Ordinazioni in Cattedrale a Lugano

Sette nuovi preti e tre diaconi, un grande dono per tutti noi

Di Gianni Ballabio


Orlando Albeiro Aguilar Tobon, di Medellin (Colombia); Aldo Aliverti di Lugano; Donato Brianza di Mendrisio; Fabiano Guidicelli di Ponto Valentino; Arturo Janik di Skarzysko-Kamjenna (Polonia); Gabriele Rossetti di Biasca; Nicola Zanini di Gerra Gambarogno. Sette nuovi presbiteri per la Chiesa luganese: la loro ordinazione, presieduta dal Vescovo Giuseppe Torti, avrà luogo nella cattedrale di San Lorenzo il sabato 28 settembre, al mattino. Un vero dono per la nostra Chiesa. La più vicina ordinazione presbiterale altrettanto generosa risale al 4 giugno 1966, quando in cattedrale Vescovo Angelo Jelmini ordinò otto nuovi preti.
Il sabato 28 settembre ci sarà anche l'ordinazione di tre diaconi; che nel corso del prossimo anno saranno promossi al presbiterato. Sono Alberto Zen-Rufinen attinente di Lenk in Vallese; Battistino Bottarini e Marco Dania, entrambi provenienti da Lonate Pozzolo, in provincia di Varese.
Una giornata di grande speranza per la nostra Chiesa. Interrogato sull'attesa di questo ordinazione - la sua prima ordinazione presbiterale come Vescovo - monsignor Torti ha dato questa risposta.

"Da tempo, quando penso al prossimo 28 settembre, una reazione unica pervade il mio spirito. E' infatti una circostanza privilegiata, che, proprio agli inizi del mio episcopato, dopo appena un anno, abbia presiedere, non certamente per merito mio, una liturgia così ricca. Avverto, oltre alla responsabilità del momento, l'importanza singolare di ordinare ben sette preti tutti al servizio diretto della nostra Diocesi. E con loro tre diaconi, che pure serviranno la nostra Chiesa luganese da subito, preparandosi così alla loro ordinazione sacerdotale. Mi sembra quasi di essere favorito immeritatamente da un grande dono che il Signore fa alla nostra Chiesa e al suo Vescovo. Un dono che vorrei pensare bene augurante per il futuro. Infatti, anche se non si presenteranno tanto facilmente altre occasioni come questa, spero che questa esperienza possa incidere a livello diocesano e sensibilizzare qualche giovane a lasciarsi ancora sedurre dall'amore singolare di Dio che gli fa sentire la sua chiamata".
Questa ordinazione presbiterale e diaconale, al di là del fatto numerico certamente da sottolineare, presenta un aspetto interessante, che merita di essere rilevato. Troviamo infatti fra i candidati - in particolare fra i candidati al diaconato - persone non più giovani dal profilo anagrafico. E' questo, almeno per la nostra Diocesi, una circostanza abbastanza nuova. Ci ricorda che la voce di Dio non ha confini di tempo e che ascoltarla e accoglierla è frutto di un cammino personale: un cammino di grazia. In fondo, come ogni esistenza, anche ogni vocazione ha la sua storia. E infinite sono le strade, come infinite sono le piste che portano ai cuori e gli orizzonti del vivere.
Il quando del resto, nell'economia del Vangelo, ha valore relativo: che conta è la risposta all'amore.
Inoltre fra i candidati troviamo anche provenienze diverse: da varie parti del Ticino, dall'Italia, dalla Colombia, dalla Polonia. Strade, partenze, itinerari differenti per ritrovarsi nell'unico Cenacolo con il Signore che rinnova il suo testamento di amore: "non vi chiamo più servi, ma amici". Respiro di universalità, da cogliere anche sui volti di questi nostri giovani (lo sono tutti, perché hanno l'amore nel cuore e perché la giovinezza è qualcosa di esistenziale, non il risultato di cifre) che si mettono al servizio di Dio, della Chiesa, dei fratelli. per essere preti.
Ma chi è il prete? Cosa vuol dire essere prete.
"Vuol dire tante cose", risponde ancora monsignor Torti. E precisa : "il prete è sempre stato oggetto di attenzioni mirate in senso positivo e anche in senso negativo. Un uomo rispettato e anche frainteso al punto da sentirsi sempre sotto esame - forse anche giustamente - da parte del popolo che lo ama e che gli dimostra, oltre a un certo rispetto, anche diverse esigenze che non sempre sono facilmente vivibili, perché essere prete non significa volare a un metro da terra. E' un uomo che giorno dopo giorno affronta le conseguenze della sua adesione alla chiamata, con momenti di gioia e momenti di tristezza, con tante speranze e altrettante delusioni. Se vive e sente in profondità il suo stato di "essere prete" ovviamente lo accompagnerà anche sempre la componente del prezzo che gli domandano il suo compito e la sua missione. Ossia che la sequela di Cristo non si disgiunge mai dal sacrificio".
Una giornata chiamata a divenire domanda per ciascuno di noi. Conclude il nostro Vescovo, "questo avvenimento prezioso di gioia e di gratitudine, non deve ridursi a una bella festa, ma richiamarci il nostro impegno cristiano: essere testimoni del Vangelo e corresponsabili per l'avvento del Regno. Il sacerdote ha una vocazione e un compito particolari: unito al Vescovo è chiamato a annunciare la Parola, a celebrare l'Eucaristia e i sacramenti, a essere segno di unità e di comunione. Ma anche ogni cristiano ha un impegno, chiaro e preciso: essere a sua volta annunciatore del Vangelo, incarnandolo nella sua vita, mostrandolo con le sue opere, testimoniandolo con le sue scelte fedeli al messaggio di Gesù". Infatti "siamo tutti corresponsabili, perché il Regno di Dio venga nella nostra storia e si realizzi nella nostra società. Un impegno che dobbiamo assumerci con serietà là dove viviamo; nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, nel nostro ambiente".