LA RINASCITA DELLA DOMANDA RELIGIOSA
L'esperienza del direttore della Caritas parte asiatica della Russia

A cura di Marco Fantoni



Lo scorso mese di luglio abbiamo incontrato don Ubaldo Oriandelli, direttore di Caritas parte asiatica della Russia. Lo abbiamo intervistato per la nostra trasmissione televisiva Caritas Insieme, con don Roberto Verga, Parroco di Vedano Olona che ha già collaborato con Caritas Ticino per diverse iniziative a carattere sociale e culturale, con una particolare attenzione alla Chiesa dell'Est. Riportiamo di seguito l'interessante testimonianza sull'esperienza che don Ubaldo sta vivendo in Russia. Testimonianza che si allaccia all'articolo precedente in modo particolare per quanto riguarda la formazione di religiosi e laici nella Chiesa.

D: Abbiamo avuto modo di parlare e scrivere spesso sulla nostra rivista dei Paesi dell'Est. In questa occasione, lo spunto ci è dato da un incontro terminato all'inizio di luglio tra le Caritas locali russe ed i rappresentanti delle Caritas occidentali. Come tema questo incontro aveva il titolo: "La Chiesa per la salvezza dell'umanità, la diaconia nelle Amministrazione Apostoliche e Missioni sui iuris, tra Europa ed Asia". Don Ubaldo cos'è emerso da questo incontro tra due realtà diverse, ma all'interno della stessa Chiesa?
Don Ubaldo:
In primo luogo è stato molto importante lo scambio di esperienze sul lavoro che viene fatto adesso nell'Est e sull'esperienza del lavoro in Occidente. Quello che più è stato sottolineato è l'attività sociale della Chiesa che parte ed ha il suo cuore in Cristo, ha il suo cuore in tutta l'azione pastorale che la Chiesa cattolica svolge nell'Est.

D: Questo cuore viene poi tramutato nella realtà locale. Come sei arrivato in Siberia e quali esperienze hai tratto?
Don Ubaldo:
Nel 1991 mi hanno mandato (un missionario è sempre comunque mandato), in Siberia a Novosibirsk ed ho iniziato la mia attività assieme ad altri sacerdoti con cui vivo. Faccio parte della fraternità sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo e abbiamo questa forma di vita comune in una casa. Dopo un po' di tempo il Vescovo mi ha mandato in un villaggio a 300 km da Novosibirsk, distante una notte in treno. Mi aveva comunicato che c'erano alcuni deportati tedeschi cattolici che da tanti anni non avevano un servizio pastorale e liturgico per loro. Andando là ho conosciuto la realtà di queste persone, che Stalin nel 1941 deportò dal Volga in queste zone della Siberia dove la temperatura raggiunge anche meno 40 gradi. A quel tempo non c'era assolutamente niente, sono stati abbandonati nelle foreste e per sopravvivere hanno dovuto scavare delle buche sotto la neve, poi ricoprirle con i rami di cedri e con la stessa neve. Lì hanno svernato, l'inverno è molto lungo in Siberia e i morti sono stati milioni. Una vecchietta mi raccontava che suo marito era uscito per cercare qualche cosa da mangiare per i bambini che stavano morendo di fame, ma l'ha trovato solamente in primavera al momento del disgelo. I bambini le sono morti in braccio e non ha potuto fare niente. Mi diceva: "Non ho mai odiato chi mi ha posto in queste condizioni, perché comunque le condizioni della vita in cui uno è, rivelano sempre l'amore che Cristo ha per lui e per la sua umanità". Questo è stato l'inizio. Il giorno in cui sono arrivato era il Giovedì Santo e questa gente, che da tanti anni non riusciva a confessarsì, ha iniziato a venire da me, dalle cinque di mattina fino a mezzanotte per tre giorni di seguito. Non avevo il coraggio d'interrompere la fila delle persone che continuavano a venire, perché dicevano che erano 40 anni che non si confessavano, quindi per tre giorni di seguito ho confessato senza interruzione. Poi, la notte di Pasqua erano duecento le persone presenti a Messa in questo villaggio che è di seimila abitanti. Ci sono stati 40 battesimi di persone che si erano già preparate, erano una novantina quelle che volevano farlo, ma non erano ancora pronti. In seguito ho continuato a tornare in questo villaggio per un paio d'anni, finché ìl Vescovo non mi ha dato l'incarico dì direttore della Caritas per tutta la parte asiatica della Russia (un territorio che è grande come quasi tutta l'Africa) inoltre mi ha assegnato la parrocchia della città universitaria di Novosibirsk, il terzo o quarto più importante luogo scientifico in Russia.

