Testimonianze di vacanze diverse: 2ª parte
Vacanze giovani: tempo di solidarietà, tempo di carità, tempo di Dio

A cura di Federico Anzini


Il
vero miracolo di Lourdes
Quest'anno ho voluto partecipare al pellegrinaggio a Lourdes. L'idea mi è venuta dopo aver ascoltato un amico raccontare la sua esperienza. Nelle sue parole avevo colto un non so che di speciale e di vero, sentivo che era tornato a casa con un grande tesoro nel cuore. Così, ho voluto toccare con mano quella realtà e mi sono iscritta come scout ticinese a Lourdes. All'inizio non sapevo ancora bene che cosa mi aspettava durante quella settimana. A parole è difficile esprimere quello che ho sentito e provato dentro di me in quei momenti. Quando il primo giorno ci siamo recati a portare il nostro saluto alla grotta, se ti guardavi attorno, vedevi molte persone, venute da tutto il mondo. Erano lì, come te, per pregare la Madonna, per chiederle una grazia o anche per offrire le preghiere di tutti quelli che sono rimasti a casa. Ho visto anche molti malati, infermi e portatori di andicap. Quel giorno mi sono resa veramente conto di quanto sono fortunanta: io potevo camminare, potevo usare le mie mani, ero sana. Allora ho cercato di fare del mio meglio dando agli altri quello che potevo loro offrire: il mio aiuto, un sorriso.
Più cercavo di dare e più ricevevo qualche cosa di ancora più bello e più grande da queste persone.
Quando si pensa a Lourdes, spesso si pensa ai miracoli, ci si aspetta ad esempio che un infermo si alzi e cammini. Ma io credo che non sono solo quelli i miracoli, ogni giorno il Signore ci offre piccole grazie. Ritengo che basta solo sorridere al prossimo e sentire nel cuore il suo sorriso corrisposto ... ecco ... per me questo è Lourdes.
E' così che negli altri e tramite la Madonna, ho scoperto il Signore, l'ho veramente sentito dentro me.
Quando sono tornata, ho "lasciato" là una piccola parte di me ed ho portato a casa questo tesoro grandissimo. Prima l'avevo solo intuito dalle parole degli altri, ora lo sento nel mio profondo ed ho la voglia ed il desiderio di tornare.
Quello che ho appreso là mi aiuterà nella vita di tutti i giorni; mi ha fatto crescere.
Milena Allegri, Claro

Ogni anno centinaia di pellegrini, tra cui una novantina di ammalati più o meno gravi, accompagnati da infermiere, brancardiers ed esploratori, partono dal Ticino verso la "città mariana". E' bello vedere come tanti giovani sacrifichino una parte delle proprie vacanze per dedicarsi e non senza fatica, all'aiuto del prossimo. Dico non senza fatica perché non è una settimana certamente di riposo. Per infermiere e brancardiers, la giornata inizia alle 6.00 del e termina alle 22.00. Durante il giorno ognuno ha dei compiti ben precisi da svolgere. Praticamente si trascorre una giornata intera accanto all'ammalato, il quale non sempre è una persona facile da "sopportare".
Da parte mia però, anche nei momenti in cui facevo più fatica, cercavo di vedere nell'ammalato, Gesù, e questi crocifisso, il quale mi chiedeva, magari un bicchiere di acqua, un sorriso, un momento di compagnia. Solo così riuscivo a svolgere anche compiti più umili, com il cambiare un pannolino, il vuotare un pappagallo o una padella, ecc. Quest'anno però il Signore mi ha chiamato a svolgere un altro tipo di lavoro. Alle piscine. All'inizio non ero molto entusiasta, ma poi ho dovuto ricredermi. E' stata una settimana dura dal punto di vista fisico ed emotivo, ma che mi ha dato tanto e mi ha fatto crescere nella mia vita di fede. Lavorando alle piscine ho avuto tra le mani non solo persone fisicamente andicappate, ma con dentro ferite grandi che a volte fanno più male di un male fisico. Durante questa settimana le persone passate alle piscine sono state migliaia, ognuna con la sua croce, ma quello che mi ha colpito di più è stata la fede di questa gente con la quale ognuno chiedeva la propria grazia alla Madonna. Mi è rimasta impressa una signora la quale, immergendosi nella vasca, offriva le sue sofferenze per i peccatori; poi scoppiando in lacrime ha detto:
"Gesù ti offro tutta me stessa, ma salva i peccatori!" Davanti a frasi come queste non puoi restare indifferente e ti viene subito da chiederti: "Tu cosa fai per i peccatori? Almeno preghi per loro?"
