Santi
da
scoprire
San
PATRIZIO di Armagh
Di Patrizia Solari
Due cose mi hanno colpita, mentre mi addentravo nella
documentazione per preparare la presentazione del mio santo protettore (finalmente!):
da una parte la concretezza di adesione alla vita che si esprime nelle modalità
di espressione della fede di san Patrizio e degli Irlandesi: basta leggere la
"grandiosa" preghiera, successiva a san Patrizio, ma certamente da
lui ispirata o la preghiera di ringraziamento per il pasto, che la tradizione
attribuisce a Brigida di Kildare, convertita da san Patrizio e poi diventata
badessa e santa. E Romano Guardini conferma: "Nonostante tutti gli apparenti
dualismi derivanti da tensioni ascetiche o da contrasti storici, la fede cristiana
sa d’un autentico, anzi di uno speciale valore della materia e della corporeità."
(1)
D’altra parte riscopro l’importanza che ha avuto la presenza e la diffusione
dei monaci irlandesi, che hanno conservato e moltiplicato i testi delle civiltà
greco-romana e giudaico-cristiana, senza distinzioni e censure di sorta, e hanno
contribuito all’evangelizzazione dell’Europa intera (e questo può farci riflettere,
all’entrata nel terzo millennio...).
Come introduce il curatore della voce su san Patrizio in uno dei testi consultati (2): "Non è facile tracciare un profilo biografico del patrono d’Irlanda, talmente appare la sproporzione tra la ricchezza delle leggende agiografiche accumulate sulla sua figura e l’esiguità di quanto si può ragionevolmente stabilire con buona probabilità storica. È possibile, comunque, grazie agli scritti accertati di Patrizio (3), ricostruire i punti essenziali della sua vita, della sua personalità e della sua missione." E lo storico Cahill, autore di un accattivante testo su san Patrizio e la sua epoca (4), ci dice: "Tra le molte leggende che circondano la figura di Patrick, di poche è attestata l’autenticità. Non scacciò i serpenti dall’Irlanda. Non c’è modo di sapere se ricorse davvero al trifoglio per spiegare la Trinità. Probabilmente si scontrò con un re, forse il re supremo di Tara; e il motivo potè consistere nel suo diritto di commemorare la resurrezione di Cristo accendendo un falò, lo stesso falò destinato a divenire una caratteristica permanente di tutte le liturgie pasquali. Persino la grandiosa preghiera di Patrick in irlandese - chiamata a volte Corazza di san Patrick, poiché si credeva che avesse il potere di proteggerlo da poteri ostili, e detta altre volte il Grido del daino perchè si riteneva che lo trasformasse in un daino agli occhi di chi volesse fargli del male - non può essere attribuita a lui con certezza."
Gli irlandesi Questa la descrizione che degli irlandesi ci fa il gesuita Edmund Campion, che subì il martirio nel 1581: "Il popolo (...) è religioso, schietto, sensuale, irascibile, capace di sopportare infinite sofferenze, molto orgoglioso; conta numerosi maghi, ottimi cavallerizzi; è felicissimo di guerreggiare, generoso nel dispensare elemosine, senza pari nell’ospitalità. (...) Sono perspicaci, amanti della cultura, capaci di riuscire in qualsiasi studio intrapreso, grandi lavoratori, avventurosi, ribelli, buoni; tengono nascosti i propri dispiaceri." (13) |
Le origini e l’istruzione
Patrizio nacque intorno al 360 in una famiglia di curiales che possedeva
un podere (villula) nella Britannia romana: il nonno Potito era presbitero e
il padre Calpornio è diacono e decurione civile, incaricato della riscossione
dei tributi. "Nell’isolata Britannia (...) il cristianesimo ebbe larga
diffusione più tardi che nel continente e perciò soprattutto in età postcostantiniana:
allora però le conversioni rischiavano di essere talora non mosse dallo Spirito
ma anche da motivazioni di ordine economico-sociale o culturale, preparando
un’inevitabile crisi morale e religiosa. (...) Si è pensato che Calpornio avesse
abbracciato il diaconato per sfuggire agli oneri finanziari del decurionato
(...). Sincera o meno che fosse la vocazione di Calpornio al diaconato (e prima
ancora quella di Potito al presbiterato), sta di fatto che, pur essendo nato
in una famiglia di chierici, Patrizio si considera un convertito e del convertito
ha la psicologia e l’entusiasmo." (5)
"(...)
