Progetti di Caritas Ticino in Romania
Campo di lavoro, non solo fatica fisica


D
i Marco Fantoni


È stato appunto il villaggio di Oituz che per due settimane ha funto da centro dell'sperienza per il campo di lavoro organizzato da Caritas Ticino e Pastorale Giovanile Diocesana, in collaborazione con la Caritas romena
Vi hanno partecipato 8 giovani dal Ticino, 20 dalla Parrocchia di Brezoi, 4 dalla Parrocchia di Barathia (Bucarest) e 5 dalla Parrocchia di Bucaresti Noi.
Il campo aveva come scopo la continuità di quella costruzione di amicizia, solidarietà e fede iniziata gli anni scorsi con i giovani romeni. Il villaggio di Oituz era stato scelto in quanto sul luogo esiste un'azienda agricola di Caritas, in funzione da 3 anni, dunque per dimostrare ai giovani romeni, che l'anno scorso sembravano un po' sfiduciati, che anche nel loro paese è possibile sviluppare attività redditizie ed anche perché è in corso la costruzione di un ambulatorio, progetto sostenuto da Caritas Ticino (vedi articolo a parte).
Ed è appunto per l'ambulatorio che si è lavorato maggiormente. Infatti già dal primo giorno un gruppo ha iniziato gli scavi per le fondamenta, in attesa dell'arrivo del mezzo meccanico che avrebbe poi eseguito il grosso del lavoro. Un altro gruppo si preoccupava di sistemare una strada agricola, ponendo delle pietre e livellando in modo da permettere una migliore viabilità in caso di pioggia. E così molti dei giovani partecipanti si sono presto resi conto della fatica fisica che questo campo comportava. Le ore di lavoro erano circa 6 al giorno, sotto un caldo sole.
In più c'era la poca dimestichezza ad usare pala e piccone e così ogni tanto oltre alle normali pause, qualcuno ne approfittava per delle pause "private". Si è comunque arrivati all'ultimo giorno alla posa del cemento per le impalcature delle fondamenta.
Ma l'aspetto più faticoso del campo non è stato quello fisico. Quest'anno per tutti si trattava di trascorrere 2 settimane di vita in comune, da mattina a sera ... ed oltre. Per molti l'esperienza di passare questo periodo lontano da casa e lavorare per altri era una cosa nuova. C'erano dunque diversi aspetti che una vita in comune richiede. Regole da rispettare.
Era un dato di fatto che il lavoro era faticoso e che doveva essere compensato con un adeguato riposo. Ma ciò non sempre veniva tenuto in considerazione, allungando un po' troppo le serate. Qui entrava in gioco il rispetto per la propria persona, che condizionava di conseguenza il rispetto per gli altri.
Tutte le giornate iniziavano con la preghiera comune nella chiesetta del villaggio e non sempre la presenza del gruppo era compatta, questo era il primo segno di fatica della giornata. Altri sono stati poi gli esempi che dimostravano che non tutti volevano accettare lo sforzo delle regole di vita di gruppo. L'esempio del gruppo ticinese in questo ambito era fondamentale. Di età superiore alla media era sempre al centro dell'attenzione, in modo particolare dei giovani di Brezoi. La responsabilità del comportamento era dunque superiore. Infatti i giovani romeni avevano la tendenza a seguire i diversi atteggiamenti. Quelli negativi, ancor più facilmente. Ad esempio il rientrare tardi la notte era il fatto più ricorrente.
Non si è mancato però di riprendere anche i comportamenti positivi; l'impegno nel lavoro, la disponibilità verso i più stanchi. Un fatto altrettanto positivo lo si è riscontrato quando un giovane ticinese si è confessato prima della S. Messa serale, che chiudeva tutte le giornate, contribuendo a stimolare anche giovani romeni che di regola faticano nel compiere questo sacramento.
Il campo si è svolto sotto l'abile regia del parroco di Brezoi, don Nicola Timpu che oltre ad animarlo ha dovuto occuparsi dei contatti per la costruzione dell'ambulatorio, sopperendo a compiti che avrebbero dovuto essere svolti da altri. Non essendo presente quest'anno un assistente spirituale dal Ticino, sono venuti un po' a mancare quegli incontri personali tra giovane e sacerdote che avevano caratterizzato i campi precedenti, contribuendo alla crescita personale del singolo e del gruppo. Si sono avuti incontri a gruppi ed un incontro finale, dove ognuno ha potuto esprimersi sull'esperienza vissuta. Ne sono uscite testimonianze diverse, dagli stati d'animo particolari alle critiche al sistema di lavoro in Romania, dalla validità di questo tipo d'esperienza all'invito a continuarla nella propria Parrocchia e nella vita quotidiana.
Purtroppo non si è riusciti a coinvolgere i giovani del luogo. Solo 2 o 3 si presentavano ogni tanto al lavoro. E' questo comunque un fatto già riscontrato il primo anno a Brezoi. Si è dimostrato in seguito che grazie all'operosità di don Nicola i risultati sono venuti. Anche qui dunque sarà fondamentale l'opera del locale parroco don Vincenzo.
Si è notata pure la maturità di alcuni giovani, in modo particolare in quelli di Bucarest, già di maggiore età rispetto a quelli di Brezoi. Ma un bell'esempio viene da Sorin, collaboratore di don Nicola a Brezoi, che nel giorno in cui lo stesso sacerdote, aveva deciso di non mandare i ragazzi al mare, provocando reazioni negative, durante la Messa lo ha ringraziato per quanto sta facendo per loro.
Durante il campo ci sono stati anche momenti di svago. I più apprezzati sono stati naturalmente quelli al mare, sulle spiagge di Mamaia e Constanza. La visita all' antica città romana di Istria, seguita da una grigliata ha poi permesso di coinvolgere le famiglie di Oituz che hanno ospitato per 2 settimane i partecipanti al campo. E' stato questo il momento di maggior condivisione con la popolazione locale.
In conclusione si può affermare che il campo ha dimostrato ancora una volta la validità di questo tipo d'esperienza comune che dovrà essere riproposta in futuro, con una maggior collaborazione nelle parrocchie per diffondere meglio questo messaggio, dando così la possibilità ad altri giovani ticinesi di approfittare di questa occasione.
Sull'esperienza di quest'anno, si sono espressi alcuni dei partecipanti tramite le testimonianze che potete leggere nelle pagine dedicate alle "vacanze diverse".