Un'altra esperienza molto bella che ho vissuto è stata la giornata in cui ho lavorato nella piscina con i bambini. Emotivamente è stato forse il momento più duro. Mi sono trovata tra le mani decine e decine di bambini innocenti, ma già provati duramente dalla malattia. Ma ho avuto anche bambini sani i quali facevano il bagno chiedendo alla Madonna la grazia per la sorellina o il fratellino. Certamente i bambini fanno sempre più tenerezza di un adulto e quindi la domanda classica che ti poni sempre è: Perché proprio loro? Cosa hanno fatto di male?
Umanamente non hai risposte. Noi tutti sappiamo che la vita è uno dono. E' Dio che ha pensato e creato la vita dell'uomo e l'ha amata facendola a sua immagine e somiglianza. Quindi se anche la fede non riesce a dare una risposta a tanti perché, ci aiuta però a superare momenti difficili.
Quanto ho potuto imparare io da questa esperienza, la cosa più importante, l'atteggiamento mio nel confronto dell'ammalato è quello di accettare personalmente quello che mi succede e di aiutare gli altri a fare altrettanto. Voglio terminare questa mia testimonianza con le parole che il Vescovo Eugenio aveva detto parlando sulla sofferenza:
"La malattia ci fa sentire il tempo che viviamo in modo differente da prima. Ci accorgiamo che la vita è qualche cosa di estremamente prezioso, che è il dono più prezioso che abbiamo ricevuto dal Signore. Scopriamo che il tempo ha una intensità diversa da quella di prima, non più in un rapporto a tutte le cose che dobbiamo fare, ma rispetto alla esperienza esistenziale della nostra persona. Sentiamo che il tempo è preziosissimo, perché urge, perché non abbiamo più la possibilità di sprecarlo, come l'avevamo prima. Il tempo diventa più consistente, qualche cosa che vorremmo vivere nel modo più intenso possibile."
Paola Bazzurri, Fescoggia

Era la prima volta che ci andavo e per di più come brancardier. Una scelta che rifarei senza esitazione; probabilmente, se fossi stato a Lourdes da semplice pellegrino, avrei faticato maggiormente a cogliere la ricchezza di questo posto. E' chiaro che bisogna fare astrazione dal lato "turistico" e consumistico della città, invasa da alberghi e bazar. Ciò che invece colpisce è la speranza che un'esperienza simile ti lascia.
E' difficile dirlo, ma sono tornato a casa più consapevole del dono meraviglioso che è la fede, con la quale ho spesso intrattenuto rapporti conflittuali. Un dono che bisogna conservare con cura, sebbene sia tutt'altro che semplice. Occupandomi dei malati ho proseguito l'esperienza di volontariato della colonia integrata, ed anche a Lourdes ho potuto rendermi conto dell'umiltà con la quale queste persone si affidano a noi. Una domanda sorge spontanea; al loro posto noi faremmo lo stesso? Saremmo sufficientemente docili per accettare da qualcuno che non conosciamo un aiuto?
Il secondo fattore che mi ha impressionato è la ricerca della speranza da parte degli ammalati. Non aspettano il miracolo, ma nella sofferenza e con semplicità si pongono dinanzi a Dio. Ed è vedendo i loro atteggiamenti di preghiera che si può riscoprire il valore della nostra preghiera. Spesso noi pretendiamo che essa sia un toccasana, ma non è giusto. A Dio dobbiamo certamente affidare le nostre speranze e le nostre angosce, ma dovremmo pure ammettere: "Sia fatta la Tua volontà". Qui precisamente si trova la prova più ostica per noi cristiani. Anche aderendo alla fede saremo sempre confrontati con dubbi e crisi.