Patrizio dovette ricevere l’istruzione di ogni ragazzo di famiglia britannica
romanizzata e di rango curiale. Tale istruzione, dopo i primi rudimenti appresi
forse nello stesso villaggio natale, dovette consistere nello studio della grammatica
(...). Oltre all’istruzione grammaticale, superficiale e non arrivata fino alla
conquista del sermo latino, cioè agli studi retorici che davano fluidità all’eloquio,
Patrizio poté forse ricevere una prima istruzione religiosa, anche se egli allora
non l’approfondì." (6)
Schiavo in Irlanda: la conversione
Ma a sedici anni vi fu un event o decsivo nella vita di Patrizio: è rapito e
venduto da pirati irlandesi. "Finisce così a fare il pastore in quella
che sarà la terra della sua missione. L’incidente tronca la sua formazione scolastica,
impedendogli, oltre allo studio del diritto romano e della Scrittura, di arrivare
a una padronanza apprezzabile della lingua latina: da qui quella condizione
di <<rusticità>> che egli evoca spesso, e che sarà usata come arma
contro di lui dai suoi avversari." (7)
Come già accennato "fino a quel momento Patrizio non ha vissuto in modo particolarmente fervoroso (‘ignoravo il vero Dio’ scrive nella Confessione). Durante i sei anni di cattività sperimenta una sorta di conversione. ‘Arrivato in Irlanda - scrive - ogni giorno portavo al pascolo il bestiame, e pregavo spesso nella giornata; fu allora che l’amore e il timore di Dio invasero sempre più il mio cuore, la mia fede crebbe, e il mio spirito fu portato a fare circa cento preghiere al giorno e quasi altrettante durante la notte, e stavo nelle foreste e sulle montagne, e mi alzavo prima dell’alba per pregare, e nonostante la neve, il gelo e la pioggia non sentivo alcun male, e non c’era in me pigrizia alcuna (...)’ " (8)
Ed è nella foresta di Vocluto, luogo della sua schiavitù, vicino al villaggio odierno di Killala, che "una notte in una visione gli viene detto che c’è una nave pronta per riportarlo in patria. Dopo una fuga di trecentoventi chilometri, riesce non senza difficoltà ad imbarcarsi su una nave di marinai irlandesi, con i quali approda sulle coste della Britannia (...). Passa circa un mese in una zona deserta prima di raggiungere un luogo abitato. L’incontro provvidenziale con un branco di maiali, letto come risposta alle suppliche di Patrizio, li salva dal morire di fame.
La
corazza di san Patrizio (12) Io
sorgo oggi Io
sorgo oggi Io
sorgo oggi Io
sorgo oggi Io
invoco oggi tutte queste forze tra me e questi mali, Cristo
fammi da scudo oggi Io
sorgo oggi |
Tra il rimpatrio e la nuova partenza per l’Irlanda c’è un vuoto di una ventina
d’anni, su cui non sappiamo quasi niente. Patrizio ci dice solo di aver passato
qualche tempo con i suoi parenti, che lo scongiurano di non allontanarsi più
da loro (...). In questi anni deve essersi preparato a diventare prima diacono
e poi prete: non è certo se abbia anche fatto professione monastica. Secondo
alcune Vite si sarebbe recato in Gallia presso il vescovo Germano di Auxerre;
per altre si sarebbe spinto fino a Lérins e a Roma. (...)
Da giovane
Patrizio non pensava minimamente a un lavoro missionario tra gli irlandesi.
Sembra che la cosa sia nata all’improvviso, durante una "visione"
in cui un uomo di nome Vittorino gli porge una lettera: mentre legge gli pare
di sentire il grido di ‘quelli della foresta di Vocluto’ che lo supplicano a
gran voce di tornare da loro. (...) Comunque siano andate le cose, arriva la
proposta di farlo vescovo dei cristiani d’Irlanda, forse anche in considerazione
della sua conoscenza del paese e dei suoi abitanti." (9)
La missione
Dopo varie obiezioni da parte dei seniores, che forse non lo ritenevano idoneo
a causa della sua scarsa preparazione intellettuale, e resistenze da parte della
famiglia e di Patrizio stesso, egli parte nel 432 come vescovo d’Irlanda. Un
anno prima il diacono Palladio era stato inviato da papa Celestino I nel sud-est
dell’Irlanda, ma la sua missione non aveva avuto molto successo, mentre nel
439 altri tre vescovi, Secondino, Ausilio e Isernino, arrivano dal continente
e operano nelle regioni centrali, raggiunti poi da Patrizio che aveva compiuto
la sua missione al nord.
