Una chiesa nuova per Paradiso

Di Fausta Pianella 



Il giorno 4 giugno 2001, lunedì di Pentecoste, il parroco don Nicola Di Todaro, accoglierà Autorità religiose e civili, insieme con la popolazione della parrocchia di San Pietro apostolo e dei paesi vicini, per il solenne rito della Dedicazione della nuova chiesa di Paradiso.

La Santa Messa con la Consacrazione dell’altare verrà celebrata da Sua Eminenza il Cardinale Gilberto Agustoni, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica della Città del Vaticano. La funzione sarà accompagnata dai canti del coro di S. Pietro Pambio.

Al termine della funzione religiosa la Filarmonica di Paradiso offrirà sul piazzale di Paradiso un concerto; a mezzogiorno il Gruppo carnevale di Paradiso, con il sostegno del Dicastero turismo e cultura del comune organizzerà un pranzo per tutti i presenti.

Il programma della festa da lungo attesa, si terrà con qualsiasi tempo; una data non certo casuale quella prescelta; la nuova chiesa infatti sarà dedicata allo Spirito Santo che celebra nella Pentecoste la sua festa solenne.

 

 

Un’opera importante per la comunità di Paradiso che attende una chiesa confacente già dal 1909 come testimonia una risoluzione municipale di allora che ribadiva come l’oratorio della Geretta con i suoi settanta posti fosse troppo piccolo per le esigenze liturgiche della popolazione.

Bisognerà attendere fino al 1972, quando il parroco di allora, don Pio Jörg costituirà la Fondazione chiesa nuova Paradiso che acquisterà il terreno, e fino al 1996 quando il nuovo comitato, grazie anche a un’ingente donazione, potrà dare inizio ai lavori.

Dopo un periodo di intenso impegno di coordinamento tra la fondazione, il progettista e la Commissione diocesana di arte sacra, il cantiere della chiesa è nelle fasi finali.

Attualmente gli artigiani stanno completando il loro lavoro e l’artista signor Giancarlo Tamagni, che sentite le difficoltà finanziarie in cui si trova la fondazione ha generosamente offerto parte del suo lavoro, ha terminato l’opera d’arredo sacro del presbiterio. La chiesa sarà pure completata da un centro parrocchiale sottostante, prima opera dedicata alla memoria di mons. Eugenio Corecco, che aveva incoraggiato la fondazione e che dal cielo l’ha sostenuta ancora nei momenti difficili, insieme a San Giuseppe che nel giorno della sua festa ci ha fatto pervenire le più laute donazioni.

Le difficoltà comunque non sono finite, gli imprevisti non sono mancati, anche se la generosità di molte persone, ciascuna secondo le proprie possibilità ha sempre confortato l’impegno dei membri della fondazione.

La popolazione di Paradiso e dei comuni confinanti, nonché i molti turisti che trascorrono abitualmente le vacanze nella nostra bellissima città vedranno finalmente conclusa questa chiesa da tanto attesa e sospirata: un segno forte nell’abitato e nella storia del nostro paese che per un cristiano viene realizzata dall’azione dello Spirito Santo cui la chiesa è dedicata.

Ricordiamo che la prima pietra era stata benedetta a Roma dal Santo Padre e venne posata il giorno 8 dicembre 1999 da mons. Gianni Danzi; pietra “preziosa”, simbolo della pietra angolare che è Cristo. Di marmo grigio cristallino, intagliata alle cave di Peccia, la pietra richiama il materiale

del pavimento della chiesa e dell’altare di Tamagni: un invito a chi celebrerà i sacramenti a essere pietre vive della chiesa, come aveva auspicato il nostro Vescovo Giuseppe Torti.

 

 

Il significato di un gesto

 

Dal vangelo di San Matteo:

“Recatosi Gesù a Betania nella casa di Simone il lebbroso, mentre egli era a mensa, si avvicinò a lui una donna con in mano un vaso d’alabastro contenente un unguento prezioso che versò sulla testa di lui. A quella vista i discepoli si indignarono e dissero: “Perché questo sciupìo? Lo si poteva vendere a caro prezzo e darne il ricavato ai poveri”.

Venuto a conoscenza della cosa, Gesù disse loro: “Perché infastidite questa donna? Ella ha compiuto una buona azione verso di me; poiché, mentre i poveri li avete sempre con voi, me invece non mi avrete sempre. Se costei ha versato sul mio corpo questo unguento l’ha fatto in vista della mia sepoltura. In verità vi dico: dove sarà predicato questo vangelo, in tutto il mondo, si parlerà anche di ciò che essa ha fatto, a sua lode”.

E’ vero, tutto questo denaro lo si sarebbe potuto dare ai poveri.

Si poteva forse risolvere il problema di qualcuno.

A valle. A monte, i problemi che causano povertà si sarebbero creati di nuovo.

Forse solo se Dio cambia il cuore delle persone, una per una, si può agire a monte dei problemi che causano la povertà.

La povertà materiale deriva dalla povertà interiore di molti uomini che non vivono nel lavoro e nei rapporti umani la giustizia, la solidarietà, la generosità, l’amore al prossimo che è conseguenza dell’Amore a Dio.

“Amatevi come io vi ho amati” ci ha insegnato Gesù. Ma come ci ama Dio? Come facciamo ad imparare l’Amore di Dio per poi riversarlo sulle altre persone, vicine e lontane?

Ecco perché è ancora necessario che si costruiscano le chiese: perché tutti possano trovare non lontano dalla soglia di casa (del resto il supermercato, la banca, la fermata del bus ci arrivano vicini per darci un servizio migliore), la possibilità di conoscere l’Amore di Dio, di gustare la Sua presenza fisica di godere della Sua compagnia nella solitudine in cui ciascuno prima o poi si trova e di celebrare i sacramenti che ci accompagnano nella vita con la nostra gente, fra le nostre case.

Quante chiese hanno costruito i nostri antenati ed erano materialmente più poveri di noi, ma il contribuire alla costruzione della casa di Dio, era un’occasione che nella vita un cristiano non poteva perdere.

Costruire una chiesa nel proprio paese, sul territorio che conosciamo ed amiamo è un’opportunità per entrare nella storia del popolo cristiano che nei secoli ha trasmesso alle generazioni che seguivano la fede e la tradizione che veniva direttamente dagli apostoli, senza interruzione.

Anche a noi il Signore della storia chiede una partecipazione materiale a questo progetto, come gesto di apostolato fecondo per trasmettere la fede dei nostri avi.

“Procuratevi non il cibo che perisce ma quello che dura per la vita eterna, e che il figlio dell’uomo vi darà” Gv. 6 (27).

Costruire una chiesa dove verrà celebrato per molte volte il sacrificio eucaristico al quale moltissime persone potranno partecipare, vuol dire preoccuparsi perché tutti possano ricevere il cibo che dura per la vita eterna, e questo, prima che ogni altro, è il compito della Chiesa.

Di quanto avremo accumulato nella vita, nulla potremo portarci nell’aldilà, ma sicuramente nel Paradiso troveremo quello che abbiamo donato quaggiù: e Dio non si farà vincere in generosità!