SAN
GIROLAMO EMILIANI
Patrono universale degli orfani
Di Patrizia Solari
Tra i sei e i diciassette anni ho abitato a Bellinzona e il giardino di casa nostra
confinava con il cortile del Collegio Francesco Soave. Ricordo i ragazzi che giocavano
a pallone, il fischietto dei "prefettini" che segnalava la fine della
ricreazione e qualche incursione per rubare le ciliegie nel nostro giardino ...
Mio padre aveva frequentato lo stesso collegio e così "padri somaschi"
era una locuzione familiare alle mie orecchie. Ma ho dovuto diventare "curiosa
di santi", per imbattermi con attenzione (passati trent'anni!) nella storia
di san Girolamo Emiliani, il fondatore dei Somaschi.
"Sovveniva il povero e, cosa dilettevole a vedersi, sempre se ne stava allegro".
Veniva descritto così Gerolamo Emiliani dai suoi contemporanei. "Era
un nobile patrizio veneziano vissuto nel XVI secolo che, abbandonati titoli e
proprietà, insieme ad alcuni amici cominciò ad occuparsi dei diseredati
dell'Italia del Nord sconvolta dalla fame e dalla peste." 1)
Girolamo nacque a Venezia nel 1486, da una nobilissima famiglia "da sempre
inserita negli affari di governo, che ha sempre onorato e servito la Repubblica
attraverso il gran numero di `Prelati e Senatori' che l'hanno resa famosa".
Era l'ultimo di quattro figli e seguì fedelmente il corso che gli era destinato,
diventando giovane servitore al Gran Consiglio, alla Reggenza della fortezza di
Castelnuovo di Quero. "Non ebbe un'infanzia facile, poiché rimase
orfano di padre quando aveva dieci anni e fu costretto ad accollarsi le ereditate
incombenze del commercio laniero: fu l'occasione per affinare le innate doti dì
abile organizzatore, di intelligente uomo d'affari."
Ma dovette anche impegnarsi al servizio del Doge e il suo biografo racconta che
"non seppe evitare quei disordini comuni alla gente d'armi" che trasformano
l'esercito "in un disonesto e pessimo latrocinio, peggio, in una sentina
d'ogni immoralità."
Finché il 27 agosto 1511 "combatte sugli spalti della fortezza di
Castelnuovo di Quero (...) a capo di un manipolo di suoi compagni decisi a vender
cara la pelle contro i soldatì alleati dell'imparatore tedesco Massimiliano
d'Asburgo, capo della Lega di Cambrai, in guerra contro la Serenissima. (...)
È una battaglia impari: i soldati del castellano Emiliani (...) sono in
numero troppo inferiore rispetto agli agguerriti nemici (...). Il tramonto vede
tre soli superstiti. E, alla fine, un solo prigioniero, Girolamo, per il cui rilascio
la taglia richiesta è troppo esosa e la sua famiglia, benché nobile
e facoltosa, non può permettersi di pagarla. Il governo della Repubblica,
dal canto suo, spera in una futura rivincita e nella conseguente liberazione del
prigioniero." Così Girolamo viene tenuto prigioniero nei sotterranei
del suo castello "chiuse le caviglie in pesanti ceppi ed il collo incatenato
a una ponderosa palla di marmo (...) prostrato e solo", lui che era "di
costituzione forte e nervosa, alle volte pronto all'ira:" È in quel
momento che gli torna alla mente la Madonna Grande di Treviso e i miracoli che
aveva fatto a cavalieri e uomini d'armi. Si affida così all'aiuto della
Madonna, della quale aveva sentito parlare da bambino, quando la mamma gli insegnava
a pregare. Si legge in un manoscritto del 1531: "(...) con umile cuore si
raccomanda a Lei, promettendo di visitare questo luogo miracoloso, venendo scalzo,
in camicia, e di far celebrare messa." E in uno dei libri conservati nel
santuario trevigiano per attestare i miracoli operati dalla Vergine, si legge
ancora oggi che Girolamo si presentò la mattina del 28 settembre 1511 ai
Canonici che officiavano il santuario, raccontando di essere stato liberato dalla
Madonna la sera precedente: "Et lui proprio contò questo stupendo
miracolo."
Girolamo cominciò allora a curarsi dei poveri con grande sollecitudine.
"I veneziani erano rimasti colpiti dal cambiamento del loro illustre concittadino.
Un cambiamento non repentino, ma che, nel tempo, mostrava di essere segno di qualcosa
d'altro che era intervenuto nella sua vita. Aveva avuto incontri che confermavano
il bene ricevuto nel giorno decisivo della sua liberazione. E si affidava a quegli
uomini che erano il segno tangibile di quel bene da cui era stato visitato. (...)
Nel 1527 conosce Gaetano da Thiene 2), che aveva fondato a Venezia, sette anni
prima, l'Ospedale degli Incurabili e la Confraternita del Divino Amore. Sta con
lui e lo segue nei luoghi da lui frequentati." E diventa anche amico del
futuro Papa Paolo IV.
