DISOCCUPAZIONE
E ORTICOLTURA
L'attività orticola del Programma Occupazionale "Mercatino"
di Caritas Ticino nelle due aziende Isola Verde a Cadenazzo e S.Maria a Pollegio
in cassetta VHS.
Delle 382 persone inserite a rotazione nel PO "Mercatino" di Caritas
Ticino nel 1996, 123 disoccupati hanno lavorato in orticoltura; dei 97 che hanno
terminato il programma, 22 sono usciti con un posto di lavoro stabile.
Nel 1988 Caritas Ticino creava un Programma Occupazionale (PO) chiamato "Mercatino"
per il reinserimento di disoccupati senza una formazione specifica. Oggi nelle
cinque sedi del programma occupazionale di Caritas (Lugano, Giubiasco, Cadenazzo,
Pollegio e Locarno) ci sono 150 posti di lavoro che a rotazione occupano quest'anno
450 persone; Il Programma ha sviluppato una quindicina di attività, sia
artigianali che industriali, con una cifra d'affari di circa 8,5 milioni di
franchi. Nonostante si tratti di attività che non entrano in concorrenza
con il mercato svizzero, lo scorso anno gli introiti hanno raggiunto il milione
e mezzo. Una delle attività più grosse del PO di Caritas Ticino
è quella orticola, svolta in due aziende: una è tradizionale ed
è a Pollegio, l'altra a Cadenazzo è hors sol. Tutta la produzione
è pianificata in collaborazione con il consulente cantonale e con la
Federazione Ortofrutticola Ticinese (FOFT) per non entrare in concorrenza con
gli orticoltori ticinesi. Com'è possibile svolgere un'attività
orticola senza fare concorrenza al mercato ticinese? È possibile rimpiazzare
l'operaio stagionale con il disoccupato in orticoltura? Ne abbiamo discusso
durante un'emissione televisiva di Caritas insieme con Glauco Martinetti direttore
della FOFT, Tiziano Pedrinis consulente cantonale, Sergio Treta e Luigi Brembilla
responsabili del Programma Occupazionale "Mercatino".
D: L'isola verde è una grossa industria orticola con 10'000 mq di
serre hors-sol, più altri 13'000 mq in tunnel o in campo aperto. La produzione
è basata su tecniche moderne e permette di ottenere, tra l'altro 200
tonnellate di pomodori. Com'è possibile gestirla con disoccupati che
non hanno mai svolto un lavoro in orticoltura e che comunque resteranno nell'attività
per un periodo massimo di 6 mesi?
Sergio Treta, responsabile dei PO: Il progetto è
nato nel 1995 e l'obiettivo era proprio quello di testare la possibilità
di gestire un'azienda orticola normale con dei disoccupati, senza diminuire
la produzione. Ovviamente, l'azienda orticola, in origine lavorava con molto
meno personale, per di più importato, portoghese, e con un periodo lavorativo
di 60 ore settimanali sull'arco dell'anno. Noi non facciamo questo, utilizziamo
disoccupati che ci vengono forniti dall'Ufficio dei lavoro e lavoriamo 40 ore
alla settimana. Ovviamente occupiamo parecchio personale in più rispetto
a quello che veniva utilizzato prima. Ora lavorano quaranta persone sull'arco
dell'anno, con punte di 50/55 persone durane i mesi estivi. L'utenza del PO
è formata prevalentemente da operai con qualifiche generiche. Non hanno
quindi conoscenze specifiche e in particolare in quello che riguarda l'attività
orticola. Noi non facciamo formazione per persone che andranno a lavorare nell'orticoltura:
lo scopo principale del Programma è di aiutare le persone a recuperare
un clima lavorativo. (...)
D: Che prospettive formative offrite occupando le persone in attività
orticole?
Luigi Brembilla, responsabile PO: (...) Abbiamo visto quali
possibilità offre l'orticoltura ai disoccupati per una occupazione significativa.
Significativa perché gli occupati lavorano in un'azienda uguale a tutte
le altre aziende ticinesi che lavorano in questo settore, questo diventa un
elemento molto forte di formazione. Avendo un'azienda concorrenziale con il
prodotto ticinese, abbiamo parametri di attività che possiamo comparare
a quelli di altre ditte. Noi non necessitiamo pertanto di specialisti in orticoltura,
ma stiamo lavorando con personale generico; all'interno dell'orticoltura ci
sono spazi per persone con qualifiche generiche e all'interno di essi abbiamo
grandi opportunità di rilevare qual è la situazione del disoccupato
rispetto ai parametri di occupazione esterna. Cioè, valutare la persona
nei ritmi di lavoro, nella qualità del lavoro, nella responsabilizzazione
in una determinata mansione ad essa affidata. Tali sono i parametri formativi
che l'attività orticola ci sta attualmente fornendo.
D: Come avvengono la scelta del tipo di ortaggio che verrà coltivato
nella vostra azienda?
