I testimoni dell’Agnello

 

Di Dani Noris


 

Si è appena conclusa la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che ha visto cattolici, ortodossi e protestanti pregare insieme perché  si impari a guardare a ciò che unisce, Cristo redentore, anziché a ciò che divide.

 

Quest’anno abbiamo uno strumento che ci può accompagnare e aiutare a vivere nella quotidianità il forte richiamo all’unità propostoci dal 18 al 25 gennaio. E’ la  recente grande opera di Padre Romano Scalfi, fondatore di Russia Cristiana.

Si tratta di un martirologio ecumenico, frutto di un lavoro di ricerca svolto da anni dalla Fondazione Russia Cristiana in collaborazione con alcune istituzioni russe.

Padre Romano è stato ospite nello studio di Caritas Insieme e ci ha presentato il volume “Testimoni dell’Agnello – Martiri per la fede in URSS” che raccoglie nomi e biografie di migliaia di cristiani ortodossi, cattolici, protestanti, perseguitati e uccisi  per la loro fede in  Cristo.

Ogni giorno del martirologio comprende una frase presa dagli “atti dei martiri” della Chiesa antica oppure di quella del XX secolo (sovente raccolti e diffusi dall’editoria clandestina – il Samizdat) seguono poi la biografia di un martire o di un “confessore” della fede in URSS, la fotografia di qualcuno dei personaggi di cui si dà notizia nella pagina e un elenco di coloro che hanno affrontato il martirio per Cristo, con una sintetica indicazione dei loro dati biografici. Si tratta di materiali sovente incompleti, frammentari, ma è tutto ciò che faticosamente i ricercatori sono riusciti a strappare all’oblio del tempo e al “tritacarne” del regime.

 

Dall’inizio – ci dice Padre Scalfi – ha voluto essere un martirologio ecumenico, perché un martire, colui che dà la vita per Cristo, che sia cattolico, ortodosso o protestante fa parte del corpo di Cristo, E’ un’unità realizzata.  Ci sono delle esperienze e testimonianze bellissime di unità proprio in tempo di persecuzione. Alle Solovskij per esempio un accordo fra cattolici e ortodossi era molto più facile e molto più costruttivo di adesso. Ma anche oggi ci sono dei gruppi che hanno un cuore ecumenico e fraterno, perché non dobbiamo parlare soltanto di ecumenismo ma di autentica amicizia,  dove il parlarsi chiaro è uno dei presupposti, dove non ci devono essere complessi ne da una parte ne dall’altra.

L’ecumenismo deve diventare amicizia e missionarietà, cioè un’azione comune cordiale per affrontare la situazione del mondo che diventa sempre meno cristiano. Altrimenti diventa propaganda ma non crea unità. Crediamo che l’unità stia in una grande amicizia in nome di una comune missione, che Cristo sia riconosciuto come il cuore di tutto. E  questo è  possibile, noi lo costatiamo ogni giorno e sempre di più.