D: Dunque un grosso impegno di fede e sociale. Don Roberto, hai avuto la possibilità di avere esperienze all'Est tramite la tua precedente Parrocchia, così hai incontrato don Ubaldo ed anche una realtà di Chiesa all'Est diversa dalla nostra. Dal tuo osservatorio che esperienza hai tratto?
Don Ubaldo:
II fattore più importante che questa esperìenza dell'incontro con la Chiesa dell'Est europeo, Bielorussia, Lituania, Russia, Siberia ha prodotto, è quello di essere stato provocato su un punto particolarissimo, quando ho incontrato per la prima volta Padre George Mazur che è attualmente Vescovo di Irkus nella Siberia orientale, già missionario in Africa, gli ho posto una domanda: "Per te è più difficile qui in Bielorussía oppure è stato più difficile il tuo apostolato missionario in Africa?" La risposta immediata è stata: "Qui in Bielorussia, qui è veramente difficile, perché in Africa il senso religioso è ancora vivo, mentre in Bielorussía, settant'anni di ateismo sistematico hanno come tentato in qualche modo di annullare e per tanti aspetti ci sono riusciti, la domanda religiosa". Tuttavia la grande eredità spirituale che tutto l'Est europeo offre alla Chiesa occidentale è la grande eredità del martirio. Don Ubaldo ha parlato di milioni di morti in Siberia e comunque nell'Est europeo; vescovi, religiose e religiosi, padri di famiglia, madri di famiglia, giovani. Ebbene questo grande patrimonio della vita della Chiesa, della Gerusalemme celeste non possiamo dimenticarlo, dobbiamo accoglierlo perché è come il granello che sotto la terra marcisce e darà grande frutto. Frutto non solo per la rinascita della Chiesa nell'Est europeo, ma frutto anche per una rinascita della nostra Chiesa occidentale che per alcuni aspetti sta subendo la forte pressione del secolarismo.

D: Ateismo, comunismo, crescita della nostra Chiesa. Don Ubaldo, la Chiesa in Russia è rimasta soffocata, adesso come può rinascere all'interno, anche con pastori che provengono dal mondo occidentale?
Don Ubaldo:
La prima condizione per una rinascita è la testimonianza che una persona può dare e l'altro può incontrare. La testimonianza appunto dell'unità della Chiesa, dell'esperienza che uno fa assieme ai fratelli e a Cristo, in una compagnia che si propone a delle persone, a un mondo che è caratterizzato, non da ciò che lo fa, ma da ciò che lo distrugge e siamo in un punto dove per la Russia la cosa più importante è l'esperienza del monachesimo che c'è stato in Europa. I punti fermi che in Russia continueranno e che saranno di riferimento per la ripresa religiosa, sarà non dico il monastero in sé, ma quello che è contenuto nell'esperienza monacale.

D: Il Papa fa spesso riferimento alla Chiesa dell'Est come un potenziale molto grande tra la propria gente. C'è anche il rapporto con la Chiesa ortodossa, don Ubaldo, come è vissuto ora questo rapporto?
R:
Attualmente a Novosibirsk abbiamo un rapporto molto buono con la gerarchia della Chiesa ortodossa e anche con persone che non se ne intendono di teologia ma che sono interessati a quella che è semplicemente un'esperienza di fede. Perché l'uomo che cerca la felicità, l'amore, la giustizia, la verità è comunque uguale dappertutto. Quindi dove incontra una risposta a questi suoi desideri profondi, o dove incontra qualcuno che gli fa riscoprire il senso della vita quell'uomo rinasce, quell'uomo è disposto ad un'apertura con chiunque vede ed incontra.
Don Roberto: Queste espressioni di cui dice don Ubaldo, hanno una valenza esistenziale tremenda a Novosibirsk, perché sono pochissimi i sacerdoti, sono pochissime le suore, quindi quando don Ubaldo dice: "l'incontro dell'uomo siberiano con la Chiesa" pensa al suo volto, al volto dei vari sacerdoti e laici, al volto di pochi altri. Quando il 30 maggio sono stato a Novosibirsk per l'ordinazione episcopale di padre George, dove ho incontrato don Ubaldo, ho avuto un fremito pensando: "se io fossi qui, non potrei dire genericamente, l'uomo siberiano incontra Cristo risorto mediante la Chiesa, ma dire: la Chiesa sono io in questo momento." Allora per noi cristiani dell'Europa occidentale, l'incontro con la Chiesa dell'Est ha la valenza dell'incontro con l'origine, con la Chiesa di Gerusalemme. Mi sono chiesto come avranno fatto gli apostoli usciti da Gerusalemme ad annunciare la fede? Che cosa ha voluto dire impiantare, fare la Chiesa, se non partecipare la loro stessa umanità così come era, cambiata dall'incontro con Cristo. Ed è per questo che io sento come una grazia spettacolare l'incontro per noi Chiese più antiche dell'Occidente, ritengo essere una grazia grande l'incontro con loro, con la Chiesa dell'Est in generale.

