La pioggia
della provvidenza
A cura di Dante Balbo
Da Roma, come i frati medievali, 13 suore girano per le strade annunciando il
Regno di Dio. Due di loro in Ticino per una settimana, hanno raccontato la loro
storia a Caritas Insieme.
Le Apostole della Vita Interiore, un manipolo di 13 donne conacrate al Signore
e riconosciute come comunità dalla diocesi di Roma, sfidando le leggi
della sicurezza economica e sociale, si dedicano all'annuncio della Parola di
Dio e alla cura spirituale, vivendo di carità. Susan Pieper, la fondatrice
della comunità e Tiziana Mazzei, sua consorella, sono state ospiti di
Caritas Insieme TV il 7 marzo scorso, per un'intervista. La loro testimonianza
interpella, per la radicalità e la semplicità con cui affermano
la loro fede. Da questo servizio abbiamo tratto il breve stralcio che segue:
Tiziana: Quando avevo 17 anni, non pensavo nemmeno lontanamente di consacrare
la mia vita al Signore, avevo altri progetti per il mio futuro. Poi, incontrando
Susan, ho veramente iniziato un serio cammino di fede, pregando ogni giorno,
facendo mezz'ora di meditazione e attraverso la preghiera quotidiana ho riscoperto
tutti quei valori che già avevo ricevuto, perché vengo da una
famiglia molto cattolica. Però, in quel periodo, avevo avuto una reazione,
forse tipica del l'età adolescienziale, proprio perchè ero cresciuta
in quel clima così religioso: mi vergognavo soprattutto di fronte ai
miei coetanei di farmi vedere cattolica. Poi conoscendo Susan e iniziando un
cammino di preghiera ho vinto questa vergogna e ho iniziato un'adesione veramente
personale al Signore, riscoprendo appunto quello che però già
i miei genitori avevano seminato. lo, in realtà, sono stata fermata in
una chiesa, non per strada, come tanti altri giovani, ma nella Chiesa c'ero
entrata per sbaglio, nel senso che fuori pioveva a dirotto, non avevo l'ombrello
e sono andata a ripararmi. E lì Susan mi ha fermata, e da allora la mia
vita è cambiata e nonostante frequentassi un ragazzo e pensassi magari
anche a una vita in comune con lui, l'incontro con lei è stato così
forte e soprattutto il cammino di preghiera così potente che a un certo
punto mi ha messo decisamente in crisi. Allora ho capito che la mia strada non
era il matrimonio ma la consacrazione a Dio.
D: Ma
tutto questo, tu dicevi, cresce in una dimensione di preghiera
Susan: È questo, innanzitutto, che ti spinge a interessarti degli
altri, perché piano piano ti innamori di Gesù, quindi conseguentemente
ti innamori di tutto quello che lui è e tutto quello che lui ha fatto
anche qui sulla terra, cioè il suo apostolato. Perciò, il momento
più bello della nostra vita di comunità quotidiana, sono le 4
ore di preghiera cui siamo tenute.
D: Allora, per chi dice: vado a Messa quando mi sento, cosa vuol dire quattro
ore di preghiera al giorno?
Tiziana: Chiaramente per loro è uno choc, uno scandalo forse, perché
dicono: ma che bisogno c'è di pregare tutto questo tempo? Usualmente
è così perché non si comprende il valore della preghiera.
Generalmente la gente pensa che la preghiera serva per ottenere qualche cosa,
allora si va in Chiesa, quasi come con la nota della spesa per chiedere al Signore,
determinate grazie. Ma la preghiera non è innanzitutto orientata ad avere,
ma ad essere e, anzi, più noi preghiamo, più assomigliamo sempre
di più a Dio, più ci deifichiamo veramente. La preghiera comporta
un cambiamento nella nostra esistenza. Tante persone dicono: ma io non ho tempo
per pregare. Ma non è così, perché il Signore ci dà
24 ore al giorno. È come una persona che ci desse un miliardo e poi ci
chiedesse mille lire e noi rispondessimo no, io non ho quelle mille lire da
darti. "Ma come, ti ho dato un miliardo, non hai mille lire?" Ecco
noi facciamo questo con il Signore, perché appunto non abbiamo scoperto
la bellezza e il valore della preghiera. E, per scoprirlo bisogna iniziare a
pregare, altrimenti rimangono parole, rimane: ah, beata te che ci credi, beata
te che hai questo gusto, però io non ho questo desiderio e quindi sono
a posto così. Per quanto riguarda il fatto che tante persone dicano:
io vado a Messa soltanto quando me la sento, noi facciamo sempre dei riferimenti
pratici: tu non puoi andare al lavoro solo quando te la senti, per ottenere
alla fine del mese, uno stipendio. Qui è la stessa cosa; noi dobbiamo
capire che non possiamo fondare la nostra vita su quello che sentiamo, perché
il sentimento è fluttuante, oggi sentiamo in un modo, e domani in un
altro, ma dobbiamo fondare la nostra vita sui principi che sono inamovibili,
su delle verità, su delle certezze. Allora se tu hai capito che è
una cosa importante per te, per la tua vita, o la senti o non la senti, o ti
va o non ti va, la compi, altrimenti rischi di lasciare la tua vita in balia
delle onde e quindi di non essere realizzato. Quanti giovani non sanno più
a che cosa devono credere, ma siccome hanno dentro di loro il bisogno di certezze,
alla fine rischiano di aderire a sette religiose, oppure a gruppi che non hanno
veramente fondamento, non hanno alcuna verità da offrire, proprio perché
vanno in cerca di appigli e l'uomo non può vivere senza certezze.
Il dubbio può essere un metodo di indagine, ma non un credo.