CICR a Caritas Insieme TV
Zaire:
la Comunità Internazionale degli Stati ha fallito
Sabato 23.11.96 a Caritas Insieme TV un servizio sull'esposizione del
Comitato Internazionale della Croce Rossa a Lugano. Mimi Lepori ha incontrato
Cornelio Sommaruga, presidente del CICR che ha parlato anche della tragedia
dello Zaire.
D: In questi giorni siamo tutti toccati dal nuovo dramma nello Zaire.
Nelle nostre case dopo le immagini della Bosnia-Erzegovina, dopo le
immagini del Ruanda per citare solo queste due, ma potremmo veramente
citarne molti, ecco che giungono immagini dallo Zaire. Ci può
aiutare a capire cosa sta succedendo?
C. Sommaruga: Comincerei col dire che è una situazione dove la
Comunità internazionale degli Stati ha fallito una volta di più.
Certo gli umanitari possono avere anche una responsabilità ma sarà
sempre minima perché abbiamo sempre spinto i Governi a prendere delle
decisioni drastiche per risolvere i problemi politici. Che cosa sta succedendo:
il conflitto identitario del Ruanda e quello del Burundi tra due etnie,
i Tutsi e gli Hutu, ha fatto si che la popolazione Hutu del Ruanda e la
popolazione Hutu del Burundi è largamente uscita e si è rifugiata
sia in Tanzania ad est sia nello Zaire ad Ovest. Questa popolazione Hutu
però, che è uscita era quella che nella grande crisi del Ruanda
del '94 aveva in fondo partecipato ad un genocidio nei confronti dell'altra
etnia e non solo nei confronti dell'altra etnia, perché molti moderati
Hutu sono stati anche loro trucidati. Quindi siamo confrontati ad un astio
estremamente importante tra questi due gruppi della popolazione. Non bisogna
dimenticare che nello Zaire in questa zona al confine con il Ruanda dei
grandi laghi, come il lago Tanganica, ci sono delle popolazioni Tutsi che
sono lì da 150-200 anni che si sono anche loro in questa situazione
ribellate in particolare nei confronti dell'esercito zairota. Questo ha
portato ad una specie di esplosione di campi di rifugiati. Sono un milione
i rifugiati nello Zaire e non c'è più nessun controllo, non
c'è più la possibilità di far giungere i soccorsi alimentare,
in particolare, ma anche medici, a questa popolazione in fuga. Un milione
di rifugiati ruandesi e forse un centinaio di migliaio di burundesi a cui
si sono aggiunti molti zairoti in fuga dall'una o dall'altra parte nei confronti
di altri conflitti etnici. Ora se in questo momento gli umanitari non riescono
ad agire, non è tanto per l'associazione di conflitto, perché
noi per esempio abbiamo dei contatti buoni nel Ruanda a Kighali, nello Zaire
a Kinshasa e poi con tutti i diversi capi delle organizzazioni di opposizione
armata. Il problema è un altro, il problema è che c'è
un banditismo enorme, in quanto le armi sono andate in mano a persone irresponsabili
che non hanno più dei leaders politici o leaders militari con i quali
poter negoziare e sono questi che in fondo impediscono di poter agire a
noi ed a tutte le altre istituzioni umanitarie. Ci si può domandare
perché siamo arrivati a questo punto e ritorniamo alla responsabilità
della Comunità degli Stati, perché tante armi, perché
tante munizioni sono trasferite senza controlli seri in mano a tutta questa
gente, bambini molto spesso, o gente che ha fame e che si trova con delle
armi in mano? Ci sono tanti altri problemi, per esempio il disarmo di quelle
truppe che hanno passato il confine e che si sono trovate nei campi dei
rifugiati mischiati a civili: sono tutti problemi che la Comunità
internazionale degli Stati non ha risolto a tempo. Adesso la cosa più
urgente, benché bisogna pensare ad una soluzione politica che dovrà
venire più tardi, è di ristabilire l'ordine che è molto
precario nella zona, sia creando corridoi umanitari e zone protette, sia
realizzando un intervento militare il quale non deve essere umanitario ma
un intervento che porti a ristabilire l'ordine e la legge.
(Trascrizione dell'intervista dall'emissione televisiva Caritas Insieme.
Non rivista dall'autore)