reti di comunicazione, dove non mancano le cose, le tecniche
e gli strumenti sempre più sofisticati, dove c’è una preponderanza dell’avere,
è la dimensione dell’essere che deve venir curata.
Il nostro è un mondo che ha tante cose, ma non conosce più il senso e il valore delle cose. Occorre coltivare questa dimensione sapienziale. L’atteggiamento fondamentale è di non servirsi dei media per comodo, per scaricarci delle nostre responsabilità, perché i ragazzi impegnati al computer, ai videogiochi e alla televisione non ci disturbino. Ogni scelta di comodo è un atteggiamento irresponsabile, che tradisce il nostro compito educativo e scarica sui mezzi il discorso educativo che è invece discorso di fini, di senso, di traguardi da raggiungere, di valori da coltivare e non di evasione, di divertimento, di finzione. Non si risolve il problema con atteggiamenti fondamentalisti come quelli di coloro che dicono che “il migliore televisore è quello spento”. I media non sono prodotto del diavolo, ma della tecnica dell’uomo, non sono da condannare in sé, ma dipendono dall’uso che se ne fa e anche in questo campo l’abuso non deve impedire un uso saggio, attento, misurato, critico, per il quale occorre educare e venire educati.
8.2 Competenza, preparazione e spirito critico
Più mezzi a disposizione richiedono maggiore competenza e preparazione, impegno di imparare a gestirli, altrimenti invece che un aiuto diventano un elemento di disturbo e un danno. Si pensi all’uso dei telefonini, che a scuola debbono essere spenti, o ai registratori, che non possono essere usati senza informare la persona coinvolta, o al computer che può dare accesso ai siti più squallidi, o alla televisione che con la enorme moltiplicazione dei canali esige una gestione responsabile. Ad esempio è troppo chiedere: mai prima della scuola? Una volta si iniziava la giornata con la preghiera del mattino, oggi c’è chi la inizia accendendo la televisione, coi disegni animati o con le fiction, così che i bambini arrivano a scuola già stravolti e svagati. Ed altre indicazioni potrebbero essere: mai troppa televisione, mai la televisione personale in camera prima di una certa età, mai lasciare soli i bambini o i ragazzi davanti al televisore e quanti consigli ancora vengono dati per un uso responsabile dei media, che devono essere usati con equilibrio, con misura, con criterio, con prudenza e con realismo. In un mondo che dà maggiori mezzi non diminuiscono ma crescono le responsabilità educative e mi domando se anche la scuola non deve attivarsi per affrontare questi nuovi compiti. Se è vero che la televisione è ladra di tempo, serva infedele e cattiva maestra (J. Condry e K. Popper) e con lei altri strumenti con messaggi pedagogicamente diseducativi, la scuola non può disinteressarsene. C’è chi asserisce che il bambino è in grado di difendersi da solo perché è nato nella civiltà delle immagini. Sarebbe l’adulto che ingigantisce le ipotetiche conseguenze negative di un cattivo uso dei media visivi. Ma questa è una menzogna gigantesca. Tutte le più serie ricerche scientifiche sono orientate a mettere in guardia dall’eccessiva esposizione televisiva (Pietro Lombardo, Educare ai valori, pag. 201). Scrive a tale proposito P. Roveda: “Gli effetti più vistosi prodotti dalla visione prolungata sono riconducibili a due: alterazione della percezione della realtà ed ottundimento della sensibilità… Connessi con queste due conseguenze, ricerche statunitensi pongono in luce ulteriori effetti negativi registrati nei giovani: introversione, tendenza al ripiegamento su sé stessi, illogicità, difficoltà per la lettura, la scrittura, la concentrazione, il lavoro intellettuale, inerzia e passività di fronte alla vita e alla società, conformismo”. (Per educare, pag. 185-186). Ce n’è abbastanza per ritenere che occorre prestare maggiore attenzione in senso positivo al dilagare dei media nella vita dei nostri ragazzi e per usarli più attivamente nel loro processo educativo.