Da Libertà
di Piacenza dell'11 dicembre 1997
UNA MACINA AL COLLO DI CHI NON SI PENTE
Di Padre Lino Ciccone
"Non bisogna temere di esagerare pronunciando giudizi molto severi su questi delitti"
"Non li perdoneremo mai". Una sentenza senza appello quella pronunciata
dai genitori di Silvestro Delle Cave sui carnefici del loro bambino. Intanto
per le strade di molte città italiane, addobbate a festa per il Natale,
sono apparsi alcuni manifesti in cui si invoca la pena di morte per i pedofili.
Ne abbiamo parlato con Lino Ciccone, sacerdote docente di Teologia morale al
Collegio Alberoni di Piacenza.
"Porgi l'altra guancia", dice il Vangelo. Ma come si fa di fronte
ad un assassino come quello di Silvestro?
Come riuscire a interpretare alla lettera il Vangelo davanti ad un delitto così
efferato?
"Davanti a delitti come questo mancano le parole per esprimere adeguatamente
la condanna che meritano. Non c'è dunque da temere di esagerare pronunciando
giudizi estremamente severi su un tale delitto. Ma attenzione a non passare
dal delitto alla persona che lo ha commesso. Di quella persona conosciamo poco
o nulla, mentre per pronunciare un giudizio onesto su qualcuno dovremmo conoscere
tutto di lui. Prima ancora che perdonare, Gesù chiede perentoriamente
"non giudicate, non condannate", ed è un'esigenza di onestà
elementare non pronunciare giudizi e condanne quando si conoscono sì
e no quattro o cinque elementi su mille o centomila. Il giudizio sulla persona
va sempre lasciato al Giudice Dio, l'unico che conosce tutto di ognuno di noi.
E quale terribile condanna questo giudice si riserva di pronunciare se non ci
sarà vero pentimento, lo lasciano intravedere le parole di Gesù
che si applicano direttamente proprio ai pedofili. "Chi scandalizza anche
uno solo di questi piccoli sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo
una macina girata da un asino e fosse gettato negli abissi del mare".
Come deve porsi allora un credente di fronte a crimini di questo
tipo?
"Il cristiano deve guardare al delinquente con lo stesso sguardo
che ha Gesù, uno sguardo animato dal desiderio di vedere sorgere in quel
cuore un pentimento sincero per poterlo perdonare. Questo è l'atteggiamento
del cristiano. Naturalmente non mette in questione l'esercizio della giustizia
umana nei tribunali in un'ordinata convivenza sociale".
Quali strade si devono percorrere per contrastare la pedofilia e che cosa può
fare la Chiesa?
"Qui ci vuole il coraggio di denunciare le vere cause di questo e di altri
delitti a sfondo sessuale. Sul banco degli imputati finiscono allora, innanzitutto
quelli che hanno contribuito e contribuiscono a diffondere una libertà
sessuale irresponsabile, con una concezione di sessualità come nulla
più che una fonte di piacere da godere come ognuno preferisce. Non potendo
fare qui un discorso approfondito, mi limito ad un paragone. Un torrente impetuoso
in piena lasciato a sé stesso, finisce col seminare solo rovina e disastri,
devasta e uccide. Se invece lo si imbriglia in una condotta forzata che finisce
su una turbina, quel torrente diventa una fonte preziosa di energia che produce
luce, calore e mille benefici per tutti. La sessualità è un'energia
tra le più potenti nel cuore umano. Facile l'applicazione del paragone
senza bisogno di svilupparla. Davanti alle rovine di una sessualità sbrigliata
tutti si indignano e gridano vendetta. Ma guai a levare la voce, ad esempio,
contro la pornografia. La libertà sessuale sfrenata viene esaltata come
conquista di libertà e di civiltà. Da chiamare in causa, poi in
un orizzonte più vasto, è la concezione edonistica della vita
largamente diffusa. In un discorso ad un congresso laico dedicato a questo e
ad altri problemi connessi, Giovanni Paolo II, il 21 marzo scorso, disse: "La
visione edonistica della vita può giungere a distruggere la coscienza
morale, giustificando qualsiasi mezzo capace di procurare piacere". E ha
aggiunto: "in tale contesto come non vedere nella pornografia un costante
incitamento ad abusare dei propri simili?". È triste che la nostra
generazione, davanti a questa e ad altre tragiche conseguenze, a cui portano
certe scelte, si rifiuta di cambiarle".
Obbligatorio un riferimento all'AIDS ...
"Certo. La stessa cosa vale per l'AIDS che comincia a contare in milioni
le sue vittime. Non la Chiesa, ma la scienza afferma che se un virus così
fragile e poco contagioso ha potuto causare un'epidemia mondiale, la causa di
questo è la diffusione della promiscuità sessuale. Cioè
il diffuso costume di avere molti partner sessuali. L'epidemia, perciò
si può bloccare senza nuove scoperte mediche, basterebbe cambiare questo
stile libertario nel comportamento sessuale. Ma chi osa dirlo è subito
tacciato di moralismo e di sessuofobia. Cosa può fare la Chiesa davanti
alla pedofilia è già detto. E lo fa. Diffondere sempre più
efficacemente la verità sulla vita, sulla sessualità umana e sui
valori di cui è ricca".