Di Patrizia Solari
Presentando san Francesco di Sales1), coi suoi foglietti infilati sotto le porte per contrastare la dottrina calvinista, avevo promesso la presentazione di san Pietro Canisio, che nelle regioni germanofone aveva svolto lo stesso compito nei confronti della Riforma luterana. Ed ecco finalmente arrivato il momento, grazie anche alla data della sua memoria liturgica che cade il 21 dicembre (oltre che il 27 aprile). Consultando la documentazione, ho poi scoperto che un piccolo filo mi lega a questo santo (oltre le reminiscenze dei miei studi fatti a Friborgo, all’Istituto di pedagogia curativa, in rue St. Pierre Canisius): durante l’ultima parte della sua vita, trascorsa appunto a Friborgo, fra le varie cose, curò la pubblicazione di vite di santi e beati svizzeri, facendo appositamente venire dalla Germania uno stampatore. 2)
L’educazione
Pietro Canisio (Pieter Kanijs) nacque l’8 maggio del 1521 a Nimega. Questa città, ora olandese, a quel tempo apparteneva al ducato di Geldern e perciò si trovava ancora nel territorio dell’Impero tedesco.
La sua famiglia faceva parte del patriziato della città e il padre era stato nove volte borgomastro. La madre di Pietro, che morì dopo la nascita del terzo figlio, viene ricordata da Pietro stesso, che era il figlio maggiore, per la sua fede: “Poco prima della sua morte la madre ammonì il suo sposo di fuggire la nuova fede, che allora si diffondeva nella nostra patria, e di tenersi assolutamente saldo nella fede cattolica.” Parlando dei suoi anni giovanili Pietro dice ancora: “Io ho trovato spesso in quel tempo una particolare gioia nei quadri dei santi e nelle funzioni liturgiche; perciò servivo volentieri la Messa il giorno di festa.”
A Colonia, a quindici anni ottenne il baccelierato in Belle arti (filosofia) e l’anno seguente la licenza, che lo abilitava a insegnare. Poi, per volere del padre, cominciò gli studi di diritto canonico a Lovanio, ma ben presto tornò a Colonia, pensando in un primo tempo di entrare con un amico nella Certosa. Nel 1540 si impegnò con un voto ad osservare il celibato perpetuo.
Certamente ebbe grande influsso nella sua educazione anche la sua guida spirituale, Nikolaus von Essche, che lo esortò, nel periodo dei suoi studi a Colonia, a condurre una vita virtuosa, a confessarsi spesso e a leggere ogni giorno un brano evangelico, da cui avrebbe dovuto ricavare una frase che lo avesse particolarmente colpito, su cui meditare per tutta la giornata (...e se lo facessimo anche noi?...).
L’incontro
con la Compagnia di Gesù e la missione in Germania
Nel 1543 Pietro ebbe l’occasione di fare gli Esercizi spirituali ignaziani, grazie all’incontro con Pietro Favre, uno dei primi compagni di Ignazio di Loyola. Fu un momento decisivo: in quell’occasione infatti Pietro maturò la decisione di entrare nella Compagnia di Gesù, fu ordinato diacono nel 1544 e ricevette la consacrazione sacerdotale nel 1546.
Avendo acquisito un’ottima reputazione come teologo, fu impiegato in controversie con alcuni Vescovi dell’Impero, che sembravano inclinare alla riforma e fu invitato al Concilio di Trento. Trascorse un periodo in Italia e Ignazio di Loyola lo inviò a insegnare a Messina.
Nel 1549 fece a Roma la professione solenne. In seguito fu destinato ai territori dell’Impero e gli fu affidata la sua grande missione: la restaurazione cattolica nella Germania travagliata dalla riforma protestante. Divenne così, tramite la fondazione di collegi, la riforma di varie università, i catechismi, gli scritti teologici e le missioni diplomatiche uno dei più significativi riformatori della Chiesa nella Germania del XVI secolo. Fu definito da Leone XIII “Secondo Apostolo della Germania”, dopo san Bonifacio martire (672-755).
