Quattro anni fa una telefonata di Filippo Lombardi che ci proponeva di realizzare
una rubrica settimanale nello spazio informativo che sarebbe diventato di TeleTicino,
cambiava completamente il modo di comunicare di Caritas Ticino. Pochi mesi dopo,
la vigilia di Natale andava in onda la prima puntata di Caritas Insieme. Fra
qualche settimana andrà in onda la 200esima.
Un'esperienza
straordinaria per un organismo diocesano che lavora in campo sociale, che si
trova ogni settimana a dialogare con 16'000 telespettatori comunicando idee,
informazioni, preoccupazioni e interrogativi, "dando voce alla solidarietà
e a espressioni di vita ecclesiale". Una finestra televisiva che diventa
ogni giorno più importante per tutta l'attività di Caritas Ticino
che, per essere capita e sostenuta, ha bisogno prima di tutto di essere conosciuta.
In campo sociale non basta più operare bene, bisogna promuovere un'immagine
corretta dei lavoro che si fa e di ciò che muove a farlo. Per questo
ci siamo coinvolti sempre più nell'avventura di TeleTicino che è
diventata anche la nostra scommessa: con pochissimi mezzi a disposizione riuscire
a comunicare utilizzando il "media" più penetrante ed efficace
che la nostra epoca conosca. E ora la sfida sarà ancora più entusiasmante
perché fra qualche mese TeleTicino potrebbe diventare la prima (ed unica)
TV privata in Ticino con concessione svizzera. E' in corso la procedura di consultazione
per raggiungere questo nuovo importante traguardo che permetterà di abbandonare
la fase transfrontaliera delle 3 ore quotidiane sul canale TLC per entrare in
quella di un canale proprio che trasmette tutto il giorno su via cavo. A Filippo
Lombardi, direttore di TeleTicino, abbiamo chiesto alcune precisazioni per capire
meglio come si situi oggi questa esperienza televisiva "privata di utilità
pubblica", nel panorama mediatico ticinese.
LA PAROLA A FILIPPO LOMBARDI
D: TeleTicino sta per diventare la prima TV privata ticinese dopo una fase sperimentale
di 4 anni. Quale il ruolo che ha e che dovrà assumere nel panorama dell'informazione
ticinese?
R: Il ruolo di TeleTicino non dovrebbe cambiare con la concessione svizzera,
ma forse diventerà più semplice farlo capire a coloro sempre meno
numerosi, per fortuna che ancora la percepiscono come una sorta di UFO, un corpo
estraneo da isolare se non da estirpare. Invece TeleTicino ha già ampiamente
dimostrato pur disponendo solo di tre ore e mezzo al giorno sul canale di TIC
TeleCampione di essere a tutti gli effetti un mezzo di informazione ticinese,
privato ma di pubblica utilità, dinamico e giornalisticamente documentato,
politicamente indipendente ed equilibrato, che contribuisce attivamente al pluralismo
dei nostri media.
D:
In un territorio così piccolo come il Ticino il ruolo di TeleTicino è
da considerarsi come complementare e come concorrente agli altri media e in
particolare alla TSI?
R: Sicuramente complementare, visto che quello che facciamo noi non
lo fa nessun altro. Con i giornali che lo desiderano siamo sempre stati aperti
alla collaborazione, che comincia dal "fair play" nella cronaca locale
e nelle rispettive vicende editoriali, passando dagli inviti in trasmissione
fino alla coproduzione di programmi. Con la TSI la complementarità balza
all'occhio, tanto sono diversi i mezzi a disposizione. Per cui vi sono molti
compiti importanti e costosi che solo il mezzo pubblico può assumere,
mentre vi sono tanti piccoli argomenti locali che sarebbe troppo caro e giornalisticamente
ingiustificato coprire con una televisione nazionale, ma possono venir seguiti
con efficacia e bassi costi da una TV locale.
D: Il
mercato ticinese della pubblicità: TeleTicino è o diventerà
un pericoloso concorrente dei media ticinesi?
R: Il mercato pubblicitario "classico" in Ticino è alquanto
ricco: secondo una recente stima della Publicitas Ticino sono circa 250 milioni
l'anno, di cui 66 sulla stampa, 13 sulla televisione, 22 in affissione, e ben
145 in direct mailing e metodi "non classici". Di questa torta, dopo
quattro anni di attività, TeleTicino è giunto a rosicchiare un
milione e mezzo annuo (lo 0,6%!). Quand'anche questa cifra dovesse raddoppiare
in futuro e le nostre previsioni sono ben più modeste è evidente
che si tratta di briciole che non possono mettere in pericolo assolutamente
nessuno.
D: Aumento
di capitale, nuovi azionisti, nuovo Consiglio di Amministrazione. Il nuovo volto
del menagement di TeleTicino è l'espressione di aree politiche e economiche
particolari?
