Una sfida chiamata droga
Comunità Incontro: da un incontro con
uno a una proposta per tutti
Di Paola Robertini
In collaborazione con Arnold Dünner
La prima parte
dell'intervista ai giuvani della Comunità Incontro di Lugano è
apparsa sul numero 3 di Caritas Insieme
D:La vostra opinione sulla cura di metadone e sulla distribuzione controllata
di eroina
Michele: Alla distribuzione controllata personalmente sono contrario,
perché nono si da la possibilità a dei ragazzi in difficoltà
di guarire, di tirarsi fuori da questo problema. Gli si dice di andare avanti
per quella strada lì, l'importante è che non diano fastidio
alla società. Secondo me questo è l'errore più grosso:
in nome della quiete pubblica, non dare la possibilità a una persona
di salvarsi.
Dario: secondo me la terapia scalare di metadone, se non fosse applicata
sui tossicodipendenti, forse potrebbe dare dei risultati, ma i tossici non
prendono seriamente questa terapia e la usano come cura di mantenimento. Infatti
lo scopo è quello di ottenere 30-40-50 mg di metadone al giorno per
evitare l'astinenza e tirare avanti una giornata. Questa è la mentalità
del tossicodipendente, la quale difficilmente permette di intrapprendere un
cammino di guarigione, però ogni tanto qualcuno ce la fa. Personalmente
non ho mai fatto uso di metadone perché dalle mie parti non lo propongono,
ti indirizzano piuttosto in comunità, ma sul suo utilizzo come cura
scalare non sono mai stato ne pro ne contro, mentre sulla distribuzione controllata
di eroina non sono d'accordo, la vedo già più una cosa sporca.
Adriano: ho fatto uso di metadone per nove mesi. Approvo le cure scalari
di disintossicazione prima di entrare in comunità, ma non la cura di
mantenimento come ho fatto io. Lo prendi la mattina, riesci a lavorare, fai
quello che devi fare, si sta male per un po', ma non penso sia una soluzione.
Lo trovo negativo perché significa ghetizzare un certo tipo di popolazione
Michele: su questa cosa cerco di essere molto obiettivo. Ho degli amici
che anno fatto un programma di metadone nel nord della Svizzera di tre anni.
Vedo che stanno bene , ma capisco anche che ci vuole una convinzione enorme.
I casi di riuscita sono molto rari perché il tossicodipendente ha generalmente
un carattere debole, allora la convinzione dev'erssere molto forte per fare
un programma del genere. Per il mio carattere non andrebbe bene, se scegliessi
questo tipo di terapia, lo farei per comodità . Questo é quello
che spesso propone la società, propone la via più comoda.
Antonio: sono contrario all'eroina di stato. Il metadone personalmente
non l'ho mai preso, però ho visto dei miei amici. Penso che se uno
vuole veramente smettere ci riesce anche con il metadone. Io non ci sarei
riuscito. Secondo me non c'é futuro con un programma di metadone, perché
con il metadone uno non impara a conoscersi, non è come in Comunità
che si approfondisce il discorso sull'uomo.