Il
Papa sempre più vicino ai nuovi poveri
Parlando di "globalizzazione della solidarietà"
Di Marco Fantoni
Sia nel suo messaggio in occasione della Giornata mondiale dell'alimentazione
dello scorso ottobre, che in quello di Natale e della Giornata mondiale per
la pace d'inizio anno, il Santo Padre ha ancora una volta ribadito il richiamo
alla condizione dei poveri.
È in particolare nel messaggio natalizio con la nascita del Bambino di
Betlemme, avvenimento che da solo traduce la speranza dei cristiani, che emerge
la sua vicinanza alle condizioni di vita precarie di molti, troppi, esseri umani.
"(...) Quest'oggi più drammatiche ci appaiono le sofferenze di
gente in fuga sulle montagne della propria terra o in cerca di approdo sulle
coste di paesi vicini, per inseguire la pur tenue speranza di una vita meno
precaria e più sicura. Più angosciato è oggi il silenzio,
carico di tensioni, della moltitudine sempre crescente, dei nuovi poveri: uomini
e donne senza lavoro e senza casa, bambini e fanciulli offesi e profanati, adolescenti
arruolati nelle guerre degli adulti, giovani vittime della droga o attratti
da ingannevoli miti".
In queste poche righe, tolte appunto dal messaggio di Natale di Giovanni Paolo
II, è sintetizzata la realtà di vita di una grossa fascia di popolazione,
che purtroppo è sempre in crescita. Leggendo queste parole non ci è
difficile, infatti, vederci scorrere davanti le immagini proposte quotidianamente
dalle varie reti televisive: il problema del popolo curdo o di quello tibetano,
i massacri in Algeria, la fuga degli albanesi, la violazione dei diritti umani
in Cina oppure in qualche parte del mondo a noi non conosciuta. Lo sfruttamento
dei bambini sia nel lavoro sia nelle guerre e nel mercato del sesso, la trappola
della droga, miti come giganti dai piedi d'argilla e la disoccupazione. Quest'ultimo
tema, con quello della droga, è sicuramente quello più vicino
alla nostra realtà, (abbiamo la "fortuna" di non avere il mare
attorno) vissuto quotidianamente da famiglie del nostro paese e che mette in
non poche difficoltà tutti coloro che si trovano a lottarvi contro.
Sono argomenti che il Papa da sempre non nasconde, anzi li propone regolarmente,
quasi a non voler lasciare assopire le nostre coscienze, troppo spesso abituate
a dimenticare. Li ripropone sempre puntualizzando la strada da seguire per noi
cristiani. E quale migliore occasione se non il Natale, senza cadere nel buonismo,
per richiamare l'attenzione verso chi soffre? E allora, continua il successore
di Pietro: "Natale come giorno di fiducia per popoli a lungo divisi,
finalmente tornati ad incontrarsi ed a trattare. Sono prospettive spesso timide
e fragili, dialoghi lenti e faticosi, ma animati dalla speranza di giungere
finalmente ad accordi rispettosi dei diritti e dei doveri umani di tutti":
E sul rispetto dei diritti dell'uomo, il Papa è tornato alla carica per
la Giornata mondiale della pace. Parlando in modo particolare di "giustizia
e pace come valori insiti e patrimonio comune nel cuore di ogni persona",
ha richiamato "individui, famiglia, comunità, nazioni a vivere nella
giustizia e ad operare nella pace, senza che nessuno ne sia dispensato".
Non solo di protezione dei diritti umani ha parlato il Papa, ma anche della
loro promozione, partendo dagli aspetti che scaturiscono dalla nozione di dignità
umana che sta alla base di ogni diritto. "... la promozione dei diritti
umani: questa è frutto dell'amore per la persona come tale, giacché,
l'amore va oltre quanto è in grado di assicurare la semplice giustizia".
Il richiamo alla famiglia come "l'elemento naturale e fondamentale della
società" è pure sottolineato da Giovanni Paolo II, come
sforzo particolare di promozione. Anche nel caso della famiglia, argomento poco
trattato dai mezzi di comunicazione, ma tenuto al centro nella Chiesa, la realtà
ci propone una disgregazione crescente del nucleo famigliare con le tristi conseguenze
che toccano in primo luogo i membri stessi della famiglia ed in seguito la società
tutta. A livello di figli poi, la scuola potrebbe essere un indicativo termometro
di tali situazioni. Dunque anche e soprattutto in questo caso il Papa e tutti
noi cristiani abbiamo il dovere di lavorare in una promozione a favore della
famiglia.