I malati ci insegnano che camminare con Dio è possibile sempre, da Lui possiamo trarre la forza per andar avanti nella nostra vita. La loro presenza a Lourdes è capitale: ci dice che ognuno, indipendentemente dalla propria salute e dai propri problemi personali, può cercare Dio, in qualsiasi momento. Non è già di per sé un miracolo la possibilità di ricominciare ogni volta?
N.N.

LOPPIANO: La "legge" è l'amore scambievole
Ho sempre cercato di trascorrere le vacanze riposando, soprattutto se guardo alle vacanze degli ultimi anni, in modo particolare, riposo del fisico ma anche dell'anima; riposo mentale. Partire senza andare lontano, semplicemente staccare un po' con la realtà, con lo stress quotidiano e fare qualcosa di diverso.
Ed è quello che ho cercato di fare. Appartengo al Movimento dei focolari da 12 anni. Questo Movimento organizza delle vacanze per famiglie e giovani a Loppiano. C'è un lato spirituale nel quale si approfondisce la nostra spiritualità e un lato più leggero, di vacanza vera e propria con passeggiate, ecc.
Credo sia importante lo stare insieme. Durante l'anno ognuno ha un po' la sua strada, anche se ci si trova, se si studia insieme, se si lavora insieme o se si fa parte della stessa famiglia, è difficile fare un'esperienza lunga insieme. Per cui credo che durante questo tipo di vacanze si possa veramente sperimentare la comunità proprio dalle piccole cose, come cucinare, organizzare una passeggiata, decidere cosa fare la sera, tante cose.
Loppiano è un paesino sulle colline toscane, dove gli abitanti fanno quasi tutti parte del Movimento dei focolari e la "legge" della cittadella è l'amore scambievole. Si cerca di vivere come fra i primi cristiani, vivendo il Vangelo, non solo in teoria, ma anche in pratica. Esistono case dove ci sono sempre delle famiglie, che provengono da tutto il mondo e che fanno esperienze anche di un anno o più. Ci sono case per religiosi, una per i giovani una per i bambini, per tutti.
300 sono gli abitanti fissi. Io quest'estate ho trascorso il mese d'agosto a Loppiano e facendo un'esperienza un po' particolare. I giovani che ci vanno, possono andare anche per qualche giorno, per le vacanze, per visitare un po' la cittadella. Abbiamo anche delle piccole industrie dove lavorano le persone che vi abitano, per cui ci sono giovani che vanno per passare 6 mesi, o 1 anno e lavorando. Durante gli incontri fanno un'esperienza di vita veramente insieme. Ci sono inoltre delle piccole scuole. Ad una di esse ho partecipato quest'estate. Durante un mese in cui ci si trova con gente da tutto il mondo, si vive un'esperienza comune nella quale si approfondisce la spiritualità del Movimento, a dipendenza della branca. Sacerdoti con sacerdoti, famiglie con famiglie, giovani con giovani.
Nella scuola dove ho partecipato c'erano 80 persone provenienti da tutto il mondo; noi eravamo lì con un'idea comune con il motto di vivere veramente l'amore scambievole e penso che in questa dimensione con questo presupposto, sia possibile veramente lasciare perdere la propria cultura, cercando di mettersi in un atteggiamento di accogliere l'altro completamente. Ed è quello che abbiamo cercato di fare noi, per cui all'inizio di questa scuola, veramente ognuno ha fatto questo patto di volerci bene tra di noi, fino a perdere la propria idea per accogliere quella dell'altro. Penso che questa idea di fondo di vivere veramente il cristianesimo all'osso ci ha aiutato tantissimo. Infatti eravamo anche con ragazze di fedi diverse con le quali non abbiamo avuto nessun problema.
Tra di noi si cercava di vivere nel Vangelo di Matteo. Per esempio Lui ad un certo punto dice: "... dove due o più sono riuniti nel Mio nome, Io sono in mezzo a loro." Ed è quello che cercavamo di vivere noi, di raggiungere questa unità per trovare un accordo che soddisfi tutti e due o più. Questo credo assolutamente che non sia riduttivo della libertà. Dunque la libertà è qualcosa che raccoglie il progetto di un altro. Poi ovviamente dipende dai punti di vista. Se uno mi dice che io perdo la mia libertà perché devo accogliere la sua idea, in fondo anche lui perde la sua libertà per accogliere la mia.
