Farsi
compagnia, creare solidarietà
Nell’ambito del nostro progetto sulla parità, abbiamo incontrato diverse persone
che in Ticino sono impegnate a favore delle donne e delle
famiglie. Vi proponiamo la trascrizione dell’intervista realizzata, per le nostre
emissioni televisive, alla signora Anita Fry segretaria dell’Associazione Famiglie
Monoparentali.
D: Come si è avvicinata all’Associazione Famiglie Monoparentali?
R: Sono una militante di lunga data, se posso definirmi così. Mi sono avvicinata
all’associazione nell''89, subito dopo il mio divorzio. Ero una giovane mamma
di due bambini piccoli, con alle spalle un divorzio e un trasloco con rientro
in terra ticinese. Ho trovato la possibilità di inserirmi nell’associazione
che era agli inizi. Ho trovato delle amicizie, delle possibilità d’incontro,
di discussione, di svago e di scambio di esperienze.
D: Lei ha continuato a frequentare questo gruppo e adesso è diventata segretaria
a metà tempo. Come vive questa esperienza e che cosa le dà quest’incontro con
persone che stanno affrontando adesso delle difficoltà che lei stessa ha vissuto?
R: Posso aiutarle, innanzitutto perché ho superato queste difficoltà.
Ho vissuto l’esperienza in prima persona, dai problemi professionali al collocamento
dei bambini, come conciliare gli orari, come organizzare le vacanze estive ...
Tutte queste cose le ho vissute sulla mia pelle. Penso di essere riuscita bene
a gestire la famiglia a partire dalla mia esperienza cerco di aiutare, chi si
rivolge a me, a individuare qual è la difficoltà maggiore e quali sono le priorità,
dove loro hanno più bisogno di aiuto.
Naturalmente non basta solo la mia esperienza, devo trovare altri modi per ampliare
la mia formazione e mie conoscenze.
D: Sono tante le persone che si rivolgono all’Associazione?
R: Penso siano meno di quante ne abbiano bisogno, magari siamo ancora
poco conosciuti. Ci sono persone che si rivolgono a noi perché hanno voglia
di uscire dall’ isolamento che avviene dopo un divorzio, dopo che si sono divise
amicizie. Il divorzio è una separazione di tante cose, coinvolge la famiglia
e le amicizie. Poi si cercano nuove prospettive, nuove amicizie e il confronto
con persone che hanno gli stessi problemi.
Altri ci contattano perché hanno bisogno di consulenza a vari livelli, di tipo
professionale, assicurativo ecc.
D:Cosa propone inoltre la vostra Associazione?
R: Il principio o il punto di partenza dell’Associazione è il ritrovo
una domenica al mese con i bambini, per delle attività che seguono il ritmo
delle stagioni, per esempio d’estate c’è un pique-nique in montagna, in autunno
una castagnata, d’inverno la slittata.
Sono delle uscite pensate con i bambini in cui si creano dei rapporti fra gli adulti e fra i bambini stessi. L’Associazione fa da tramite per nuove amicizie e per nuove forme di solidarietà tra genitori soli e i loro figli. Questo è il punto cardine dell’Associazione ma organizziamo anche serate informative o partecipiamo a momenti culturali organizzati da altri enti. Abbiamo fatto una serata sugli assegni famigliari, una sul budget famigliare, sugli adolescenti e droga, adolescenti e sessualità. Dipende dalle esigenze espresse dai nostri soci. Comunque, sia nella famiglia monoparentale che nella famiglia completa, ci sono problematiche comuni
D: Per le madri sole, con dei bambini a carico e con l’obbligo di rimettersi
a lavorare, quali sono le difficoltà maggiori da affrontare?
R: Io vedo che chi ha tenuto un piede o mezzo piede nel mondo del lavoro
pur avendo i bambini, ha meno difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro.
Mentre chi, come me ha interrotto l’attività lavorativa, anche se solo per un periodo di 6 anni, ha più difficoltà perché, per molte professioni le cose sono cambiate. Nei settori dove c’è stato un forte sviluppo tecnologico bisogna ricominciare da capo con una nuova formazione o con un aggiornamento molto impegnativo.
D: Dal suo osservatorio, come vede le strutture di accoglienza per i bambini
delle madri lavoratrici?
R: Le strutture esistenti sono ottime, sia per come sono strutturate,
sia per quello che offrono. Per chi abita in città ci sono diverse soluzioni
mentre per chi abita nelle regioni periferiche le cose sono più difficili e
per poter lavorare una donna deve avere la collaborazione di qualcuno della
famiglia, i nonni o qualche sorella che si facciano carico dei bambini.
Naturalmente spesso il problema è dato dalla questione finanziaria, che pesa sul budget di molte famiglie, e ancora di più sulle famiglie monoparentali.
D:
Gli assegni integrativi e gli assegni di prima infanzia, riescono in qualche
modo a risolvere la situazione delle mamme in difficoltà?
R: Ho seguito diversi casi di madri nubili alle quali ho offerto la
consulenza per ottenere questo assegno. E’ un’ottima possibilità che permette
alle mamme di restare a casa nei primi tre anni di vita, che sono in fondo i
più importanti per il bambino. Non che gli altri non siano importanti, ma sappiamo
quanto lo siano questi primi tre anni.
Uno dei vantaggi dell’assegno di prima infanzia è che permette di vivere senza quell’ansia del dover trovare un buon collocamento per il bambino per poter lavorare. Per molte madri è uno strappo dover lasciare il bambino (parliamo di neonati o di bambini molto piccoli) a degli estranei, per cui questo assegno è un’ottima cosa, aiuta chi ne ha realmente bisogno.
D:
L’associazione è dunque un luogo dove si è aiutati nei problemi concreti della
vita quotidiana ma anche un modo per darsi una mano a guardare il destino con
speranza?
R: La nostra non è una associazione dove si rimane a vita, ci si rimane
per il periodo in cui se ne sente il bisogno. C’è chi magari rimane più a lungo
perché nascono delle amicizie e continua a partecipare ai momenti che organizziamo.
E’ un ambito in cui si arriva nel momento del bisogno, nel momento della sofferenza,
del dolore, del pianto e ci si accompagna reciprocamente per un certo percorso,
e poi le strade si possono dividere ma i rapporti di amicizia restano.
Associazione
ticinese delle Famiglie Monoparentali e Ricostituite |