D: Queste persone che cercano, ritrovano anche attraverso le opere della Caritas un loro spazio. Qual è l'attuale ruolo della Caritas che tu don Ubaldo dirigi?
Don Ubaldo:
Siamo all'inizio, anche se sono sette anni che la Caritas opera su questo vasto territorio, avendo, in diversi luoghi, volontari che aiutano invalidi, disabili, anziani, disadattati, senza tetto. In questo momento la Caritas e le persone che operano in essa hanno bisogno soprattutto di un aiuto alla formazione. Vi faccio un esempio. Nel 1991 facevo la fila, (in Russia quando c'è una fila, vuol dire che in quel negozio c'è qualche cosa) non so cosa però mi metto in fila perché ci sarà qualcosa da comprare. Stavano vendendo il latte, ero in fila da due ore quando quello davanti a me ha comprato l'ultima bottiglia di latte. Non dìco due ore per modo di dire, due ore concrete a meno trenta gradi. Non avendo potuto comprare il latte quel giorno non abbiamo mangiato. Questa era la situazione del 1991, oggi, nel 1998 i negozi sono aperti 24 ore su 24 e si trova di tutto, non ci sono più file, la situazione si evolve in fretta e le leggi di conseguenza. Per cui c'è bisogno di persone che dentro tutta questa evoluzione sappiano muoversi, sappiano far fronte a tutti questi cambiamenti, anche legislativi. Quindi necessitano avvocati, persone che abbiano un'esperienza manageriale, esperti nelle costruzioni: perché, esiste una chiesa da costruire materialmente, con ì mattoni. Molti edifici sono stati distrutti, altri trasformati. Anche quelli che vengono restituiti, come ad esempio la chiesa di Vladivostok che era stata trasformata in un'enorme biblioteca con gettate di cemento all'interno che si sono dovute smantellate. O ancora bisogna riregistrare la Diocesi e le parrocchie: la Caritas diocesana e tutte le Caritas locali vanno riregistrate perché possano operare sul territorio. È dunque essenziale la consulenza di un avvocato che aiuti questo facendo si che le leggi combacino con quella che è la vita della Chiesa, perché la Caritas non è solo un'azione umanitaria o filantropica ma è l'amore di Cristo che si esprime nell'incontro con la persona che ha bisogno di Cristo.

D: Mi pare peraltro che la prima emergenza che don Ubaldo ha dovuto affrontare è stata proprio l'emergenza dei bambini, mettendo in atto quella bellissima espressione evangelica "lasciate che i bambini vengano a me". Cosa ha voluto dire concretamente questa accoglienza dei bambini?
Don Ubaldo:
Ha voluto dire costruire un orfanotrofio, dove i bambini possono vivere in un modo più umano. Bisogna dire che fino al 1998 gli orfanotrofi a Novosibirsk erano tre, una città con due milioni di abitanti. Ora ne abbiamo diciotto! Questo evidenzia lo sfascio della famiglia. Abbiamo due bambine il cui padre ha ucciso sotto i loro occhi la madre. Abbiamo bambini con traumi incredibili. Per me è stato un miracolo' vedere come l'ambiente che abbiamo costruito favorisca il miglioramento. Abbiamo cercato di fare un edificio bello e di offrire delle buone condizioni, non abbiamo fatto camerate, ma stanze per due bambini con il loro bagno ed una piccola cucina dove possono vivere come se fossero in un appartamentino. Questo ha fatto si che i bambini rifiorissero in poco tempo, tanto che l'amministrazione si è meravigliata e dà degli aiuti per il mantenimento di questi bambini. Un grosso aiuto dato dall'amministrazione di Novosibirsk è il pagamento dei riscaldamento che è una delle spese maggiori in una situazione come quella siberiana.