Nel nostro Movimento la preghiera ha ovviamente un ruolo importante, ma non è l'essenziale. Noi puntiamo pittosto sulla vita, sui fatti e sulla concretezza. Avevamo l'Eucarestia ogni giorno e poi pregavamo insieme la sera. Noi giovani del Movimento abbiamo una preghiera che si chiama time-out ed è una preghiera che facciamo in tutto il mondo allo stesso orario. Per noi in Svizzera è a mezzogiorno, dove recitiamo una preghiera per la pace ed in questo momento ci sentiamo veramente molto uniti. Nel nostro Movimento ci sono molti giovani che non sono cristiani che non sono cattolici che non hanno una fede, ma ognunto trova il modo di esprimersi per semplicemente chiedere la pace.
Manuela Guggiari

Colonia integrata: volontariato con ragazzi handicappati
Erano già alcuni anni che non frequentavo la colonia integrata dell'Unità di lavoro sociale, vuoi per motivi di studio, vuoi per il servizio militare. E' dunque con uno spirito quasi avventuriero che quest'anno ho deciso di andare a Saas Grund per riprendere contatto con questa realtà. I dubbi erano molti: sarò capace di instaurare di nuovo un rapporto di amicizia e fiducia con i ragazzi andicappati? Sarò ancora capace di prendermi cura della persona che mi verrà affidata? Sarò ancora in grado di stupirmi? Insomma, si trattava di un'autentica sfida.
All'inizio è stato duro riadattarsi ai ritmi della colonia e soprattutto è stato duro mantenere nei confronti dell'andicappato un atteggiamento costante di attenzione e di disponibilità. Ma col passare dei giorni ho capito e, credo, anche di più rispetto agli anni scorsi che non siamo noi, i monitori, a dovere allestire un progetto su queste persone. Siamo noi che impariamo più da esse e non viceversa. Lasciarsi guidare dall'amore che l'andicappato trasmette. E' questo il senso di un'esperienza come quella della colonia. Certo, in mezzo a tutto ci sono le difficoltà legate al raggiungimento immediato di un'intesa con la persona, la fatica, le nostre rispettive stanchezze... Ma è qui che scatta il significato: l'amore e la gioia che l'andicappato comunica sono doni che ci arricchiscono e la cui esistenza, sebbene non sia facile capirlo non è dovuta al caso. Sono doni di Dio, che è amore. Si potrebbe sviluppare un discorso assai complesso, legato al mistero della sofferenza che qui non posso affrontare non avendo né il tempo, né la preparazione per farlo. Tutt'al più il monitore potrà chiedersi se mai sarà in grado di restituire all'andicappato quella splendida lezione di vita che gli sta offrendo. L'interrogativo è legittimo, ma neppure in questo caso occorre fissarsi traguardi. Quello che la colonia ci insegna, è offrire se stessi ad altre persone, che in quel momento hanno bisogno di noi. Offrirsi vuol dire dare gratuitamente, senza aspettarsi chissà quali ricompense o riconoscenze: il malato è umile di fronte a chi lo cura e dobbiamo esserlo pure noi di fronte a lui. Dio ci prende per mano così come siamo, con i nostri pregi e le nostre mancanze. Anche i ragazzi della colonia ci prendono per mano, per portarci più vicino a Lui. Non è poco.
N.N.

E' singolare ritrovarsi qui a scuola durante un'ora buca, a scrivere delle mie vacanze, rinchiusa in biblioteca. Sono ritornata alla vita di tutti i giorni, eppure, non dev'essere forse essenza della quotidianità ciò che ho vissuto quest'estate? Teniamo presente questa domanda mentre racconto la mia esperienza.
