GIONA
A CACCIA DI PESCI ROSSI
Dal convegno "La Chiesa e i media", spunti per riflettere
su Caritas Insieme
Di
Carmen Fioriti
Volendo riflettere sul senso della comunicazione a Caritas Ticino Caritas
Insieme rivista e TV , nel quadro più ampio del tema Chiesa e mezzi di
comunicazione sociale, ho trovato molti spunti stimolanti negli atti del Convegno
organizzato dalla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale tenutosi
il 27 e 28 febbraio 1996, pubblicato nella collana "Disputatio" delle
edizioni Glossa di Milano dal titolo "La Chiesa e i media".
LA CHIESA E I MEDIA
Il libro, articolato in due parti, raccoglie nella prima i contributi del Cardinal
Carlo M. Martini, Arcivescovo di Milano e Gran Cancelliere della Facoltà,
del dott. Beniamino Placido e di Mons. Giuseppe Angelini in una tavola rotonda,
nella seconda parte riporta i contributi di vari relatori "tecnici".
Il tentativo del Convegno è stato anzitutto quello di mostrare come la
precisa questione dei rapporti tra Chiesa e media non possa essere messa a fuoco
altrimenti che riferendosi alla questione di carattere più generale che
sta sullo sfondo; quali rapporti si stabiliscono tra Chiesa e società
nell'esperienza civile contemporanea? I rapporti attuali tra Chiesa e società,
d'altra parte, non possono essere intesi se non sullo sfondo di quell'altro
rapporto, di carattere più formale, ma in un certo mondo anche più
fondamentale: quali rapporti tra religione e società contemporanea?
Il Convegno ha evidenziato fin dall'inizio l'effetto polarizzante degli stereotipi
convenzionali della comunicazione mediale; in particolare i due modelli alternativi
che conosce la rappresentazione pubblica della religione, che si possono schematicamente
qualificare come modello della religione invisibile e modello invece della religione
di Chiesa. Il primo modello propone un'immagine larga e tollerante della religione,
la quale si offre come reper torio simbolico di carattere "ecumenico",
subito disponibile per tutti, che dunque non divide, anzi avvicina. Avvicina
però in forma immaginaria, non invece in forma storica e pratica, per
riferimento cioè alle forme effettive del rapporto sociale. L'altra immagine
della religione è invece quella della religione di Chiesa; a questa immagine
fa riferimento il codice della comunicazione pubblica che per riguardo alla
materia religiosa distingue correntemente fra "cattolici" e "laici".
La distinzione non corrisponde certo a quella tra credenti e non credenti, ma
va interpretata circa in questi termini: i primi sono i fautori dell'ideologia
cattolica, i secondi sono i fautori di cosmo-visioni non confessionali. Una
tale rappresentazione vede nella religione la forma di una determinata cultura.
Il tema dei rapporti fra Chiesa e media assume quindi agli occhi dei cattolici
questa figura fondamentale: che per rimediare all'indubbia e non sopportabile
marginalità culturale che la cultura cattolica conosce nei processi di
comunicazione pubblica.
Nel momento più di carattere tecnico del Convengo si è cercato
di articolare le due figure della religione, segnalando e superando la pregiudiziale
e inconsapevole prospettazione dei loro come rapporti alternativi.
È difficile sintetizzare in poche righe il pensiero dei relatori ai Convegno
sul tema Chiesa e media, mi piace però riferire alcuni passaggi del Cardinal
Carlo M. Martini che ha aperto il Convegno e che ha voluto illustrare il tema
con un riferimento al libro bibblico di Giona; quando Giona è stato buttato
in mare il suo primo contatto è stato con le onde in movimento, una realtà
oscura e indefinibile, una realtà imprevedibile che lo obbliga costantemente
a stare in allerta affinchè non sia subito sommerso. Mentre lotta, ormai
esausto e privo di speranza, vede avvicinarsi il grande pesce. Nascono in lui
una serie di nuovi pensieri; è meglio morire sommersi dall'acqua oppure
nelle fauci di un grande pesce? E ad un tratto gli si accende una luce nel cuore:
e se questo pesce fosse diverso dagli altri e fosse cioè rifugio di vita
e non portatore di morte? Secondo il Cardinal Martini, in questo contesto, tre
sono gli elementi significativi della storia di Giona: il mare burrascoso, il
pesce grosso, e Giona. Il mare burrascoso è quello che non si sa bene
se chiamarlo "mondo globale della comunicazione" o "mentalità
corrente" o addirittura "cultura". Ogni persona, e sopratutto
coloro che hanno responsabilità sociali, devono tener conto del mutevole
mare di opinioni e di giudizi, dell'andare e venire di correnti; bisogna rendersi
conto che non è possibile uscire da questo mare né è possibile
calmarlo a piacere; bisogna imparare a navigare in esso, a capirlo un po' meglio
per non essere esposti ad ogni colpo di vento e a tutte le furie delle tempeste.