LE PRIME OPERE
Durante la carestia del 1528, insieme ad alcuni amici, Girolamo decide di costruire
l'ospedale ospizio "Bersaglio" (dal nome del terreno sul quale sorge),
per accogliere i bisognosi di assistenza che l'Ospedale degli incurabili non riesce
a contenere. "Girolamo è circondato da un gran numero di bambini orfani
che lo seguono ovunque e che lui accoglie anche a casa sua. Il loro numero aumenta
e i parenti di Girolamo sono alla fine infastiditi da quel rumoroso viavai di
ragazzini (...) che Gerolamo decide di trasferire nel quartiere di San Basilio,
dove in una casa presa in affitto allestisce un laboratorio per "batter la
lana", in cui i bambini imparano un mestiere dignitoso per guadagnarsi da
vivere." E siccome i ragazzini aumentano sempre più, affitta un'altra
casa nel quartiere San Rocco. "Alcuni maestri artigiani insegnano ai fanciulli
a costruire brocche, a confezionare berrette, a rifinire panno e altro ancora.
Girolamo, che da poco aveva di fatto abbandonato tutti gli impegni che lo legavano
ancora alla conduzione degli affari pubblici e di famiglia, per dedicare tutto
il suo tempo all'assistenza dei suoi piccoli amici, mette in atto anche con loro
le sue singolari capacità organizzative e manageriali istituendo il commercio
dei manufatti."
Nel 1532 iniziò un
viaggio "che lo porterà in varie città del territorio della
Repubblica e anche fuori di esso", chiamato da vari vescovi: Verona, Brescia,
Bergamo, dove fonda altre case per gli orfani, aiutato anche da nobili, magistrati,
mercanti, medici. "Attentissimo ai diversi temperamenti e alle diverse
personalità dei bambini, ne rispetta le caratteristiche, facendoli, a
seconda dei casi, studiare o lavorare." A Bergamo è "protagonista
di quei primi miracoli che lo faranno diventare leggendario quando è
ancora in vita: quattro pani donati da uno sconosciuto sono moltiplicati e sfamano
abbondantemente le ventotto bocche degli orfani della casa di San Leonardo (...).
E un'altra volta (...) la Divina Provvidenza apparecchia miracolosamente la
mensa." A Bergamo poi, Girolamo, con l'aiuto del Vescovo, fonda una casa
per le prostitute convertite. "Sarà la terza fondazione bergamasca.
Ad opera di un uomo semplice, che rimarrà nello stato laicale per tutta
la vita."
A Milano Girolamo arriva tra il 1533 e il 1534 e così lo descrive Alessandro
Manzoni, ex alunno somasco, nelle sue "Osservazioni sulla morale cattolica".
"Girolamo Miani andava in cerca d'orfani pezzenti e sbandati per nutrirli
e per disciplinarli con quella premura che metterebbe un ambizioso a diventare
educatore del figlio d'un re ..." Il duca Francesco II Sforza gli offre
ospitalità a corte, ma Girolamo preferirà alloggiare in una modestissima
casa vicino alla chiesa del Santo Sepolcro. II duca di Milano (...) gli mette
a disposizione due case dipendenti dall'Ospedale di San Martino, una per gli
orfani e l'altra per le orfane." Da qui il nome di "martinitt",
dato agli orfani, che viene usato ancora oggi. "Numerosi gentiluomini,
affascinati da quest'uomo, elargiranno generosamente aiuti economici per sostentare
i "suoi'bambini abbandonati." E Francesco Sforza, con una lettera
indirizzata a vescovi, prelati, ecclesiastici e autorità civili del ducato,
li esorterà ad assecondare attivamente le opere che Girolamo intende
intraprendere.
LA COMPAGNIA DEI SERVI DEI POVERI A SOMASCA
Nel 1534 nasce la Compagnia dei servi dei poveri. "Girolamo scelse un piccolo
villaggio al confine tra la Repubblica veneta e il Ducato di Milano per istitutire
la dimora di tutta l'opera. II nome di questo minuscolo paese è Somasca,
oggi in provincia di Lecco. E Somaschi vengono comunemente chiamati i chierici
della Congregazione, riconosciuta dalla Chiesa nel 1568. A Somasca Girolamo
sceglie come casa un castello diroccato, che si trova su un altipiano alle spalle
del paese. Lo ristruttura, vi ricava delle austere stanzette, restaura una malridotta
cappella dedicata a sant'Ambrogio." Narra ancora il biografo: "Era
uno spettacolo mirabile (...) vedere un gentiluomo veneziano, in abito rustico,
in compagnia di molti mendichi (...) e gentiluomini nobilissimi (...) andare
per le campagne a zappare, taglìar migli e compiere simili lavori, sempre
cantando salmi e inni al Signore." Ma il 4 febbraio 1537 Girolamo è
colpito dalla peste che di nuovo si era diffusa nel Bergamasco. Viene ricoverato
in una stanzetta di Somasca, circondato dai suoi piccoli amici orfani. "Accarezza
loro il capo. Non vogliono che se ne vada. "In Cielo vi sarò più
utile di quanto non lo sia ora i terra' ripete loro. Muore nella notte tra il
7 e I'8 febbraio, dopo aver esortato i suoi amici `ad amarsi l'un l'altro e
ad aver cura dei poveri." E ad accudire gli orfani, di cui sarà
dichiarato patrono universale da Papa Pio XI, nel marzo del 1928."
1) Tutte le citazioni sono tratte dal mensile 30GIORNI nella Chiesa e nel mondo"
n. 5, maggio 1998, Ed. Trenta giorni Roma
2) cfr. nel numero 4/1998 di "Caritas Insieme"; luglio agosto, a pag.
47, il beato Boccardo e la Congregazione da lui fondata