Già nei mesi di maggio e giugno provavo in me un gran desiderio di cambiamento, un forte bisogno di frequentare nuovi ambienti, conoscere nuovi amici, ma soprattutto gettare lo sguardo su altre realtà, che non fossero quelle consuete della Parrocchia o dei gruppi frequentati tutto l'anno scolastico. Questa mia necessità non nasceva da delusioni o che altro, ma soltanto dall'esigenza di capire e conoscere un po' più me stessa, per così poter abbozzare qualche progetto per il mio futuro post-liceo.
Così tramite parenti e conoscenti sono venuta a conoscenza di una certa colonia "Batman" organizzata da Comunità Famigliare. Si tratta di un colonia integrata e autogestita, cioè ospita ragazzi portatori di andicap e ragazzi normodotati. Lo scopo della colonia è appunto l'integrazione, quindi far sì che i ragazzi possano condividere le varie attività in amicizia senza che si instaurino timori e falsi pudori. I problemi e gli aspetti negativi hanno spesso pesato di più sul piatto della bilancia, rispetto a quelli positivi; dato però che sono di natura ottimista e piuttosto distratta in questo ambito, tutto ciò non ha intaccato la vacanza di tre settimane e posso affermare a cuor sincero che per me è stata bellissima.
Ma non potrei asserire questo se proprio prima della colonia Batman, non avessi partecipato al campo di formazione dell'Azione Cattolica a Camperio, tenutosi a fine giugno. Lì ho fatto il pieno d'energia, mi sono sentita amata ed ho ricambiato quest'amore, ma ciò che più conta è quella Presenza in più fra noi, che mi ha rigenerata.
Fatto sta, che con questa certezza nel cuore (quindi con Gesù al proprio fianco) nulla era di peso, anzi, proprio le cose più antipatiche da fare (come pulire i ragazzi, riordinare la sala da pranzo e le stanze, lavare i servizi, ecc.) risultavano quasi gli atti d'amore più grandi. Tutta la mia esperienza credo si possa riassumere nella bellissima frase tratta dal testamento di Santa Chiara: "Amando a vicenda nell'amore di Cristo, quell'amore che avete nel cuore, dimostratelo al di fuori con le opere".
Non sono certo mancati i momenti di sconforto, come quando un ragazzo urlava e si dimenava senza che si sapesse il motivo e ancor peggio, come fare a calmarlo; a quando nella notte un ragazzo non dormiva e si lamentava, senza che potessimo far altro che stare svegli con lui e stargli vicini. Con gioia però, posso testimoniare d'aver vissuto quel famoso rapporto 1 a 100 che Gesù ci ha promesso, "avrete il centuplo". E così è stato. Ho ancora presenti i sorrisi luminosi e aperti dei nostri ragazzi, le dolcissime coccole ed i gesti d'affetto, i bei momenti al risveglio e prima di coricarsi e tante altre preziose perle che custodisco nel mio cuore, come le risate, gli scherzi e le confidenze fra animatori, ecc. Dovrei scrivere un libro per poter raccontare quanto mi ha colpito, ricordate la domanda iniziale? "Non dev'essere forse essenza della quotidianità ciò che ho vissuto quest'estate?". Spero che dopo aver letto questa mia esperienza qualcuno sia invogliato a gettarsi in un avventura del genere, -fa tanto bene!- o meglio ancora, ad esercitare quel "servizio" ai fratelli nella letizia del cuore e nella semplicità dei gesti! Proviamoci insieme...!
Maria Elena Mazzali

Alla scoperta di un modo nuovo di vivere il Battesimo
L'idea di andare tre giorni sulle Dolomiti in una casa di preghiera, è venuta ad un missionario comboniano, responsabile del gruppo del Rinnovamento dello Spirito di Como. Questa mini uscita in gruppo infatti è durata solo 3 giorni. Doveva servire oltre che a farci conoscere la comunità, anche ad approfondire l'amicizia tra noi giovani. Abbiamo accettato di andare a Tavodo (Trentino) con molto entusiasmo e curiosità. Vorremmo precisare che il gruppo giovani si è formato da poco ed i vari membri arrivano da diverse esperienze di fede (Azione Cattolica, Rinnovamento dello Spirito, ecc.) ed in più non tutti abitano in Italia, un gruppo di noi proviene dal Ticino.