Nel mare c'è una balena che sembra muoversi, anche nella tempesta, come
uno che la conosce dal di dentro, il pesce corre incontro a Giona, non si sa
se per divorarlo o per aiutarlo; il grande pesce sono, nel mare dell'opinione
pubblica, i mass media, creatori d'opinione; tra essi l'animale più grosso
di tutti è la televisione.
Alle metafore del mare e della balena se ne aggiunge una terza, la più
importante: la figura di Giona; Giona è un profeta, un messaggero, in
questo caso la Chiesa, che ha un messaggio da comunicare ma si sente così
inferiore rispetto al suo messaggio da tentare si scappare lontano.
Di fatto Giona incontra paradossalmente, nel momento in cui è lanciato
a mare, proprio le difficoltà a cui sfuggiva per non essere messaggero;
egli voleva evitare il confronto con un'opinione pubblica forte e minacciosa
come quella di Ninive e voleva eludere le reazioni dei padroni delle notizie
di quel tempo. Il seguito della storia mostra però che né l'una
né l'altra erano così terribili come lui temeva. Ciò che
gli accade in mare gli insegna che un messaggero non può non affrontare
nel suo servizio, prima o poi, il mare pericoloso dell'opinione pubblica e le
forze dei media. Egli dovrà esprimere che la sua debolezza e paura di
fronte a tali realtà sono, invece, la sua forza perché Colui che
lo manda gli è vicino tra le onde dell'oceano così come fra gli
abitanti di Ninive. Le domande da porsi allora potrebbero essere: fino a che
punto Giona, il messaggio, la Chiesa chiamata a comunicare, rischiano di essere
condizionati dal mare in tempesta e dai grandi pesci? Fino a che punto il messaggio
può rischiare questi confronti senza esserne distorto? Se è vero
che il mondo mediatico è caratterizzato da profonde e sistematiche distorsioni
non sarà meglio che Giona sfugga al confronto? Non si può, anzi
non di deve sfuggire al confronto, ma ci si deve orientare in esso nel quadro
della missione propria della Chiesa di annunciare il messaggio.
GIONA E CARITAS TICINO
Le domande che sono emerse dal Convegno credo siano in fondo le medesime che
Caritas Ticino si è posta quando ha deciso di fare un salto importante
sul fronte della comunicazione realizzando la rivista bimestrale Caritas Insieme
e l'emissione televisiva settimanale omonima.
Implicitamente sono ancora queste domande che continuamente si pongono ogni
volta che si deve decide di dare spazio ad un tema scottante; evidentemente
si devono fare le dovute proporzioni fra quello che è emerso al Convengo
di Milano e la nostra piccola realtà ticinese, ma nonostante noi siamo
il piccolo ,Giona" di un piccolo acquario, dove il peggior nemico è
al massimo un pesce rosso, è pur vero che a ogni comitato di redazione
per un nuovo numero della rivista o allestendo la scaletta di una nuova emissione
televisiva è come se le domande dei Cardinal Martini aleggiassero; concretamente
potrei fare l'esempio, attualissimo in questi giorni, del "dossier droga"
pubblicato sull'ultimo numero della nostra rivista e ripreso su questa, dove
abbiamo riproposto la nostra posizione di fondo riguardo al tema della tossicodipendenza.
Arrivato il momento di decidere se Caritas Ticino dovesse esprimere pubblicamente
la propria posizione nei confronti dell'iniziativa "Gioventù senza
droghe" abbiamo deciso sostanzialmente di tentare di esprimere la posizione
del Magistero della Chiesa e non di dare un'indicazione strettamente politica:
ma sapevamo che così facendo sarebbe stato difficile sfuggire al conflitto.
E decisamente impossibile soprattutto dopo la presa di posizione "politica"
successiva all'uscita della nostra rivista della Conferenza Episcopale Svizzera
che ha invitato a respingere l'iniziativa; avrebbe sicuramente giovato, a Caritas
Ticino, "passare all'acqua bassa", non avremmo rischiato di essere
sommersi dal mare in tempesta, né di essere mangiati dai grandi pesci.
E la nostra rivista non sarebbe finita sul tavolo dell'incontro di Trevano con
la Consigliera Federale Ruth Dreifuss! Ma il piccolo Giona dell'acquario dei
pesci rossi avrebbe perso, molta della sua credibilità.