Luigi Brembilla, responsabile PO: Le scelte della pianificazione
coltiva dell'azienda Isola Verde e dei PO di Caritas Ticino in orticoltura vengono
fatte in collaborazione con il consulente cantonale e la FOFT, tenendo presente
due parametri: uno è quello dell'occupazione di disoccupati generici
e quindi senza qualifica; l'altro è la situazione di mercato ticinese
e svizzera in orticoltura. Ci sono molti prodotti che in Svizzera non vengono
attualmente dal nostro mercato, ma bensì sono importati dall'estero;
questo perché il costo della manodopera interna è molto alto e
la concorrenza con l'estero è forte. Caritas è stata motivata
ad entrare in orticoltura perché il mercato svizzero ha ancora degli
spazi di produzione interni liberi, soprattutto per quel prodotto che viene
importato quasi nella sua totalità dall'estero. Quindi la produzione
interna riesce oggi a coprire una parte del consumo svizzero di ortaggi. Questo
settore ci permette di entrare direttamente nel mercato, e quindi di poterci
confrontare con una situazione di mercato normale, pur lavorando in situazione
di disoccupazione.
D: Caritas Ticino è divenuta socio produttore della FOFT Si tratta
senza dubbio di un socio particolare, poiché la scommessa fatta da Caritas
è stata "l'orticoltura per i disoccupati"; Cosa significa questo
per la vostra Federazione?
Glauco Martinetti, direttore della FOFT: Vi sono molte
cose differenti rispetto ad un produttore privato normale. Intanto è
evidente che era una scommessa, perché voler riprendere un'azienda non
tradizionale come l'Isola Verde presenta delle difficoltà: producendo
con un sistema hor sol (una produzione in cui le radici della pianta non sono
in terra, ma sono in un substrato di lana di roccia) è tecnicamente avanzata
e questo richiede una certa conoscenza. (...) Dopo tre anni, possiamo dirci
molto soddisfatti della collaborazione con Caritas e quindi la sfida è
stata vinta.
D: Qui si apre un discorso delicato: i PO non devono fare concorrenza con
il mercato. Come può avvenire questo rispetto all'orticoltura ticinese?
Glauco Martinetti, direttore della FOFT: Noi come FOFT
ci siamo mossi su due punti differenti; il primo è stato di carattere
formale, dove oltre alla domanda di adesione abbiamo sottoscritto un contratto
in cui si dice che in certi periodi dell'anno nei quali sappiamo che abbiamo
una sovrapproduzione (come può capitare ad agosto per i pomodori) a parità
di qualità, prenderemo la merce di produttori privati. Quindi metteremo
in secondo piano la vendita della produzione Caritas, favorendo, a parità
di condizioni, il privato. Nei rimanenti periodi dell'anno, i prodotti di Caritas
affluiscono alla FOFT esattamente come quelli di un privato. Per quanto concerne
il secondo punto, ci siamo premuniti in questo senso: tramite il tecnico cantonale,
signor Pedrinis, abbiamo ricercato sempre più delle produzioni secondarie,
cioè che attualmente non vengono più prodotte su larga scala in
Ticino a causa della loro perdita di redditività dovuta all'uso di tanta
manodopera. Ora, questa manodopera è a disposizione dell'Isola Verde
e di Caritas.
Tiziano Pedrinis, consulente cantonale: Negli ultimi
venti trenta anni l'orticoltura svizzera è stata caratterizzata da un
benessere generale, con prezzi interessanti e buone rese. Quindi certe produzioni
la cui resa al metro quadro non era eccelsa, venivano un po' abbandonate. In
questi ultimi due tre anni con Caritas abbiamo riscoperto queste produzioni
secondarie. Oggi, in momenti diversi, di crisi, per l'orticoltura ticinese,
l'orticoltore riscopre certe produzioni che magari dieciquindici anni fa considerava
poco redditizie. Caritas, dando l'esempio ha riportato in voga produzioni dimenticate
o abbandonate. E ha dimostrato che, se ben fatte, possono portare ad una certa
redditività.
D: La scommessa di Caritas Ticino è stata quella di offrire l'orticoltura
a persone che non l'hanno mai fatta sostituendo gli stagionali con delle persone
disoccupate. Allora questo è possibile ...
Luigi Brembilla, responsabile PO: Sicuramente una prospettiva
di occupare disoccupati nella orticoltura, sostituendoli alla situazione di
permessi stagionali, a breve termine sarà possibile; lo sarà quando
saremo credibili sul mercato e la credibilità ci verrà dalla qualità
e dalla potenzialità espressa dall'azienda. Saremo credibili, inoltre,
nel momento in cui l'orticoltore ticinese vedrà in noi e nella situazione
del disoccupato una potenzialità nel proprio settore
Tiziano Pedrinis, consulente cantonale: I fatti dimostrano
che è possibile, poiché la produttività dell'azienda esiste.
È chiaro che non dobbiamo calcolare tutti i costi relativi alla manodopera,
ma i fatti dimostrano che effettivamente il prodotto è rimasto quello
che era, oserei dire con una migliore qualità perché più
sono le ore di lavoro dedicate e migliori sono i risultati qualitativi. Penso
dunque che la scommessa dì Caritas sia stata pienamente vinta. Devo dire
che ho trovato l'esperienza con Caritas estremamente positiva e mi ha pure arricchito,
poiché mai prima d'ora avevo lavorato così.
Produzione orticola PO Caritas Ticino , 1996:
150'000 cetrioli
10'000 Kg. fagiolini
16'000 Kg. zucchine
200'000 Kg. pomodori , di cui 17'000 kg Cherry e 6'000 kg peretti