Siamo partiti l'ultimo fine settimana di agosto. Giunti a Tavodo, un membro della comunità ci ha accolti con molto calore. Il sabato abbiamo avuto un momento di conoscenza reciproca, che ci è servito soprattutto per capire come si svolge la loro vita. La comunità è formata da 10 membri, 2 preti ed 8 laici. In essa rispettano il voto di obbedienza. Vi è un responsabile che affida ad ogni membro un compito da svolgere per un determinato periodo. Oltre a questo, vi è il compito giornaliero che cambia in base alle esigenze della comunità in quel giorno. I membri si ritrovano durante la giornata 7 volte a pregare. Durante la settimana propongono delle catechesi a gente che non fa parte della comunità. Questo gruppo è nato 19 anni fa ed i membri vivono grazie a sorella Provvidenza (come la chiamava S. Francesco). Infatti comprano solo 3 o 4 cose per le quali è impensabile di riceverle in dono tutti i giorni (pane fresco, limoni, ecc. ). Tutto il resto; carne, frutta, verdura, vestiti ecc. è dono del Signore attraverso i visitatori saltuari e gli amici.
Tutti i membri prima di entrare nella comunità hanno abbandonato il proprio lavoro, le uniche due persone che ricevono uno stipendio, sono i sacerdoti, i quali però lo donano al vescovo affinché se ne serva per i bisogni della diocesi.
Due di loro si trovano in missione in Turchia, dove hanno l'incarico di tenere aperta l'unica chiesa cristiana altrimenti verrebbe trasformata in moschea. Si può immaginare che la loro non sia una vita facile, ma il Signore li aiuta e li rende sempre gioiosi. Ci è stato spiegato che hanno deciso di fondare questa comunità per cercare di vivere fino in fondo il proprio battesimo. Nei 3 giorni trascorsi a Tavodo abbiamo avuto varie catechesi e diversi momenti di preghiera e di silenzio, infatti un'altra cosa che ci ha colpito è stato il loro vivere molto il silenzio, cosa che qui, nei nostri paesi è quasi impossibile trovare. Loro ad esempio a colazione, pranzo e cena fanno silenzio, un membro del gruppo legge una parte di un libro e poi si ascolta musica sacra. Questo fatto ci ha colpito molto perché ci siamo accorte di non saper quasi più far silenzio, oltre che esternamente, anche dentro di noi, per ascoltare solo la voce del Signore. Comunque è stato molto positivo perché ci siamo rese conto che anche se il silenzio all'inizio è difficile a farsi ed a trovarsi, in seguito però è molto gratificante spiritualmente.
Secondo noi questa uscita è servita anche a farci capire che l'appartenenza a gruppi diversi non è un ostacolo, perché la meta è comune: SEGUIRE IL SIGNORE.
E' un'esperienza che consigliamo a tutti, anche perché oltre alla comunità il luogo in sè è stupendo.
Sonia e Loredana Cuda, Vacallo

Pregando con Padre Pio a San Giovanni Rotondo
Ancora una volta l'esperienza vissuta da Padre Pio ha lasciato un segno importante nella mia vita. Questa non è stata la semplice esperienza che rimarrà come bel ricordo nel mio cuore, poiché la presenza così vicina di quest'uomo non può lasciarmi come prima.
E' venuto per me un periodo di scelte importanti e questo pellegrinaggio mi ha aiutato sicuramente a fare più chiarezza dentro di me. Ci sono momenti che danno uno slancio, che implicano alla tua persona uno scatto, ed è proprio quello che mi è capitato a San Giovanni Rotondo.
Sono sicuro che non sarebbe stata la stessa cosa se in quel periodo fossi stato a Lourdes o altrove. Avevo bisogno di pregare; pregare per capire e ritrovare tranquillità e chiarezza nel mio cuore. E questo per me è uno dei luoghi dove mi trovo "da Dio".
Padre Pio è infatti un uomo semplice, vero, ma soprattutto è un uomo di preghiera, che sa far venir voglia di pregare e che ti fa appassionare a Cristo e a Maria!
