L'esercito
svizzero dei poveri
Di Mimi Lepori*
Dal Giornale del Popolo del 12 novembre 1998
La categoria dei working poor, nasce attorno agli anni 80 negli USA, e non indica
una omogeneità di lavoratori, bensì accoglie dei sottogruppi:
chi ha un basso salario o
che vive una precarietà professionale dovuta a assenza di contratto collettivo,
assunzioni di lavoro a termine o da indipendente. Questi "lavoratori poveri"
sono un esercito di gente che ogni anno aumenta, anche nella nostra Svizzera,
e che hanno la "colpa" di occupare principalmente il settore dei servizi.
Cosa fare per permettere
che il lavoro torni a scacciare la povertà? Diminuire il costo della
vita, promuovere alleggerimenti fiscali, abbassare i premi delle casse malati,
dotarsi di appartamenti ad affitto moderato, promuovere una formazione professionale
per tutti, donne incluse, iscrivere nella costituzione svizzera il diritto a
un reddito minimo garantito. Proposte emerse dallo studio elaborato dalla Caritas
Svizzera sui "working poor" che suonano come un déjà
vu in diversi programmi di partito a fine anni 80 e in parte un dejà
realizzato. Eppure questa nuova categoria di poveri, che si situa tra le maglie
della politica del lavoro e la politica sociale mette in causa il modello di
sicurezza svizzero. e bussa alla porta. Si pensava che ormai le "mille"
leggi sociali e di protezione dei lavoratori fossero riuscite a comprendere
tutti e invece i working poor, presenti purtroppo già da diversi anni
anche nella posta società, emergono e chiedono di esser considerati come
una categoria di poveri legittimati a ricevere risposte, non solo attraverso
il privato sociale ma anche in politiche mirate e puntuali. La creatività
di tutti deve essere grande perché questa categoria di nuovi poveri emerge
in un momento dove la riorganizzazione dello stato sociale non permette nuove
prestazioni. Comunque, affrettiamoci a trovare risposte perché questo
esercito potrebbe iniziare una marcia su Berna.
* Consono