LA CHIESA E LE COMUNICAZIONI SOCIALI

Di Carmen Fioriti



Il Vaticano II, per indicare la stampa, il cinema, la radio-televisione e gli altri mezzi di comunicazione dalle stesse caratteristiche, ha preferito la terminologia "strumenti della comunicazione sociale" (Instrumenta communcationis sociali, riportata per 35 volte nel decreto conciliare Inter Mirifica). Questa terminologia, accolta discretamente dopo il Concilio anche dalla pubblicistica non cattolica, non rispetta del tutto il significato originale del termine; si parla infatti di "comunicazione sociale" confondendo il senso assoluto del termine, che prescinde dai mezzi con cui la comunicazione si compie, con il sinonimo sottinteso di "strumenti".

"Sociale" ha un senso specifico e non generico in quanto riferito ad "uno degli aspetti che caratterizzano la nostra epoca", cioè la socializzazione, "intesa come progressivo moltiplicarsi di rapporti di convivenza, con varie forme di vita e di attività associata, ed istituzionalizzazione giuridica" (cfr. Mater et Magistra, n.58 e Gaudium et spes, n. 25). Con questo riferimento, la comunicazione attuata mediante la stampa, il cinema, e la radio-televisione viene qualificata "sociale" secondo due aspetti. Primo: in quanto essi costituiscono fattori rilevantissimi di socializzazione tra le persone ed i gruppi in cui operano; secondo: in quanto il loro uso, sia nella quantità che nella qualità dei messaggi, dipende dal grado di socializzazione già raggiunto dai singoli e dai gruppi.


La religione cattolica non si esaurisce in pratiche di culto privato, ma investe l'uomo in tutta la sua vita interiore ed esteriore; polarizzandone interessi e comportamenti verso un fine personale e sociale ultraterreno, escatologico, ma non per questo estraniandolo dalla storia, bensì impegnandolo a realizzare lo sviluppo umano integrale voluto da Dio, creatore e redentore di tutto l'uomo e di tutto il suo universo. A questo scopo la Chiesa si riconosce la missione, primordiale e universale, essenziale ed irrinunciabile, di comunicare agli uomini il "messaggio della salvezza" non solo trasmettendolo loro nelle fonti scritte, ma anche mediante il suo magistero vivo.

Già da questa sua missione discende l'interesse vivissimo della Chiesa all'uso degli strumenti della comunicazione sociale in funzione di predicazione diretta, e specialmente all'uso di quelli, come la radio e la televisione, la cui idoneità predicatoria è particolarmente rilevante. (Pio XII nell'enciclica Miranda prorsus sul cinema e la televisione, n.6, 12 e 30, diceva: "La Chiesa si ritiene particolarmente interessata ad essi perché, per motivo che supera quelli di ogni altro, deve trasmettere un messaggio a tutti gli uomini, a qualsiasi nazione e tempo appartengano, è necessario che ricevano ed accolgano ... Noi stessi spesso approfittiamo di questi meravigliosi strumenti moderni, che facilitano l'unione di tutto il gregge con supremo pastore, sicché la nostra voce, superando senza difficoltà gli spazi della terra e del mare ... possa raggiungere le intelligenze degli uomini ...

La Chiesa dunque, essendo depositaria della dottrina della salvezza,... ha per sé il diritto inalienabile a comunicare quanto ... le è stato affidato. A tale sacro diritto deve corrispondere da parte dei poteri pubblici il dovere di renderle possibile l'accesso anche a questi strumenti"; cfr. Inter Mirifica, n. 3: "Fondata ... per portare la salvezza a tutti gli uomini, e posta perciò nell'urgente necessità di diffondere il Vangelo, la Chiesa cattolica ritiene suo dovere predicare loro l'annuncio della salvezza anche con questi strumenti. Spetta, dunque, alla Chiesa il diritto nativo di usare e possedere questi strumenti, in quanto necessari o utili ... alla sua globale opera salvifica delle anime". Basti ricordare che, dopo venti secoli di cristianesimo, proprio questi due strumenti hanno reso tecnicamente possibile l'esecuzione dell'ordine dato da Gesù Cristo agli apostoli ed ai loro successori: "Andate e predicate il Vangelo a tutte le genti sino agli estremi confini della terra" (At 1,8), dato che l'opera di evangelizzazione della Chiesa sino ad oggi ha potuto contare quasi soltanto sulla debole voce dei predicatori e sul lento passo dei missionari (paradossalmente hanno reso tecnicamente attuabile un altro comandamento di Cristo: "Quel che avete udito nelle orecchie, predicatelo sui tetti" (Mt 10, 27).