L’educazione
dei giovani e i Catechismi
Uno dei principali mezzi per quest’opera era l’istruzione e l’educazione dei giovani, soprattutto dei chierici, così da poter disporre di sacerdoti teologicamente formati da destinare alla predicazione e all’apostolato. Così facendo, Pietro Canisio sosteneva e diffondeva le disposizioni del Concilio di Trento, che aveva stabilito l’apertura dei seminari per la formazione dei chierici.
Alla sua intensa attività di predicatore, rivolta a fedeli di tutti i ceti, si collega quella di scrittore e di autore del famoso catechismo: dapprima, nel 1555 il Catechismus major, che era destinato alle classi superiori dei collegi e agli studenti universitari e che, per comodità di apprendimento, si componeva di duecentotredici domande e altrettante risposte; l’anno successivo pubblicò il Catechismus minimus, accessibile anche agli strati meno colti della popolazione e ai bambini; nel 1558 uscì infine il Catechismus parvus (piccolo), che si collocava a metà strada tra il primo e il secondo e condensava le conoscenze fondamentali della fede cattolica in centoventidue domande. In questo modo Canisio non solo aveva contrapposto ai catechismi di Lutero qualcosa che stava sul loro stesso piano, ma aveva creato un manuale che fu poi usato per diversi secoli (e al quale si rifà anche il catechismo di Pio X) nell’insegnamento della dottrina cattolica: i Catechismi, ancora vivente Pietro Canisio, furono pubblicati oltre duecento volte e tradotti in molte lingue e nell’ambito linguistico tedesco, fino al sec. XIX il termine Kanisi indicava senz’altro il catechismo.
Superiore
generale della provincia dell’Alta Germania
Nel 1556 Ignazio di Loyola, pochi mesi prima di morire, stabilì di erigere una nuova provincia dell’ordine, comprendente la Germania, l’Austria e la Baviera e ne affidò il governo, come primo superiore, a Pietro Canisio.
Sempre in questo periodo, Canisio fu impegnato spesso nelle dispute che contrapponevano teologi protestanti e teologi cattolici; nel 1558 fu inviato dal papa in Polonia, come teologo del nunzio di quella regione; nel 1562 fu nuovamente chiamato al Concilio di Trento e nel 1565 Pio IV lo nominò nunzio, con l’incarico di promulgare e diffondere i decreti tridentini in Germania.
Mantenne l’incarico di superiore generale fino al 1569 e da quel momento fino al 1577 si impegnò, su incarico di Pio V, a confutare gli errori contenuti nelle Centurie di Magdeburgo, la grande storia ecclesiastica protestante.
Il
periodo svizzero
Pietro Canisio trascorse l’ultimo periodo della sua vita, dal 1580 al 1597, in Svizzera, chiamato a fondare il Collegio Saint-Michel, a Friborgo. Qui continuò la sua instancabile attività di predicatore, fermo, ma anche conciliatore e mai polemico.
Ebbe la geniale idea, lui straniero, di proporre gli esempi di vita cristiana di Svizzeri attraverso i secoli, pubblicando, tra il 1586 e il 1596, una serie di biografie di santi che avevano operato in Svizzera. Cercava di fortificare i suoi amici svizzeri nella loro esperienza religiosa, dando loro il gusto di Dio attraverso coloro che, tra i loro antenati, erano stati esempi di vita cristiana: Nicolao della Flüe, Meinrado, Fridolin, Yta, Beato, Maurizio e Orso... (ho stuzzicato la vostra curiosità?...)
Canisio non cerca di distinguere leggenda e storia: vuole semplicemente edificare i suoi fedeli e informarli in merito alla dottrina cattolica, che è presentata nelle biografie tramite degli excursus.
Il suo motto era: Persevera. Per lui questo significava essere paziente, insistendo tuttavia sull’essenziale. Non si perse in polemiche inutili: il suo lavoro fu essenzialmente costruttivo e positivo nella catechesi, nell’insegnamento, nell’annuncio della Parola di Dio e nella confessione individuale.
