A COLLOQUIO
CON: S.EM. IL CARDINAL ALFONSO LOPEZ TRUJILLO
Tra depenalizzazione,
legalizzazione e liberazione il Documento Pontificio riafferma che in ogni caso
la droga non si vince con la droga
A cura di Roby Noris
A S.Em. il Cardinal Alfonso Lopez Trujillo, Presidente del Pontificio Consiglio
per la Famiglia, abbiamo chiesto di introdurci al documento che pubblichiamo
nelle pagine successive. Prima di tutto la nostra dichiarazione è di
carattere generale per il mondo, perché ci erano stati chiesti degli
orientamenti su questo problema così difficile e complesso, specialmente
per le famiglie. Noi insistiamo su questo: cos'è è in gioco sul
tema della legalizzazione o della non penalizzazione o delle altre misure, riguardo
al consumo della droga?
Il primo principio è questo: ciò che è in gioco
è la persona umana, e più concretamente tanti giovani e a volte
anche bambini che sono come spinti a fuggire nel mondo della non realtà,
nell'irreale. C'è un vuoto, una mancanza di educazione da parte delle
famiglie: i giovani e i bambini, si sentono spesso abbandonati troppo presto,
come se avessero tutto ciò che è necessario per crescere nell'
indipendenza. Questa è rilasciata troppo presto, per cui i ragazzi credono
di poter diventare indipendenti mentre hanno ancora bisogno di orientamento,
di sostegno e di essere accompagnati.
Secondo principio: ci sono nazioni o situazioni in cui si pensa che la
droga usata in modo limitato e a dosi ridotte possa servire per la cura. Noi
affermiamo invece che non sia possibile vincere la droga con la droga. Dobbiamo
invece avvicinarci ai problemi dei tossicodipendenti, che sono sempre problemi
di valori, problemi umani, problemi di vuoto spirituale e di senso della vita,
per aiutarli a riprendere in mano con tutta la loro responsabilità il
destino della loro esistenza.
Terzo aspetto: c'è un'ambiguità di fondo che fa supporre
che la droga possa far bene, che non disturba l'insieme della personalità
e che in fondo il suo consumo possa diventare accettato con un uso cosiddetto
normale. Si pensa quindi che se la droga non fosse più penalizzata, le
cose diventerebbero più facili e che magari sia la proibizione stessa
a far crescere il fenomeno nella sua drammaticità. Ma se si depenalizza
la droga, se ne permette il consumo, se diventa una cosa in qualche modo accettata
cosa accade? I giovani e i bambini sarebbero ancora più abbandonati!
È invece necessario andare al fondo del problema riprenderli in mano,
ricondurli, orientarli affinché la loro libertà ferita possa essere
sanata e perché possano formarsi una coscienza in quanto essa è
sottoposta a tante pressioni anche dell'opinione pubblica . Bisogna aiutare
le persone perché possano avere una vera maturazione: cosa assai più
importante anche se assai più difficile. C'è alla base un problema
etico, antropologico, perché la gente ha bisogno di essere aiutata a
riscoprire le ragioni per vivere. Dobbiamo aiutare la famiglia affinché
possa trasmettere un messaggio forte, possa educare senza paura e possa guidare
con chiarezza. Questo è quello di cui abbiamo bisogno! Non si può
negare che depenalizzare o ammorbidire diventa una forma di accettazione implicita
che crescendo diventerà fonte non per far crescere l'umanità nella
dignità, ma fonte di distruzione delle persone. Dobbiamo invece avere
una cura più tenera più prossima, dobbiamo avere maggior dedizione
alle persone. Il problema antropologico è il centro di tutta la questione
per cui non è buona cosa che il problema della persona umana, dei giovani,
dei bambini diventi come accade in diversi parti del mondo problema di tipo
piuttosto politico, di partiti. Dobbiamo essere uniti nelle diverse società
per aiutare la gioventù e per non lasciare che cresca lo sconvolgente
fenomeno della droga. Tornando a uno dei principi, vediamo come di fronte alla
droga l'atteggiamento debba essere più integrale. Conoscendo tante istituzioni
che lavorano per la liberazione integrale dei tossicodipendenti si vede che
il bisogno è di aiutare a crescere una libertà ammalata e ferita
con un'azione molto più fondamentale di amore. Non si tratta di un problema
medico o psicologico, è un problema di un'educazione e di un atteggiamento
molto più integrale e in profondità che aiuti a riscattare la
persona e ad aiutarla a passare dalla disperazione alla speranza.