Sempre nella sua riflessione, il Papa non tralascia di parlare di mutamenti
geo-politici, avvenuti negli ultimi anni, parlando di globalizzazione, il termine
sicuramente più diffuso attualmente, ma usato in questo caso per richiamare
ad una solidarietà globalizzata, in quanto anch'essa deve viaggiare di
pari passo, se non in misura superiore, alle globalizzazioni politiche ed economiche
in atto. E l'interrogativo che il Papa si pone è proprio quello di sottolineare
se questi mutamenti porteranno dei vantaggi per tutti. "Avranno finalmente
tutti la possibilità di godere della pace? Le relazioni tra gli Stati
saranno più eque, oppure le competizioni economiche e le rivalità
tra popoli e nazioni condurranno l'umanità verso una situazione di instabilità
ancora maggiore?" Consapevolizzando sempre in modo maggiore le grandi
organizzazioni internazionali a promuovere il senso di responsabilità
per il bene comune, richiama a tener sempre presente la persona umana "che
deve essere posta al centro di ogni progetto sociale" punto fondamentale,
per diventare "una vera famiglia di Nazioni".
Il richiamo alla solidarietà globalizzata, risulta in modo evidente,
nell'argomento del debito estero. Da tempo, infatti, il Pontefice chiede che
ci sia un annullamento a favore di quelle nazioni che con le proprie forze fanno
fatica. Il condono di questo pesante fardello, allieverebbe non poco il peso
di governi che devono chiudere diverse falle. Non si tratta qui comunque di
un condono generalizzato, ma attuato in base a precise garanzie degli stessi
governi, non da ultimo il rispetto della persona.
È impressionante come nelle prese di posizione del Papa, l'accento verso
il più debole sia sempre presente; le attenzioni verso gli esclusi non
fanno altro che confermare la testimonianza che questo Apostolo ha sempre dato
a tutti gli uomini. Ed a proposito del debito estero, emblematico è il
suo passaggio sempre nel messaggio d'inizio anno: "La questione del
debito fa parte di un problema più vasto: quello del persistere della
povertà, talvolta anche estrema, e dell'emergere di nuove disuguaglianze
che accompagnano il processo di globalizzazione. Se l'obiettivo è una
globalizzazione senza marginalizzazione, non si può più tollerare
un mondo in cui vivono fianco a fianco straricchi e miserabili, nullatenenti
privi persino dell'essenziale e gente che sciupa senza ritegno ciò di
cui altri hanno disperato bisogno. Simili contrasti sono un affronto alla dignità
della persona umana. Non mancano certo i mezzi adeguati per eliminare la miseria,
quali la promozione di consistenti investimenti sociali e produttivi da parte
di tutte le istanze economiche mondiali".
Parlando di investimenti sociali, poi, il Papa tocca un argomento che sempre
aleggia quando circolano soldi: la corruzione. Anche qui, il richiamo a tutti
quelli che in qualche modo hanno a che fare con il bene pubblico; da colui che
fa parte della più piccola commissione, al Presidente del governo. La
corruzione s'infiltra facilmente in ogni buco, come la storia insegna, ed a
subirne le conseguenze sono sempre i più deboli; in modo particolare
dove la corruzione va ad intaccare fondi destinati alla promozione sociale.
Corruzione che non tralascia neppure il potere giudiziario, come ha sottolineato
Giovanni Paolo II: "Quando poi la corruzione si infiltra nell'amministrazione
della giustizia, sono ancora i poveri a portarne più pesantemente le
conseguenze: ritardi, inefficienze, carenze strutturali, assenza di un'adeguata
difesa. Sovente a loro non resta altra via che subire il sopruso".
Emerge dal discorso del Papa come tutti siamo chiamati a sentirci responsabili
degli altri; innanzitutto i Capi di Stato e Responsabili delle Nazioni; poi,
in modo particolare gli insegnanti che hanno la responsabilità di trasmettere
alle nuove generazioni la formazione a valori morali e civili che portano al
senso del diritto e del dovere verso la comunità. "Educare alla
giustizia per educare alla pace: questo è uno dei vostri compiti primari".
Non tralascia un suo punto fisso, l'invito ai giovani a perseverare verso gli
ideali di giustizia e pace, invitandoli a respingere tentazioni a facili scorciatoie
o specchietti per allodole. "... abbiate invece il gusto di ciò
che è giusto e vero, anche quando attenersi a questa linea richiede sacrificio
ed impegna ad andare controcorrente. È in questo modo che dalla giustizia
di ciascuno nasce la pace per tutti".
Una riflessione che si distingue questa per come riesce a sollecitare tutte
le fasce della società alle responsabilità verso le nuove povertà.
Questo non solo in occasione di momenti particolari di un anno, ma regolarmente
all'interno della sua testimonianza evangelica totale quotidiana. Non può
essere questo che dà stimolo per noi cristiani, pure chiamati a diffondere
il messaggio di Cristo, tramite una vita quotidiana seguendo l'esempio proposto
dal Papa. Ed a proposito di vita quotidiana rispettosa della pace e della giustizia,
conclude con un richiamo "... alla vita semplice come condizione perché
l'equa condivisione dei frutti della creazione di Dio possa diventare realtà.
Chi vive nella miseria non può attendere oltre: ha bisogno ora ed ha
perciò diritto di ricevere subito il necessario".
Per questo il messaggio di speranza del Natale non resti racchiuso nelle nostre
"grotte" ma sia fatto uscire e diffuso giorno dopo giorno, a piccoli
passi, affinché ci rendiamo sempre più consapevoli della sua validità.