La Pastorale giovanile del Vescovo Eugenio Corecco: 4° parte
Salvare a tutti costi la giovinezza
Il Vescovo Eugenio al pellegrinaggio diocesano dei giovani a Czestochowa
per la VI giornata mondilae della gioventù- agosto 1991
A cura di Don Carmelo
Andratta
1 - Introduzione
del Vescovo Eugenio alla "Via Crucis" lungo la strada
(terza tappa del cammino - 11 agosto)
La "Via della Croce" è la via che Gesù ha percorso
per la salvezza del mondo. Oltre alla sofferenza fisica che ha subito, alla
umiliazione umana, ha toccato l'apice del dolore nel sentirsi abbandonato,
perchè ha percorso la via della croce da solo e sulla croce, per un
istante, ha avuto l'impressione che anche il Padre lo avesse abbandonato e
in quel momento è sprofondato nell'abisso della desolazione.
Non è immaginabile una sofferenza più grande di quella di sentirci
abbandonati da Dio: l'inferno, in effetti, è la situazione di chi è
stato abbandonato perchè ha rifiutato nella sua vita la presenza di
Dio. Si tratta di una sofferenza ontologica che strazia l'essere dell'uomo
che è costantemente richiamato alla paternità di Dio.
Sulla via della croce il Signore ha riscattato tutti i peccati degli uomini,
la miseria umana nella sua espressione più dura, più cruenta,
ma anche la miseria umana che c'è dentro ai nostri cuori.
Ripercorrere assieme a Cristo questo cammino verso la croce ci rende attenti
al fatto che non possiamo esaurire il nostro essere cristiani nell'entusiasmo,
e che dobbiamo essere profondamente realisti perchè è anche
attraverso la nostra sofferenza, alla quale il pellegrinaggio ci vuole educare,
che il mondo sarà redento, la nostra sofferenza unita a quella di Cristo.
Quello che insieme compiremo non sarà quindi solo un gesto di compassione
verso Gesù, ma anche un gesto di solidarietà. Così come
nella celebrazione dell'Eucaristia, offriamo noi stessi "per Cristo,
con Cristo e in Cristo", al Padre, nella Via Crucis offriamo la nostra
capacità di sofferenza a Cristo.
Nel pregare e meditare la "Via Crucis" vogliamo dire al Signore
che gli vogliamo bene e gli siamo infinitamente grati per la solitudine, il
dolore e l'abbandono che ha dovuto sperimentare per ciascuno di noi, perchè
ognuno di noi è stato salvato nella sua persona. Non siamo infatti
un gruppo da salvare "in toto": siamo singole persone per le quali
Cristo ha speso e offerto la sua vita.
Vi richiamo allora all'altra faccia del cristianesimo che è quella
di saper sacrificare qualcosa di noi stessi in omaggio all'amore che il Padre
ci dona attraverso il Figlio. Senza rinunce non è possibile vivere
l'esperienza cristiana nella sua autenticità e la "Via Crucis"
che si celebra da oltre un millennio nella Chiesa ci richiama a questa realtà
che non possiamo sottacere, di fronte alla quale non dobbiamo lasciarci prendere
dalla paura perchè la via della croce termina sempre nella risurrezione,
nella vittoria su di noi, sulla nostra persona, nella conquista di un traguardo
che è quello di riuscire ad accogliere con più disponibilità
la grazia che il Signore ci dà.
Catechesi dell'11 agosto, durante il cammino, sul testo di 1Re 19,1ss
a - La grande tentazione dei Cristiani di oggi: scomparire nell'anonimato
All'Eucaristia di questa mattina abbiamo sentito proclamare un brano dal
primo libro dei Re. In quel testo si parla del profeta Elia che ha preso la
strada del deserto per sottrarsi al compito affidatogli da Dio: era scoraggiato
perchè sentiva la distanza tra la volontà di Dio e le proprie
forze, perchè non aveva avuto successo nella predicazione: è
caduto allora nella tentazione di fuggire davanti a Dio. E' la grande tentazione
dei cristiani di oggi quella di scomparire nell'anonimato.
Può essere anche la nostra tentazione: abbiamo paura di presentarci
davanti al mondo e alla società, perchè ci rendiamo conto della
nostra debolezza e abbiamo paura dell'insuccesso.
Se nonostante tutto la Chiesa, tramite il Papa, ci ha convocati in questa
giornata internazionale è per dirci di non cadere nella stessa tentazione
di Elia.
E' anche vero che siamo in pochi nel mondo e nell'Europa a credere che si
può far ripartire questa società cominciando dalle forze spirituali:
è vero che ci si sente deboli, è vero che la maggior parte del
mondo oggi non ci segue in questa idea, ma il signore non ci ha detto di cominciare
quando la maggior parte è con noi: bisogna avere il coraggio di annunciare
il Cristo nella società, nonostante le nostre debolezze e non si dovrà
temere che si realizzi quanto noi speriamo.
Le forze che costruiscono oggi l'Europa non si ispirano certamente alla fede
cristiana, ma noi siamo qui per riaffermarla ed è il compito che la
Chiesa ci affida oggi.
2 - "Non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio"
Ci è stato dato uno Spirito da figli (Rm 8,15) e nella lettera
ai Cristiani di Efeso ci vien detto che se non si rispetta in noi stessi questo
spirito da figli, si rattrista lo Spirito Santo (Ef 4,29). Noi non vogliamo
rattristare lo Spirito Santo nella nostra vita!
In questa giornata internazionale, ai piedi della Vergine di Czestochowa,
con tutta la Chiesa rappresentata dal Papa e i Vescovi e da noi stessi, siamo
chiamati a promettere di non essere disimpegnati rispetto al compito che la
Chiesa ci affida oggi. Bisognerà aver timore di rattristare lo Spirito
Santo che ci aiuta; abbiamo bisogno anche di ricevere la Sua forza per essere
fedeli al compito che Dio e lo Spirito Santo ci affidano. Questa forza la
si trova soprattutto nel Sacramento dell'Eucaristia: è Cristo che ci
ha detto che è la nostra vita eterna, "Io sono il Pane della Vita"
(cf Gv 6,32-58).
L'Eucaristia è la nostra forza perchè ci ricorda che Dio è
venuto tra di noi per sostenerci, è presente, è lo stesso Figlio
di Dio che è diventato carne, uomo tra di noi, che è tra noi
nella comunità dei Cristiani (cf Mt 18,20). Ogni atto di adesione della
nostra persona a Cristo che è presente in mezzo a noi è un atto
di santità che fa gioire lo Spirito Santo.