D: Dunque da una parte le esigenze importanti di educare, dall'altra quella dell'aiuto concreto, in questo caso l'orfanotrofio. Si ha quasi sempre bisogno all'inizio di un sostegno dall'estero. In questo caso voi avete ricevuto, questi aiuti però a volte possono essere anche travisati, possono essere intravisti come "merce di scambio". Noi abbiamo bisogno anche di un'educazione all'aiuto. Don Ubaldo, mi sembra che da parte vostra ci sia una direzione positiva in questo senso.
Don Ubaldo:
Stiamo costruendo un orfanotrofio di tre edifici, ne abbiamo finito uno e stiamo cercando di ultimare gli altri due e cerchiamo fondi per questo. Ma quello che è importante non è che uno dia dei soldi, ma che capisca che nel dare, lui è educato ad essere cosciente che dipende da un Altro. Faccio un esempio, un volontario che aiuta una persona, dando il suo tempo capisce che il tempo gli è stato dato. Quindi io aiutando un altro capisco che dipendo da Crìsto, dipendo dal Creatore. Nel dare vengo educato, è questo il punto principale. San Paolo dice: "Se date, date con gioia e posso dare con gioia è proprio sono educato, e nel dare io cresco. Se invece do qualche cosa perché ho un abito in più, che invece di buttare nella spazzatura butto in Siberia, questo non mi aiuta, o perlomeno, aiuta molto meno". Quello che è importante
e diventare consapevoli di ciò che io ho ricevuto da Dio: la mia vita e tutto ciò che possiedo.

D: Don Roberto, da queste esperienze sembra nasca qualcosa di provocatorio anche verso la Chiesa occidentale. Possiamo dire qualcosa sull'esperienza che molti hanno già fatto o che comunque noi come Chiesa occidentale possiamo assorbire da tutto quanto si trova all'Est?
Don Ubaldo:
La Chiesa occidentale incontra la Chiesa dell'Est su alcuni bisogni; la salute dei bambini, il problema edilizio, bisogna ricostruire le chiese, bisogna ricostruire le case parrocchiali, le prime scuole, i primi ambulatori. Queste sono le circostanze che ci permettono di incontrare. Ma l'incontro avviene con l'uomo. L'incontro avviene con la grande domanda, anche sui bambini. Il bisogno più grande dei bambini di Novosibirsk o dei bambini di Minsk è lo stesso bisogno dei bambini di Lugano, cioè il bisogno del senso della vita e questo senso della vita lo incontrano mediante dei volti, delle fraternità, delle comunità cristiane: mediante un popolo che rinasce. Da questo punto di vista io faccio appello alle nostre Chiese, anche parrocchiali, locali, dìocesane perché aiutino, perché ìnvestano energie e persone, possibilità finanziarie là dove è possibile perché la Chiesa nell'Est europeo costituisce oggi l'unica vera speranza per la rinascita di queste popolazioni. Dopo 70 anni in cui il partito era tutto, dove l'intelligenza, per altro brillante, di queste popolazione è stata negata, da quelle iniziative di razionalità che ogni regime inevitabilmente porta con se. Personalmente, sento la grande responsabilità di vivere una comunione intensa con chi si incontra lungo il cammino che la provvidenza pone davanti a ciascuno di noi, tenendo presente che è molto quello che riceviamo: la testimonianza del martirio, la grande provocazione di ritornare al metodo dell'annuncio così come era all'origine della storia della Chiesa. Andando nell'Est europeo siamo costretti a fermarci per un istante e domandarci che cosa significa annunciare Cristo oggi e questa domanda immediatamente ci mette in difficoltà. Questo perché abbiamo forse un'incrostazione, delle sovrastrutture che in qualche misura hanno indebolito la freschezza della testimonianza, ritorniamo a quello che don Ubaldo in maniera così commovente ci ha testimoniato raccontandoci i primi episodi del suo ministero.