METTERE DIO AL CENTRO

Parole di Benedetto XVI alla Chiesa in Svizzera

Rassegna stampa

Un dono del Ticino al Papa
di Arturo Cattaneo

Così ha intitolato il Giornale del Popolo del primo dicembre la notizia (vedi foto) dell’incontro del sacerdote luganese don Arturo Cattaneo con il Papa per fargli omaggio del volume «Mettere Dio al centro», al quale hanno contribuito anche Mons. Pier Gia-como Grampa, Padre Mauro Lepori e don Graziano Borgonovo. Il volume raccoglie i tre interventi di Benedetto XVI (l’omelia, il discorso introduttivo e quello conclusivo) svolti il 7 e il 9 XI 2006 da Benedetto XVI nell’incontro con i vescovi svizzeri a conclusione della loro Visita ad limina ed è arricchito da diversi commenti.
Nella prefazione Mons. Kurt Koch, presidente della Conferenza episcopale svizzera, a proposito del sottotitolo, «Parole di Benedetto XVI alla Chiesa in Svizzera», osserva che le parole di Benedetto XVI non «appartengono infatti solo a noi Vescovi svizzeri ma a tutte le Chiese locali che ci sono state affidate». Mons. Koch ha perciò manifestato la sua gioia che «questi profondi testi del Santo Padre vengano resi disponibili a un pub-blico più vasto e che sia stato fatto lo sforzo di commentarli in diversi contributi». La conferenza episcopale ha quindi incaricato la traduzione del volume in tedesco ed in francese.
La gratitudine dei vescovi svizzeri al Pontefice emerge dalle parole della prefazione: «Con queste allocuzioni, teologicamente pensate e profondamente spirituali, Papa Be-nedetto ha dato a noi Vescovi svizzeri la chiara indicazione che tutto il parlare nella e sulla Chiesa debba essere integrato e subordinato al parlare di e soprattutto con Dio. Il Papa, nella sua premurosa umiltà e cordiale gentilezza, ha mostrato inoltre la sua parti-colare cura pastorale per la Chiesa in Svizzera, svolgendo il compito affidatogli da Cristo ‘conferma i tuoi fratelli!’ in un modo molto simpatico. ‘Chi non dona Dio, dona troppo poco’. Questo motto, che il Santo Padre ha ripetutamente citato, l’ha attuato anche con noi Vescovi svizzeri. Ci ha donato una visione profonda sul mistero di Dio Trino e un rinnovato entusiasmo per la fede e il ministero episcopale».
È interessante osservare come il Papa, invece di soffermarsi a correggere abusi o a discutere questioni particolari, proprie della Chiesa in Svizzera, abbia voluto indicare, con la sua ben nota lucidità, l’origine di difficoltà e crisi che affliggono la Chiesa in Sviz-zera. Al contempo egli ha mostrato, in modo incoraggiante, il modo per superarle. È proprio quanto sintetizza il titolo del volume: «Mettere Dio al centro».
La Svizzera – fa notare il prof. don Arturo Cattaneo nel suo contributo – è uno dei paesi più ricchi, organizzati, sicuri e civilizzati del mondo. Ma in mezzo al benessere, di cui gode tanta gente nel nostro paese e del quale non possiamo che rallegrarci, esiste anche – nel cuore e nella vita di molte persone – una povertà spirituale altrettanto dif-fusa. L’’abbondanza di beni materiali può favorire un certo disinteresse o apatia per i valori dello spirito, quasi come se, in fondo, non ci fosse più bisogno di Dio. Benedetto XVI è sicuramente un grande esperto dei mali spirituali che affliggono l’’Occidente e la Svizzera. Consapevole che alla radice di tante difficoltà, incapacità o fallimentisi trova c’è una crisi di fede, egli ha richiamato con forza la necessità di rimettere Dio al centro. Oggi – ha osservato nel discorso inaugurale – è infatti più che mai necessario che «questa centralità di Dio appaia in modo completamente nuovo in tutto il nostro pensare ed operare».
La centralità di Dio ha molteplici ripercussioni. In questo volume si è cercato di mettere in luce come «mettere Dio al centro» si traduce nella priorità della fede (com-mento del prof. don Arturo Cattaneo), nella necessità del rapporto personale con Gesù Cristo (Padre Mauro-Giuseppe Lepori), nel modo di intendere la liturgia (Mons. Ame-deo Grab) e in quello di affrontare le grandi questioni morali (prof. don Graziano Bor-gonovo) e pastorali del nostro tempo (Mons. Pier Giacomo Grampa).