L'ambiente che c'è attorno a questo luogo santo è ormai fonte di distrazione. Padre Pio però riesce a coinvolgere ugualmente con la sua figura di Padre poiché ha una terribile cura dei "suoi figli". E questo passa attraverso fatti concreti; non avrei infatti riscoperto un'amicizia con una persona che mi ha dato e mi sta dando un aiuto grande per la mia vita.
E' così che il Signore ci parla, attraverso la gente che incontriamo. Quello che ho capito fino in fondo è che bisogna pregare affinché il Signore ci converta non solo attraverso esperienze così importanti, ma anche grazie all'incontro continuo con le persone giuste che ti mettono in condizione di crescere.
Padre Pio è diventata per me una figura importante. E' un innamorato dell'uomo, di Dio, e della Chiesa e ringrazio Dio per avercelo mandato.
Gabriele Patella, Pregassona

Campeggio ACR a Camperio
Camperio 1996: e quattro! Sì , proprio così, questo è stato per me il quarto campeggio con gli amici di AC! Oramai posso definirmi uno dei fossili della Montanina, ed è così che quando mi è stato chiesto di scrivere questo articoletto riguardo a quelle due settimane, ho accettato di buon grado.
Tornando indietro, ... può darsi che vi chiederete che cosa possa avermi trascinato nell' impresa di ben quattro campeggi consecutivi. Ebbene non è solo l'atmosfera di gioia che si respira in compagnia di quei fantastici amici, e neanche "solamente" il nostro mitico Don Carmelo. La vera causa va ricercata in molti altri fattori, che spero di riuscire ad illustrarvi al meglio nelle righe che seguiranno.
Ma cominciamo con ordine. Dopo aver affrontato i temi di San Paolo, il Graal e Davide (per citare i più recenti), quest'anno mi e ci siamo trovati di fronte al tema di nientepopodimeno che ... Pinocchio!!! La mia prima reazione, e penso che fosse quella di molti, è stata: "Oh, cavolo!!! Una stupida favola per bambini!". Considerato anche il fatto che da piccolo la odiavo pure, il quadro dunque non era dei più rosei!
Ma, incredibile ma vero, man mano che i giorni trascorrevano, mi accorgevo che la storia di Pinocchio era molto più di una normale favola, di quelle che si raccontano ai bambini per farli stare buoni, e anche che essa è intrinsecamente legata alla nostra vita!
Proprio così: bisogna imparare ad andare oltre le semplici apparenze, a scavare in profondità, non limitarsi a raschiare la superficie delle cose; mettere da parte ciò che già si sa per guardare l'intera faccenda da un altro punto di vista. Solo così si può vedere ciò che sta dietro le cose e trarne un insegnamento che ti può far fare quel salto di qualità necessario per vivere bene.
Per fare un semplice esempio: avete mai provato a vedere le mani del buon maestro Geppetto che "scolpiscono" Pinocchio come le mani stesse di Dio che "scolpiscono" l'uomo, con un progetto ben preciso su di lui?
Provate dunque a non lasciarvi trarre in inganno dall'apparenza, e scavate, scavate, solo così riuscirete a trovare il vero Tesoro! Garantisco io!
Passando su di un piano più personale... per me questo campeggio è stato molto diverso dagli altri, in quanto sono stato ingaggiato in qualità di aiuto-animatore. Non sono però riuscito a staccarmi completamente dal ruolo di semplice campeggiatore. L'esempio più esplicito è senz'altro ciò che si diceva per far star zitti i ragazzi la sera a letto: "Oh! State zitti adesso! Così gli animatori vanno a dormire e alle due si può fare casino!". Nonostante ciò sono sopravvissuto (o meglio "siamo", non ero solo io!) alle ire degli animatori.
Comunque se c'è un motivo particolare che ogni anno mi trascina fra le valli del Lucomagno è senz'altro quello delle amicizie, fresche e sincere, fondate in Dio, quindi sulla roccia viva, e non sulla sterile sabbia. Negli anni trascorsi mi piace ricordare in modo particolare lo stare assieme a Paolo ed alle mie sorelline.... Per concludere voglio ringraziare tutti, proprio tutti. Ci vediamo a Camperio l'anno prossimo.
Daniele Iuliucci, Cureglia