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AI PO: un errore di prospettiva
Di Roby Noris
L'ufficio cantonale del lavoro ha deciso di ridurre i posti di lavoro per inserire
disoccupati generici del programma occupazionale Mercatino di Caritas Ticino
da 150 a 114 posti.
La disoccupazione diminuisce? Solo in minima parte e solo in erti settori, eppure
con un espediente che ha dell'incredibile, si sta facendo passare l'idea che
ce la stiamo lasciando alle spalle: i disoccupati che finiscono il "periodo
quadro" di due anni e non hanno più diritto alle indennità
di disoccupazione con una bacchetta magica sono cancellati dalla statistica,
non sono più "disoccupati" ma si chiamano ormai "cercatori
di impiego". Quindi ad esempio i 1500 disoccupati in assistenza in Ticino
non sono più considerati "disoccupati" ma "cercatori d'oro",
pardon di "lavoro" che sembra essere tutta un'altra cosa. E nella
nuova categoria di "cercatori di impiego" si considerano tutti coloro,
migliaia di persone, che fanno corsi di riqualifica o che sono inseriti nei
programmi occupazionali. Bisognava pensarci prima. Bastava dividere in due gruppi
i disoccupati fin dall'inizio dell'esplosione del fenomeno e così forse
non ce ne saremmo neppure accorti. E in fondo perché non inventare anche
qualche altra categoria per nascondere una realtà scomoda, i "cercatori
di impiego con qualche speranza" e i "cercatori di lavoro senza speranza",
gli "assistiti senza occupazione" e gli assistiti con occupazione
parziale e salario insufficiente" ecc. ecc. Forse solo in questo clima
"fantasioso" si può spiegare l'errore madornale che Confederazione
e Cantoni stanno facendo sul fronte della lotta alla disoccupazione snaturando
e riducendo ciò che di buono c'era nello strumentario per muoversi in
questo periodo di ristrutturazione economica e trovare nuovi modelli che escludessero
meno persone possibile dal mercato del lavoro. Ed ecco che da una parte Berna
deteriora in senso assistenziale misure come i programmi occupazionali che per
dieci anni hanno potuto essere usati, evidentemente da chi voleva farlo, come
misure propositive e promozionali per rimettere nel mercato del lavoro anche
i disoccupati "difficili". E finalmente chiede tagli facendo finta
di credere in veri risparmi a lungo termine che invece si tradurranno solo in
un'impennata dei costi sociali e sanitari. Come se cambiar cassa fosse una differenza
sostanziale. E i Cantoni in ossequio ai dettami del "padrone" la disoccupazione
è pagata in buona parte dalla Confederazione hanno cominciato a tagliuzzare
qua e la' con eccessi di zelo difficili da capire, probabilmente perché
non frequentiamo i corridoi di palazzo. Forse si volevano correggere gli sprechi
e bloccare gli abusì? Sprechi e forse anche abusi ce ne sono stati con
i programmi occupazionali, come in ogni settore della protezione sociale che
paga ogni nuova conquista con una nuova possibilità di cattivo uso o
di sfruttamento della nuova misura sociale. Ma la soluzione non è certo
smantellare, ma piuttosto aumentare l'efficienza e il rigore, e dove è
necessario affinare i sistemi di controllo. Accanto a programmi occupazionali
che sono stati per anni degli inutili costosi parcheggi per disoccupati, ve
ne sono altri che hanno aiutato migliaia di persone senza lavoro a reinserirsi
nel mercato del lavoro in modo definitivo. Inutile buttare tutto. II nostro
programma occupazionale "Mercatino" da dieci anni aiuta i disoccupati
più difficili, senza formazione, a ritrovare lavoro anche quando le probabilità
di successo sono poche, anche quando il disoccupato ha superato i cinquant'anni
o ha problemi diversi. Centinaia di persone passate in questa struttura hanno
oggi un lavoro stabile e sono autosufficienti. II PO di Caritas Ticino ha oggi
4 sedi con attività a carattere artigianale ma soprattutto industriale
che non fanno concorrenza al mercato privato, sviluppate su due piste: l'orticoltura
e il riciclaggio di elettronica, frigo, tessili e mobili. 150 posti di lavoro,
più di un milione di ricavi dalle attività che riducono i sussidì
della confederazione necessari per gestire il PO. Ebbene dopo dieci anni di
impegno e di collaborazione con l'ufficio cantonale del lavoro per sviluppare
modelli e strutture adeguate all'obiettivo del reiserimento dei disoccupati
generici, arriva la mazzata sotto forma di taglio nel numero di posti per disoccupati
concessi. Da 150 posti quest'anno per il 1999 si deve ridurre tutto a 114 posti,
attività, struttura e costi. Ciò che sconcerta è che la
metà delle persone disoccupate che i nostri servizi di Caritas Ticino
incontrano superano le cinquecento unità dice che non gli è mai
stato proposto un programma occupazionale. Allora perché diminuire? Allora
perché sprecare risorse disponibili già collaudate, quando a migliaia
di disoccupati non si è in grado di offrire quasi nulla? Stiamo studiando,
evidentemente, varie soluzioni per poter utilizzare ancora a pieno ritmo l'infrastruttura
e il "Know-how" acquisito ìn questi dieci anni, chissà,
forse in futuro per quelli che non si possono più chiamare disoccupati
ma solo "cercatori d'impiego".