Fra le diverse riflessioni offerte dal Papa risulta particolarmente suggestivo il suo commento alla parabola contenuta nel Vangelo della Messa concelebrata con i nostri vescovi. Essa racconta di «un uomo che diede una grande cena e fece molti inviti». Ma tutti cominciarono a scusarsi. Allora quel tale disse al servo: «esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi». Ed ecco il commento del Papa: «Proprio nel nostro tempo conosciamo molto bene il ‘dire no’ di quanti sono stati invitati per primi. In effetti, la cristianità occidentale, cioè i nuovi ‘primi invitati’, ora in gran parte disdicono, non hanno tempo per venire dal Signore. Conosciamo le chiese che diventano sempre più vuote, i seminari che continuano a svuotarsi, le case religiose che sono sempre più vuote; conosciamo tutte le forme nelle quali si presenta questo ‘no, ho altre cose importanti da fare’». Benedetto XVI, rifacendosi ad un testo di san Gregorio Magno, si chiede: «Com’è possibile che un uomo dica ‘no’ a ciò che vi è di più grande; che non abbia tempo per ciò che è più importante; che chiuda in se stesso la propria esistenza?». E risponde: «In realtà, non hanno mai fatto l’esperienza di Dio; non hanno mai preso ‘gusto’ di Dio; non hanno mai sperimentato quanto sia delizioso essere ‘toccati’ da Dio! Manca loro questo ‘contatto’ – e con ciò il ‘gusto di Dio’. E solo se noi, per così dire, lo gustiamo, solo allora veniamo al banchetto».
Su queste parole del Papa si è soffermato Padre Mauro-Giuseppe Lepori nel suo commento, osservando che «l’insistenza di Benedetto XVI sulla preghiera è essenzial-mente un’insistenza sulla centralità di Dio come ‘soluzione’ sempre possibile del male dell’uomo e del mondo. Il Papa non insiste su una pratica, ma sul rapporto con una Per-sona. Infatti, quando il mondo va male, quando l’uomo va male, quando anche la Chie-sa sembra in crisi, ciò che ci manca non è anzitutto qualcosa, non è neanche un miglior programma, ma Dio stesso. Ci manca il Signore. Ci manca Cristo». […] La preghiera è il cuore e il centro dell’esperienza cristiana. Senza questo cuore, tutta l’esperienza cristia-na diventa futile, vuota di senso e di sostanza, e tutti i problemi che sorgono nella co-munità cristiana, anche se reali, anche se gravi, sono affrontati con superficialità».
Il volume si chiude con un commento di Mons. Grampa nel quale egli sviluppa gli spunti offerti dal Pontefice affermando: «Gli uomini nostri contemporanei non si aspet-tano da noi prescrizioni, regole, comandamenti, ma l’annuncio luminoso, la riproposta del messaggio di Dio amore, che ha posto in atto un avvenimento, ha costruito una sto-ria insieme a noi. Occorre saper riproporre questa storia, come è contenuta nelle Sacre Scritture, ma cogliendone il cuore, non fermandosi ad un approccio storicistico, bensì entrando dentro la profondità del mistero che ci avvolge e dovrebbe coinvolgerci. Non si tratta solo di conoscere il passato della storia di Dio con l’umanità, ma di afferrarne il valore presente e coinvolgente, la sua attualità per noi. Quando Gesù nella Sinagoga di Nazareth legge il rotolo di Isaia, commenta dicendo: «Oggi, questa parola si compie». Se non avviene questo incontro nell’oggi con la Scrittura, nella fede della Chiesa, la sua conoscenza ed il suo studio restano un esercizio accademico, magari colto ed aggiorna-to, ma freddo, distante, non coinvolgente, non interessante. […] Questo è il Vangelo che siamo invitati ad annunciare. Non un insieme di norme, di riti, di comportamenti, ma la condivisione della vita del nostro Dio, che ci è donata nel Figlio Gesù e nel suo Spirito».