Dopo anni di sofferenze fisiche, morì a 77 anni nella sua camera nel nuovo edificio del Collège Saint-Michel, la domenica 21 dicembre 1597. Fu canonizzato nel 1925 da Pio XI, che lo proclamò Dottore della Chiesa.
Pietro Canisio e il Ticino
Nel 1926 mons. Aurelio Bacciarini, vescovo di Lugano, acquistava la proprietà dell’ex Collegio Internazionale Baragiola di Riva S. Vitale, per farne un Istituto che operasse in favore di ragazzi ticinesi con problemi scolastici e di comportamento. Ne cedette la proprietà e la gestione ai sacerdoti dell’Opera don Guanella, congregazione di cui lui stesso aveva fatto parte prima di essere chiamato a dirigere la diocesi ticinese, e volle che il nuovo Istituto fosse intitolato al catechista ed educatore san Pietro Canisio.
Buona parte della documentazione ci è stata offerta da don Gerasimo Sartor (don Gerry) vice-direttore dell’Istituto Canisio, che ringrazio vivamente.
“Il santo prestò particolare attenzione ai giovani, nella cui formazione intellettuale e religiosa vedeva un presupposto essenziale per un futuro cattolico della Germania. (...) Un’esperienza così incoraggiante ci fa comprendere quale grande significato potrebbe rivestire attualmente una scuola permeata dallo spirito del Vangelo, strettamente connessa alla vita della Chiesa e impegnata in alti ideali culturali. Così cari Fratelli, vi raccomando vivamente la promozione dell’istituzione scolastica cattolica (...). Chi serve i giovani, serve il futuro della Chiesa e della cultura. Per questo un’educazione giovanile basata sulla Chiesa è un servizio indispensabile per una feconda fioritura culturale e religiosa della Germania, per la quale vale anche la pena di fare sacrifici di carattere finanziario ed ideale. (...) Pietro Canisio non aveva a cuore solo i “grandi” della Chiesa e della politica. Si rivolgeva anche ai “piccoli”, in particolare ai bambini. (...) Quando ne aveva l’occasione, si dedicava personalmente a istruire i bambini nella fede. (...) Se una coscienza matura presuppone una solida cultura, una salda conoscenza della fede è necessaria affinché l’uomo sia in grado, nel corso della sua vita, che oggi talvolta lo fa sentire come se camminasse sull’orlo di un precipizio, di distinguere fra il vero e il falso, il bene e il male, la via verso la santità e la strada sbagliata.”
Lettera ai Vescovi tedeschi in occasione del quarto centenario della morte di san Pietro Canisio
Pietro Canisio e San Michele
Pietro Canisio nacque l’8 maggio, festa di San Michele del monte Gargano, e di san Michele fu molto devoto, tanto che la principale chiesa dei gesuiti tedeschi a Monaco è la Michelkirche, una delle più belle chiese del Rinascimento tedesco. Anche la chiesa di Friborgo, accanto al collegio, fu da lui dedicata a San Michele. E San Michele è l’arcangelo patrono della Baviera.
1) Caritas Insieme, nr. 2, 1998. Quando aveva dei dubbi sulla dottrina, Francesco di Sales chiedeva consiglio a Pietro Canisio.
2) Le notizie sono tratte da:
SCHUBIGER, Gian Francesco - Saints, martyrs et bienhaureux en Suisse, Ed. Saint-Augustin, Saint-Maurice, 1999 - pp. 164-167
AAVV - Il grande libro dei santi, Ed. San Paolo, 1998 - Vol. III, pp. 1612-1615
OSWALD, Julius S. I. - San Pietro Canisio in La Civiltà Cattolica, quaderno nr. 3522, 1997 - pp. 543-557
Giovanni Paolo II - Lettera ai Vescovi tedeschi in occasione del quarto centenario della morte di san Pietro Canisio, 19 settembre 1997
SOMMAVILLA, Giudo S. I. - San Pietro Canisio, conferenza tenuta il 22 novembre 1997