"Qualunque sia stato il progetto iniziale, se rivolto solo ai cristiani o aperto ai pagani, Patrizio opera per portare la luce del vangelo ‘fino agli estremi confini della terra’. La frase, considerate le conoscenze del tempo, va intesa in senso letterale: il santo potrà scrivere con tutta ragione: ‘Sono andato fino ai distretti più lontani, oltre i quali non c’era più nessuno, e dove nessuno era mai venuto prima per battezzare, ordinare chierici e confermare il popolo’. (...) Non si sa bene come egli abbia organizzato le sue comunità: pare probabile che la struttura di base sia stata la diocesi (paruchia), coincidente con il territorio delle singole tribù (tuaith). Il lavoro apostolico del santo è simile a quanto accade ovunque nel V secolo in aree di prima evangelizzazione. Patrizio predica, battezza, conferma, celebra l’eucarestia, ordina presbiteri, consacra monaci e vergini. Della sua catechesi si trova traccia in certi passi della Confessio in cui condensa una vera e propria professione di fede dal chiaro impianto trinitario." (10)
Dagli
eremiti ai monaci
"L’Irlanda
rappresenta un caso eccezionale nella storia della religione, essendo
l’unica terra in cui il cristianesimo venne introdotto senza spargimento
di sangue. Non esistono martiri irlandesi (almeno fino al 1600)",
così alla fine del quinto secolo e nei primi anni del sesto, gli irlandesi
"trovarono una soluzione, da loro definita il Martirio Verde in
opposizione al tradizionale Martirio Rosso (...) (cfr. gli anacoreti
del deserto egiziano o delle regioni al nord della Russia - ndr). I
Martiri Verdi furono coloro che, rinunciando alle comodità e ai piaceri
della comune società, si ritirarono nei boschi, o in cima a una montagna
deserta, oppure in un’isola deserta (...) per studiare le Sacre Scritture
ed essere in comunione con Dio." (14) |
Nel corso del suo ministero incontra anche ostacoli molto duri, deve difendere i suoi neofiti dalla brutalità di altri cristiani, come il re britannico Corotico, che massacra e trascina schiavi uomini, donne e bambini che appartengono alla comunità fondata da Patrizio. Subisce anche un assalto dove viene derubato di tutto e minacciato di morte. Inoltre "in Irlanda è insultato come "straniero" e dalla nativa Britannia, oltre che aiuti, gli arrivano anche calunnie e accuse di vario tipo. (...) La sua Confessio può ben essere stata provocata dal bisogno di rispondere a queste denigrazioni. In realtà è molto di più: il santo non ha difficoltà ad ammettere carenze e colpe (confessio peccati), ma afferma putre l’integrità della sua fede e delle sue intenzioni (confessio fidei), e soprattutto vede negli incidenti così come nelle liberazioni miracolose che hanno accompagnato la sua vita e il grande successo della sua azione missionaria, un motivo per celebrare ripetutamente l’amore di Dio che l’ha protetto, diretto e sostenuto (confessio laudis).
Traspare dagli
scritti la figura di un uomo molto sensibile, fino ad apparire a volte suscettibile.
Ma gli elementi del carattere che risaltano di più sono una franchezza disarmante,
un senso acuto dei propri limiti e insieme la coscienza di aver ricevuto una
missione alla quale consacrarsi con uno zelo smisurato, una generosità istintiva,
una vera e propria passione per il vangelo unita alla venerazione per tutta
la Scrittura, senza tralasciare l’attaccamento affettuoso alle persone da lui
battezzate o ordinate, che traspare con tutta la forza dell’emozione soprattutto
nell’Epistola." (11)
Non si sa esattamente il luogo e l’anno della sua morte (forse il 461). L
e sue reliquie sono conservate ad Armagh e la sua festa è celebrata il 17 marzo.
Preghiera
di ringraziamento per il pasto, attribuita a santa Brigida di Kildare Vorrei
accogliere i poveri al mio banchetto, Dio
benedica i poveri, |
Ho dovuto
tralasciare molto dell’interessante materiale nel quale mi sono imbattuta, ma
rimando il lettore, al quale spero di aver stuzzicato la curiosità, ai testi
citati e in particolare al saggio di Cahill.
In ogni modo, alla fine di questa breve ricerca, devo dire di provare una sorprendente
sintonia con lo spessore, i colori e la vitalità gustati: niente della vita
è lasciato fuori. Sono proprio contenta di ritrovarmi in compagnia dei santi
d’Irlanda!
E, quasi monaco amanuense, aggiungo al testo terminato - e con la tecnologia
di oggi ... - la citazione dello storico Reinhold Niebuhr, che Cahill mette
in esergo al suo libro:
Nulla di ciò che è degno di essere compiuto
può essere realizzato nel breve tempo della nostra vita;
per questo deve essere la speranza a salvarci.
Nulla di
ciò che è vero, o bello, o buono
può trovare pieno senso in un immediato contesto storico;
per questo deve essere la fede a salvarci.
Nulla di
ciò che facciamo, per quanto onesto sia,
può essere compiuto da soli;
per questo deve essere l’amore a salvarci.
(1) GUARDINI,
Romano, Studi su Dante, Morcelliana, 1967, p. 231
(2) AAVV, Il grande libro dei santi, Vol. III, ed. San Paolo, 1998 pp. 1592-96
(3) L’Epistola a Corotico e la Confessione
(4) CAHILL, Thomas, Come gli Irlandesi salvarono la civiltà, Fazi Editore, 1998,
p. 133
(5) MALASPINA, Elena, Patrizio e l’acculturazione latina dell’Irlanda, Japarde
Editore, 1984
(6) id. pp. 85-86
(7) AAVV, Il grande...
(8) ibid.
(9) ibid.
(10) ibid.
(11) ibid.
(12) Cahill, pp. 134-36
(13) id. p. 168
(14) id. p. 170
(15) id. p. 174
(16) id. p. 191
(17) id. p. 193