Occupazione
e disoccupazione
CON
I NOSTRI ABITI USATI, 150'000 POSTI DI LAVORO NEL GHANA
Uno studio commissionato da Texaid per valutare l'impatto in Africa dell'esportazione
di abiti usati partendo dalle critiche mosse a questa forma di riciclaggio che
per alcuni toglierebbe posti di lavoro nei paesi dove vengono esportati. Lo
studio effettuato nel Ghana e in Tunisia su un campionario di 3000 persone intervistate
ha dimostrato il contrario: questa attività crea moltissimi posti di
lavoro e favorisce l'economia locale. In Ghana si sono creati 150'000 posti
di lavoro grazie all'importazione di abiti usati, selezionati in Europa. In
Ticino questo lavoro di scelta viene effettuato a Giubiasco dai disoccupati
inseriti nel Programma Occupazionale Mercatino di Caritas Ticino. Proponiamo
alcuni stralci dell'opuscolo riassuntivo dello studio che, anche in italiano,
è disponibile gratuitamente presso Caritas Ticino 923'47'92 o cati@caritas-ticino.ch.
ABITI USATI, UNA MATERIA PRIMA
Gli indumenti raccolti in buone condizioni sono venduti come indumenti di seconda
mano in Svizzera e all'estero. Una parte degli indumenti raccolti viene destinata
agli enti assistenziali agli aiuti urgenti. I tessuti usati non più utilizzabili
vengono trasformati in stracci per pulire, tessuti da strappare, lan vecchia,
cartone o materiale isolante. Le fibre tessili possono essre riciclate più
volte; la tecnica di riciclaggio viene continuamente perfezionata. Gli indumenti
raccolti non sono rifiuti bensì una materia prima preziosa e un prodotto
commerciabile.
UNO STUDIO SCIENTIFICO CON I DIRETTI INTERESSATI
I critici delle esportazioni di indumenti usati argomentano che i paesi industrializzati
vogliono risolvere in primo luogo il problema dei rifiuti esportando gli indumenti
usati. La TEXAID SA, impresa per lo smistamento e il riciclaggio di tessili,
ha accolto le critiche ed ha incaricato l'Accademia svizzera dello sviluppo
(SAD) di studiare la situazione sul posto in base a due casistiche nel Ghana
e in Tunisia, due dei più importanti paesi importatori sul continente
africano. Lo studio su basi scientifiche è la base per giudicare la compatibilità
e l'accettazione sociale del commercio di indumenti usati nel Terzo Mondo.
LO STUDIO IN GHANA
Oltre all'agricoltura, nel Ghana non esiste un settore che offra lavoro a così
tante persone come quello degli indumenti usati. Qui non si tratta soltanto
del commercio di indumenti usati. Essi vengono lavati, stirati, riparati e imballati;
il cuoio delle scarpe viene rinfrescato. Nei mercati i sarti e le cucitrici
offrono i loro servizi. Non c'è praticamente un indumento che non venga
modificato.
I PRODUTTORI DI TESSUTI NUOVI
La maggior parte dei 240 intervistati dichiara che l'attività commerciale
non è pregiudicata dal mercato dei tessuti usati. I tessuti usati e gli
indumenti tradizionali sarebbero due mercati diversi. Per gli indumenti tradizionali
non esiste un mercato dell'usato. Molti cercano materiali e accessori per i
loro indumenti sul mercato dei tessuti usati. La maggior parte dei sarti afferma
di poter eseguire molte richieste di modifica di indumenti di seconda mano.
II 98 percento dei produttori interpellati è contrario a un divieto delle
importazioni di tessuti usati.
NOTE CONCLUSIVE
Ogni anno si producono in tutto il mondo 40 milioni di tonnellate di fibre tessili
naturali e chimiche. Ciò comporta un enorme dispendio di energie, pesticidi
e concimi nonché l'usura del suolo e delle acque. Raccogliere gli indumenti
usati non significa più soltanto "fare del bene", ma contribuisce
a gestire con parsimonia gli indumenti e i tessuti. Per la prima volta si sono
coinvolti in uno studio i diretti interessati dalla problematica. Nelle economie
nazionali studiate dalla SAD, gli indumenti usati svolgono attualmente una funzione
di straordinaria importanza. Il motivo principale della grande importanza degli
indumenti usati va ricercato nel basso potere d'acquisto di gran parte della
popolazione.
ABITI USATI, UNA MATERIA PRIMA
Gli indumenti raccolti in buone condizioni sono venduti come indumenti di seconda
mano in Svizzera e all'estero. Una parte degli indumenti raccolti viene destinata
dagli enti assistenziali agli aiuti urgenti. I tessuti usati non più
utilizzabili vengono trasformati in stracci per pulire, tessuti da strappare,
lana vecchia, cartone o materiale isolante. Le fibre tessili possono essere
riciclate più volte; la tecnica di riciclaggio viene continuamente perfezionata.
Gli indumenti raccolti non sono rifiuti, bensì una materia prima preziosa
e un prodotto commerciabile.
Fridolin Kissling, presidente di TEXAID TVAG, ospite di Caritas Insieme TV l'8
novembre 1997, partendo dallo studio elaborato dall'Accademia Svizzera dello
Sviluppo (SAD) risponde alle critiche sull'esportazione degli abiti usati selezionati
verso il Terzo Mondo.
Sono
critiche ideologiche. Non hanno mai domandato agli africani, a coloro che sono
parte in causa. Ed è la prima volta che si è organizzato uno studio
che domanda il parere dei consumatori, dei commercianti, delle sarte, e persino
dei produttori degli African Print cioè dei vestiti tradizionali. E questa
è la mia prima considerazione.
La seconda: si è costatato che la nostra attività nel terzo mondo
crea molti posti di lavoro. Nel Ghana almeno 150'000 posti. Questo è
un fatto molto importante per l'economia di quel paese dove la produzione: dei
vestiti nuovi occupa al massimo 12'000 persone ed è in diminuzione a
causa della razionalizzazione.
Terza considerazione: il 90% della popolazione dell' l'Africa a Sud del Sahara
sono più di 500 milioni ha meno di 2 Fr. al giorno per sopravvivere.
Cioè il 90% della popolazione ha bisogno di trovare una via d'uscita
da questa situazione. Con questa attività hanno un prodotto che è
meglio della produzione tessile proveniente dall'Asia e che ha una qualità
migliore del "nuovo". Il 90% della popolazione del Ghana compra abiti
usati. Questo è molto importante. Ma c'è dell'altro: se si sopprime
l'importazione dì questo materiale anche la produzione locale sarà
penalizzata perché il potere di acquisto diminuisce e non è più
possibile per molta gente comperare gli abiti tradizionali che portano durante
le feste, le celebrazioni e le occasioni speciali.
I commercianti sono soltanto una piccola percentuale 10% , ma sono piuttosto
le famiglie che comperano una balla di tessili che permette loro di vivere per
un anno lavorandola. Utilizzano i bottoni, utilizzano le cerniere, utilizzano
tutto e li trasformano in altri oggetti, fanno dei tappetini, delle coperte.
Si tratta veramente di un riciclaggio del tessile fino in fondo. I nostri ricercatori
non hanno trovato scarti perché viene utilizzato proprio tutto.