La disoccupazione di lunga durata sotto la lente dell'OCST

Di Giovanni Pellegri



Il sindacato OCST, per il quinto anno consecutivo, ha analizzato la situazione occupazionale delle persone che sono rimaste in disoccupazione fino alla fine del termine quadro e che quindi hanno esaurito il diritto alle indennità durante il ’98. Dove finiscono queste persone che escono dalle statistiche ufficiali della disoccupazione? Quali mezzi utilizzano per vivere? Che cosa gli è stato offerto durante il periodo di disoccupazione? Sono alcune domande alle quali il sindacato ha tentato di rispondere, svolgendo un’inchiesta presso le persone iscritte alla cassa disoccupazione OCST.


La categoria dei generici particolarmente colpita.

Dai dati emerge che circa un terzo dei disoccupati finisce il termine quadro senza aver trovato una soluzione alternativa alle indennità di disoccupazione. Lo studio rivela che il fenomeno della disoccupazione di lunga durata colpisce tutte le fasce di età, anche se si osserva uno spostamento verso le età più avanzate. Tra i disoccupati di lunga durata il 46% non possiede un titolo di studio adeguato (scuole elementari o scuola media come ultima scolarizzazione), evidenziando che la disoccupazione di lunga durata colpisce sempre più le persone con scarsa formazione. Per quanto riguarda la divisione per gruppi professionali, il 59% appartiene ai gruppi dell’industria, del settore alberghiero, dell’edilizia e del tessile, tutte categorie con molti disoccupati generici.


Finite le indennità, come provvedono i disoccupati al proprio sostentamento finanziario?

Il 47% ritrova lavoro dopo la chiusura del termine quadro, anche se l’occupazione si rivela spesso non corrispondente a quanto cercato. Tra i disoccupati di lunga durata che hanno ritrovato lavoro risulta, infatti, che il 54% è insoddisfatto della nuova occupazione e quasi un terzo è costretto a mantenere una situazione precaria (contratti temporanei, attività ausiliarie, su chiamata ...). Infine la maggioranza (60%) deve accontentarsi di un salario inferiore a quello percepito in precedenza.
Per quanto concerne invece coloro che non hanno ritrovato lavoro, la fonte principale di sostentamento sono l’aiuto del partner (40%), i propri risparmi (21%), le misure cantonali di crisi (21%), l’assistenza pubblica (19%) e l’assicurazione invalidità (16%). La voce "Nuove indennità di disoccupazione" che era il primo mezzo di sostentamento nel ’97, è passata nel ’98 al penultimo posto. Fatto facilmente prevedibile in seguito al cambiamento della nuova legge disoccupazione che richiede, per usufruire nuovamente delle indennità, un periodo di lavoro di 12 mesi durante i due anni precedenti alla riapertura del termine quadro (in precedenza bastavano sei mesi e i programmi occupazionali erano riconosciuti come periodo lavorativo). Di fatto questo cambiamento ha comportato uno spostamento delle persone verso altre casse: la somma delle voci "assistenza + invalidità" è più che raddoppiata nel ’98, quella "aiuto del partner" è quasi triplicata. Il numero di coloro che dopo aver esaurito le indennità di disoccupazione non riescono trovare un’occupazione si sta quindi consolidando attorno al 40% dei disoccupati di lunga durata.


Programmi occupazionali e corsi: al 52% dei disoccupati di lunga durata non è stato offerta nulla.

Alla domanda "Durante il periodo di disoccupazione di quali provvedimenti preventivi (programma occupazionale o corsi) ha usufruito?" Il 52% dei disoccupati di lunga durata ha riposto: "Nulla!" Questo dato è molto sorprendente se si considera che durante il 1998 molti posti all’interno dei programmi occupazionali sono rimasti vuoti, sebbene finanziati dalla Confederazione.
Vale la pena sottolineare anche un ultimo dato: solo una parte di coloro che terminano il diritto alle indennità finisce in assistenza. Gli altri si arrangiano, alcuni con mezzi propri, altri probabilmente lavorando in nero, come emerso dalle ultime recenti stime: si calcola che in Ticino il lavoro nero incida nella misura di 1,2 miliardi su un prodotto interno lordo cantonale di 16 miliardi di franchi. Infine tra gli scomparsi dalle statistiche vi sono anche coloro che hanno sfruttato l’assicurazione disoccupazione per un certo periodo, anche se in verità non stavano cercando realmente un lavoro.
L’OCST riafferma l’importanza dell’analisi dei dati reali sulla disoccupazione, per contribuire a trasformare la disoccupazione di lunga durata in una zona meno grigia, e per stimolare lo sviluppo di misure efficaci di lotta a questo fenomeno che nonostante le recenti buone notizie sul fronte della disoccupazione, continua ad essere un dramma per molte persone e per le loro famiglie.