Critiche dall’ONU per canapa ed eroina “made in CH”
Di Marco Fantoni
Ed infine siamo arrivati al mercato vero e proprio. Di fatto nell’aria c’è una condanna della globalizzazione, vedi Forum di Davos, ma in questo caso anche chi gestisce a livello governativo la distribuzione controllata di eroina, salta il fosso passando al libero mercato. In effetti, la Confederazione ha deciso di ritirarsi dal programma di distribuzione controllata di eroina al termine della fase sperimentale, anche per quanto concerne il finanziamento. L’Ufficio federale della sanità è alla ricerca di un partner privato, un’industria farmaceutica, (come cercare il ghiaccio al Polo Nord), lanciando un concorso. Il prescelto dovrà occuparsi della produzione e della distribuzione dell’eroina, con un’autorizzazione particolare e a determinate condizioni. Con questo lo Stato si laverà la coscienza, a metà.
Sarà appunto un gioco all’interno del mercato, visto che presumibilmente sarà scelto il concorrente che presenterà il prezzo più basso e questo per non gravare sui costi delle casse malati. In effetti, dallo scorso gennaio, queste, su prescrizione medica, potranno rimborsare il costo della droga.
Sulla politica della droga, Caritas Ticino si è già espressa in lungo ed in largo e anche sulla distribuzione controllata che ritiene un grave slittamento delle responsabilità sociali verso le persone partecipanti al programma ed un abbassamento della guardia da parte dello Stato.
Le critiche arrivano però anche da organizzazioni ben più grandi come l’ONU. L’Organo internazionale di controllo sugli stupefacenti (OICS) nel suo rapporto per l’anno 2000 ha infatti criticato la politica in campo di droghe del nostro Paese.
Per la terza volta in 10 anni una missione dell’OICS, su invito del nostro Governo, è venuta in Svizzera. Non ne è scaturito, di fatto, un quadro confortante per i responsabili dell’Ufficio della sanità. L’OICS, ha sì approvato che la Svizzera abbia elaborato nel corso degli ultimi 10 anni una strategia globale in materia di droga, appoggiandola con finanziamenti non indifferenti. Ha però formulato anche delle indicazioni e delle critiche ben precise. Constatando, come in altri Paesi del resto, una diminuzione di infezioni di epatite e HIV, di mortalità causata da overdose e di criminalità legata alle droghe, ha reso attenti al fatto che queste non sono necessariamente dovute al programma di distribuzione controllata di eroina, bensì a misure complesse, ottenute da un sistema di sanità e di protezione sociale evoluto e sostenuto da ingenti risorse finanziarie. L’OICS invita pertanto i Paesi interessati al modello svizzero a considerare l’esperienza nella sua globalità, in modo particolare valutare il sostegno sociale e medico accordato ai tossicomani grazie a mezzi finanziari notevoli.
Un’ulteriore preoccupazione dell’OICS è data dal fatto che la coltura e la vendita di cannabis sono, di fatto, diventati in Svizzera un settore d’attività importante.
Il Consiglio federale però marcia sul posto e approfittando dell’uscita ticinese, proprio dove il mercato nella vendita dei “sacchetti profumati” è sempre più al rialzo, ha pensato bene, o meglio, male secondo il nostro punto di vista, di depenalizzare la vendita di prodotti derivanti dalla canapa. Una nuova dimostrazione di non voler affrontare i problemi, ma di evitarli.
Sempre l’OICS, si dichiara oltremodo preoccupata per la pratica, non conforme alle convezioni internazionali, che consiste nel mettere a disposizione dei locali per iniettarsi la droga non a scopi medici. La dichiarazione è lapidaria: “La Svizzera è un paese dotato di un sistema di protezione sociale e di cure della salute molto sviluppate e dovrebbe essere in grado di fornire ogni mezzo di trattamento possibile, piuttosto che allestire locali che contribuiscono a prolungare e a facilitare l’abuso delle droghe in cosiddette buone condizioni igieniche” .
Dunque, nonostante alcuni Paesi europei si interessano al nostro modello, questo non convince tutti e fa capire che la persona ha bisogno sempre più di una valorizzazione della propria dignità.
(Fonti
OICS-ONU)