R: TeleTicino ha portato il proprio capitale da 1,1 a 3,3 milioni, onde
assicurarsi la necessaria solidità per intraprendere la "via svizzera"
e staccarsi da TLC. Ciò ha permesso di acquistare l'immobile che ci ospita
a Melide, di riscattare le infrastrutture ex TLC, e di pianificare i futuri
investimenti necessari. Gli effetti di questo aumento nell'azionariato sono
due: il primo è la riduzione del mio ruolo (da quasi due terzi a poco
più di un terzo, il che è più sano perché TeleTicino
non può svilupparsi come azienda "familiare"). Il secondo e
l'entrata di numerosi partner rappresentativi dell'intera realtà cantonale:
due banche (il Credit Suisse e la Banca dello Stato, la banca di tutti i ticinesi!),
la Cablecom che distribuisce il segnale via cavo, un grande magazzino popolare
(Innovazione), il Corriere del Ticino (agli altri editori le porte sono sempre
state aperte, ma sono liberi di non interessarsene) e infine Caritas Ticino,
che è da quattro anni nostro partner editoriale e che in TeleTicino rappresenta
la Diocesi per esplicito desiderio di mons. Vescovo.
Massima trasparenza e rappresentatività dunque, come conferma la composizione del Consiglio d'amministrazione, con otto persone di provata capacità e con tutte le competenze specifiche che ci servono: due manager interni (Mauro Pea ed il sottoscritto che funge da presidente), due banchieri per la componente finanziaria (come ce ne sono nei consigli di tutti i giornali, pensiamo ad esempio al GdP), due partner editoriali ("Corriere" e Caritas Ticino), un rappresentante della grande distribuzione (incidentalmente anche apprezzato esponente della comunità ebraica) e un tecnico, l'ingegner Michelotti già direttore delle Telecom PTT in Ticino e ora presidente di Cablecom. Nessuno di questi si occupa o si è mai occupato di politica in Ticino. Anche guardandoci con il microscopio, non vedo di quali particolari aree politiche o economiche qualcuno ha creduto di dover cianciare.
D: La
concessione svizzera implicherà anche un finanziamento pubblico per TeleTicino?
R: Non automaticamente. Le due questioni sono nettamente separate ed è
intellettualmente disonesto chi cerca di confonderle. La domanda di concessione
non parla di alcun finanziamento pubblico, e l'autorità federale in questa
fase è unicamente chiamata ad autorizzare la nostra diffusione. Se poi,
al termine del primo anno di esercizio "svizzero" (o di quelli successivi)
TeleTicino si trovasse in deficit, potrebbe chiedere all'Ufficio federale delle
Comunicazioni secondo la legge in vigore un contributo fino al massimo
del 25% dei propri costi, e beninteso solo fino a concorrenza del deficit. Toccherebbe
poi all'UFCOM valutare (non prima della primavera del 2000, dunque) se TeleTicino
adempie le condizioni per partecipare alla spartizione dei 3 milioni di franchi
che già ora vengono distribuiti fra le televisioni locali d'oltre San
Gottardo . Non v'è chi non veda dunque che si tratta anche qui di briciole,
che non toglierebbero un franco alla dotazione della SSR o della RTSI, e soprattutto
che il problema non riveste la minima attualità nella procedura di concessione
in corso. Tanto più che già nel '97 TeleTicino non ha fatto deficit
...
Altro discorso è quello di una diversa ripartizione del canone, lanciato alla garibaldina da Claudio Mesoniat nel famoso "Sassi Grossi" dello scorso novembre cui partecipavo con Generali, Blaser e Bignasca. Quello è un discorso di principio su ciò che il Governo ed il Parlamento potrebbero un giorno modificare nella legge e nella prassi in vigore a livello federale. Penso sia chiaro che simili cambiamenti giuridici e politici se mai arriveranno richiedono anni, e non si decidono certo né a Comano, né a Melide.
D: 4
anni fa lei proponeva a Caritas Ticino di collaborare con la produzione di un'emissione
settimanale; oggi Caritas Ticino fa parte dell'azionariato di TeleTicino. Come
valuta questa particolarissima collaborazione con una piccola organizzazione
umanitaria cattolica?
R: Èla prova migliore del pluralismo reale che TeleTicino garantisce,
e che si manifesta in tanti altri spazi offerti a tutte quelle voci locali che
comprensibilmente è difficile ospitare in una grossa struttura come la
TSI, che deve privilegiare il suo ruolo nazionale: associazioni, gruppi, movimenti,
sindacati, scuole, manifestazioni eccetera. Sono lieto che fin dall'inizio mons.
Vescovo abbia capito l'importanza di questa collaborazione. La partecipazione
azionaria di Caritas le permette ora di garantire anche a lunga scadenza questo
spazio informativo, che già si è diversificato con la ritrasmissione
quotidiana di TG 2000, e che si potrà ulteriormente arricchire con la
diffusione di altri programmi di Sat 2000.